Economia / Politica

Bce, nella prossima riunione forse l’ultimo aumento dei tassi

07
Giugno 2023
Di Giampiero Cinelli

La percezione generale è che per i banchieri centrali non sia ancora abbastanza. Nelle prossime riunioni di politica monetaria, quella a Washington della Fed il 13-14 giugno e quella a Francoforte della Bce il 15 giugno, non è escluso che si proceda, probabilmente all’ultimo, e contenuto, rialzo dei tassi. Sia Jerome Powell che Christine Lagarde vogliono andarci cauti, perché l’inflazione ha cominciato a scendere, ma da poco, e in modo molto più evidente negli Stati Uniti che nella zona euro. Il costo del denaro attualmente è tra il 5 e il 5,25% per la Federal Reserve e al 3,75% per la Bce.

Il dato americano di maggio dice che l’aumento dei prezzi è sotto il 5%, ai minimi dal 2021. Ma l’indice Pce, quello che in America rappresenta i prezzi dei consumi personali, misura un +0,8 ad aprile, in aumento rispetto a marzo, e rimane stabile la componente Core, ossia depurata dai beni con prezzi più volatili come cibo, energia e tabacco.

Sembra comunque un quadro più rassicurante rispetto a quello dell’eurozona, dove l’inflazione di maggio nelle stime preliminari dovrebbe segnare un calo rispetto ad aprile, ma con un 6,1%, senza contare “il carrello” ancora al 12,5%. A far sperare in Europa è la diminuzione dei costi energetici, giù dell’1,7% a maggio. L’energia sembra in effetti essere proprio l’elemento che sta tenendo alti i prezzi generali e una sua discesa apre la strada alla fine delle strette da parte di Christine Lagarde.

A casa di Powell invece stanno incidendo anche i redditi, che crescono, e pesa meno l’energia a differenza del Vecchio Continente. Va detto però che nell’area euro l’energia non è più ai massimi e nelle scorse settimane gli analisti hanno cominciato a parlare di “inflazione da profitti”, anziché da costi. Ma, soprattutto, sembra molto poco incisiva una politica anti-inflattiva che si basi sul raffreddamento dell’economia e degli investimenti privati, lì dove invece ce ne sarebbe molto bisogno, quando appunto si è visto che in Europa il problema non sono certo gli stipendi troppo alti (men che meno in Italia) e una crescente domanda di beni.

La presidente della Banca Centrale Europea però continua sulla linea della fermezza. Partecipando l’altro ieri ad un dialogo con la Commissione sui problemi economici e monetari, ha auspicato il raggiungimento di un accordo per la riforma del Patto di Stabilità entro la fine del 2023, affermando che, sebbene alcuni Stati membri non siano d’accordo con la proposta della Commissione europea, è importante che l’intesa ci sia quanto prima in modo da fornire un quadro chiaro per i bilanci del 2024. Dichiarando poi che le decisioni della Bce garantiranno che i tassi ufficiali siano impostati a livelli sufficientemente restrittivi per raggiungere un ritorno tempestivo dell’inflazione al target di medio termine del 2% e che rimarranno a tali livelli per tutto il tempo necessario.