Economia

Appalti pubblici, verso la nuova direttiva UE: il 13% di PIL che può fare la differenza

19
Settembre 2025
Di Domenico Casalino

(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto de Il Riformista)
Gli appalti pubblici valgono il 12,4% del PIL italiano (il 14% del Pil dei Paesi Ue e il 13% del Pil dei Paesi Ocse) e incidono profondamente sulla vita di cittadini e Imprese. Al 2025 Global public procurement forum dell’Ocse del 1 e 2 luglio a Parigi si è aperto un confronto sul Public procurement tra vecchie e nuove sfide. Sono gli argomenti che animano i lavori preparatori delle nuove direttive Ue sugli appalti, attese per il 2027 e che porteranno nel 2028 all’emanazione del quarto codice degli appalti italiano. La conferenza Ocse verteva su: Il 13% di Pil da valorizzare. Nel nutrito confronto di esperienze, politiche e prassi, un lungimirante intervento del deputato còrso Laurent Marcangeli, ministro della Funzione pubblica francese, ha evidenziato come l’attitudine europea all’iper-regolazione abbia creato grandi difficoltà ad enti e imprese: il codice degli appalti francese conta ben 2.280 pagine, con gli allegati. 

Le crisi geopolitiche, tra conflitti e dazi, con le conseguenti criticità negli approvvigionamenti, le emergenze come la pandemia, la transizione ecologica e quella digitale sono i grandi temi che oggi muovono le profonde istanze nazionali che animano il dibattito sulle nuove direttive Ue. La Francia ha istituito una Commissione parlamentare d’inchiesta sugli acquisti pubblici per analizzarne la ricaduta sull’economa nazionale. L’8 luglio, dopo 4 mesi di lavoro, ha presentato al Senato un rapporto con 67 raccomandazioni per le direttive. L’estrema sintesi dei relatori Dany Wattebeld e Simon Uzenat è stata che “gli appalti pubblici sono un aereo in cui manca il pilota”, con cui si evidenzia come la mancanza di strategie e la grande frammentazione degli appalti pubblici francesi abbiano profondamente minato la sovranità tecnologica e digitale francese. Il rapporto punta il dito sui software delle Gafam (le big tech USA) che hanno causato una duplice profonda riduzione: di sovranità digitale e di ingenti risorse all’industria nazionale. Il Regno Unito ha varato il Procurement Act del 2023 che focalizza i Vendor Concern, ovvero tutti i soggetti della Supply Chain che per il Public Sector acquirente possono rappresentare un rischio di continuità operativa o anche reputazionale, prevedendo apposite misure di gestione e monitoraggio; inoltre, ha istituito la National Security Unit for Procurement con il compito di monitorare l’intera Supply Chain al fine di tutelare la sicurezza nazionale. La Svezia ha ridisegnato le proprie strategie di approvvigionamento alla luce di emergenze, conflitti e crisi della Supply Chain globale: dal Just In Time al Just In Case. L’Ucraina ha realizzato la piattaforma Prozorro (trasparenza) per aggregare tutti i bandi di tutti gli enti nazionali, rendendoli immediatamente e completamente accessibili e navigabili, anche in ragione del perdurare del conflitto in corso. L’Italia ha una buona posizione circa l’aggregazione degli acquisti pubblici grazie al Programma di razionalizzazione degli approvvigionamenti pubblici varato dal Ministero del Tesoro nel 2000 e affidato a Consip, a cui si sono aggiunte Centrali regionali d’acquisto e altre Centrali di committenza. Misure lungimiranti che hanno condotto al governo delle strategie della gran parte degli approvvigionamenti pubblici in capo a una quindicina di enti, tra cui Consip che nel 2024 ha gestito acquisti per oltre 28 miliardi di euro attraverso 811mila contratti tra 240mila imprese e 14mila amministrazioni. Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, responsabile del Governo in materia di appalti, ha tenuto specifiche consultazioni per il correttivo al codice degli appalti e ne tiene conto in vista delle nuove direttive Ue. La Commissione europea emanerà nel 2027 le nuove direttive appalti dopo una consultazione pubblica molto partecipata, tenendo conto delle raccomandazioni delle Commissioni del Parlamento europeo presentate il 3 e il 18 luglio, focalizzandosi su temi quali l’industria nazionale e Ue, l’emergency procurement, la pandemia, le crisi energetiche e le crisi geopolitiche, l’Innovation Procurement e il PMI Fast Track. In conclusione, essendo consolidate in Italia le politiche di razionalizzazione degli approvvigionamenti pubblici, di trasparenza e digitalizzazione, si possono avviare la definizione di politiche industriali che usino la leva strategica degli acquisti pubblici, la semplificazione normativa, specialmente per le Pmi, la razionalizzazione, velocizzazione e semplificazione delle gare di servizi e forniture adottando il modello delle Soa (vigilate da Anac) per l’attestazione dei requisiti di partecipazione (best practice venticinquennale per gli appalti di lavori che tutela le Imprese italiane) come previsto dal codice degli appalti, migliorando risparmio e trasparenza degli affidamenti. E quest’ultima è la fast track che darà i migliori risultati alle stazioni appaltanti, alle imprese e ai cittadini che otterranno prima i migliori progetti e servizi appaltati.

*Senior Advisor Public Procurement, Adjunct Faculty Member Luiss Business School