Cultura

Nessuno si salva da solo, neanche Biancaneve

24
Luglio 2023
Di Flavia Iannilli

L’attenzione di una persona di fronte ad uno schermo è basata sulle 3 “S”: Soldi, Sesso e Sangue e poste tutt’altro che in un ordine casuale. Quindi per attirare i riflettori per pochi secondi, quelli concessi dal popolo sovrano, basterebbe incentrare una storia, un format, una serie, un film facendo una succosa pietanza con questi tre ingredienti; preferibilmente in maniera originale. Ma lo specchio delle brame non ha confini. Non è la prima volta che alcuni professionisti si fanno prendere da una smania irrefrenabile di stravolgere il passato, soprattutto quel passato che riguarda l’infanzia. A somigliare tanto ad una calamita per chi non vuole passare inosservato sono le fiabe. Dedicata ai più piccoli ma con all’interno una morale rivolta a tutte l’età la fiaba ha una valenza e una soglia di attenzione differente perché propensa a spingere l’inconscio dell’immaginazione. Anche se per la maggior parte sono tutti già usati è bene tenere a mente che i sogni detengono una soggettività ed una personalità unica.

A creare tanto rumore questa settimana, buttando la Disney nell’ennesima bufera, è stata la notizia dell’arrivo della nuova “Biancaneve” che silura non solo il principe azzurro ma anche i sette nani. Rachel Zegler che interpreterà la protagonista della “nuova favola” ha dichiarato che la fiaba “Doveva essere modernizzata”.

L’utilizzo del verbo “Dovere” fa sorgere delle domande spontanee: perché? Per chi? A che pro? Nonostante non sia stata firmata nessuna petizione globale per l’abbattimento sia del principe sia dei sette nani, entrambi parte integrante della storia, sembra che il politically correct non tenga minimamente conto di chi sia affezionato al più che tipico “lieto fine da favola” con cavallo bianco annesso.

Lo stesso politically correct che prima spalanca le porte alla cancel culture e dopo alla cherry picking. Fenomeno preoccupante, l’ultimo, non tanto per la rigorosa selezione di news ma più per il fatto che la cernita nasca dalla forza delle proprie convinzioni. Un fattore che di primo acchito non sembra associabile ad un aspetto nocivo, ma lo diventa se tali convinzioni trovano terreno fertile in un mondo chiuso a riccio.

Lo stesso mondo che ha una disponibilità di contenuti immensa ma senza la curiosità intellettuale adeguata di poter assorbire la mole di informazioni a disposizione. Una pigrizia cerebrale che, in questo caso, colpisce anche l’intelletto creativo. Per molti sembra che il fenomeno si sia abbattuto su Greta Grewig, maestra dell’attualizzazione dei grandi classici del passato e regista della “nuova Biancaneve” priva dei sette nani.

È legittimo chiedere che le capacità fantasiose di qualsiasi professionista non vadano ad intaccare mostri sacri dell’infanzia di diverse generazioni? C’è chi si chiede se si tratti di carenza di immaginazione o di brama rispetto ad un posizionamento coatto. Ma in entrambi i casi il nodo rimane invariato.

Non si può affermare che mettere le mani su un capolavoro della Disney sia facile, ancor meno riuscire ad avere lo stesso successo di Hook – Capitan Uncino. Il cast d’eccezione certamente aiutó l’impresa, ma la formula di continuità con il Peter Pan che tutti conoscevano risultó vincente. L’intuizione di Steven Spielberg sia di mettere da parte la figura di Wendy, trattandola con cura e devozione, sia di riproporre le peculiarità di personaggi come campanellino (interpretata da una splendida Julia Roberts) accontentó gli appassionati dell’isola che non c’è.

Ma la vera preoccupazione degli affezionati è dirottata verso cartoni animati o scene degli stessi che ad oggi potrebbero risultare offensive o crudeli.

Basti pensare a Frollo, l’antagonista de “Il Gobbo di Notre Dame”, la crudeltà del personaggio si riconosce realmente solo una volta diventati adulti. Eppure sono 27 anni che la canzone di Frollo, incentrata contro Esmeralda, occupa gli schermi dei più piccoli. Per quanto incutesse timore la morale del cartone non sarebbe stata così forte se ci fosse stato un cattivo o più moderato o inesistente. Stesso discorso per Crudelia Demon, ad oggi si potrebbe arrivare anche a discutere sulla scelta del nome della cattivissima de “La carica dei 101”.

Proseguendo su questa scia alcuni fan sono preoccupati per un possibile grido alla schiavizzazione di Abu e Jago, piuttosto che per una futura sparizione del principe di Cenerentola e con lui è allerta rossa per Filippo, il principe de “La Bella Addormentata”. Alcuni si chiedono se si arriverà ad una censura definitiva della morte di Mufasa.

La vera domanda è se sia sempre necessario ricevere l’aiuto di qualcuno. Nel caso specifico si può affermare che anche le eroine al femminile non avrebbero fatto molto senza un Mushu, un Sebastian, un Meeko o Flit. E così si potrebbe andare avanti all’infinito senza fare distinzione di genere partendo da un Pegaso coadiuvato da un Filottete, passando per un Little John e un’iconica Lady Cocca, fino a Slinky-Dog e Mr. Potato.

Sarà che questa “nuova Biancaneve” sa tanto di convinzione di trasportare il passato in un eterno presente, rischiando di affiancarsi ad un’incapacità di creare qualcosa di nuovo.

Rimane il fatto che la fiaba sia sintomo di ispirazione ed emozione, ma se è vero che nella vita si nasce e si muore da soli è altrettanto vero che nessuno si salva da solo, neanche Biancaneve.

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