Cultura

La democrazia nell’era algoritmica: cosa ci insegna “L’Uomo Quantistico”

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Dicembre 2025
Di Adriano Metz

Nel suo nuovo libro, L’Uomo Quantistico, Derrick de Kerckhove propone una lettura sorprendentemente anche geopolitica della crisi contemporanea: l’Occidente sta perdendo il proprio primato perché sta perdendo il proprio “sistema operativo culturale”, l’alfabeto fonetico, cioè la struttura mentale che aveva reso possibile democrazia, diritto, razionalità e individuo.
Secondo l’autore, con l’affermarsi del codice digitale, si è aperta una frattura tra istituzioni alfabetiche – lente, sequenziali, basate sul documento – e cittadini che vivono ormai in un ambiente algoritmico – veloce, immersivo, polarizzante. Questa disritmia rende le democrazie vulnerabili, mentre regimi come Cina e Russia, più centralizzati e “nativamente” adattati alla logica digitale, avanzano nella competizione globale.

L’autore dice che comprendere l’era quantistica non è più un esercizio teorico, ma una necessità storica. Derrick de Kerckhove ci avverte che stiamo entrando in una fase in cui la distinzione tra fisico e digitale, tra umano e artificiale, tra locale e globale si dissolve a favore di un mondo fatto di connessioni, relazioni e interdipendenze simultanee. È un cambio di paradigma radicale, paragonabile all’invenzione della scrittura o della stampa, e che richiede nuove categorie cognitive, nuovi strumenti politici e una nuova alfabetizzazione del pensiero.

Il suo allarme condiviso su Media Duemila è chiaro: non dobbiamo commettere l’errore di arrivare impreparati all’era quantistica, come è accaduto con l’avvento improvviso delle IA generative e di ChatGPT. L’Occidente ha reagito tardi, con istituzioni lente, lasciando che la tecnologia corresse senza guida, mentre la società veniva travolta dall’impatto culturale, educativo, economico e identitario dell’intelligenza artificiale. Se questo è accaduto in un passaggio “solo digitale”, l’impatto dell’era quantistica – ancora più profonda, ancora più totalizzante – potrebbe essere molto più dirompente.
Nel libro, de Kerckhove parla di competizione globale non solo sulle risorse materiali, ma sui sistemi cognitivi. L’alfabeto fonetico, fondamento dell’Occidente, è messo in crisi dal codice digitale, mentre potenze come Cina e Russia – e, sempre più, le grandi aziende tecnologiche – avanzano in un ecosistema informativo dove velocità, controllo dei dati e manipolazione algoritmica diventano strumenti di potere. La “guerra” non riguarda più territori, ma menti; non frontiere fisiche, ma l’infosfera; non eserciti, ma piattaforme.

Capire l’era quantistica, allora, significa dotarsi degli strumenti per restare sovrani del proprio futuro: come individui, come società, come democrazie. De Kerckhove ci invita a non ripetere gli errori del passato e a prepararci adesso, prima che l’accelerazione del cambiamento ci travolga ancora una volta.
La sua proposta è radicale ma ottimista: bisogna ripensare la democrazia nell’era dell’IA, immaginando una “cittadinanza digitale estesa” capace di integrare competenze umane e capacità algoritmiche senza essere dominata da esse.
In sintesi, L’Uomo Quantistico è un libro che interpreta l’attuale squilibrio globale non come un semplice conflitto tra Stati, ma come una guerra tra sistemi cognitivi. Una chiave di lettura originale, lucida e indispensabile per capire perché l’Occidente è in crisi e quali strumenti può ancora sviluppare per ritrovare equilibrio e potere nel mondo digitale.

L’Uomo Quantistico di Derrick de Kerckhove, Rai Libri, 995 pagine, 22 euro