Cultura

I baci effimeri di Tvboy

16
Aprile 2023
Di Marco Cossu

Questa settimana si è celebrata la giornata mondiale del bacio. Noi vogliamo ricordarla oggi, perché è sempre il tempo dei baci. Abbiamo incontrato l’artista di strada siciliano Tvboy famoso per avere proposto nelle sue opere numerosi baci. Si tratta di baci paradossali tra personalità legate al potere, opere immediate che arrivano dirette alla persona che le osserva sui muri di un palazzo. A differenza di tanti baci della storia dell’arte, l’arte di Tvboy è fatta di unioni effimere, fugaci, destinate a consumarsi ed essere distrutte nel giro di poche ore. Ma non per questo, i baci, per quanto brevi o reali che siano, sono destinati ad essere dimenticati.   

Perchè i baci?

Ho iniziato la serie dei baci perché il bacio per me è una metafora, del dialogo e dell’incontro. Trovare delle posizioni d’incontro in una società in cui – anche nella comunicazione social – ognuno si schiera nella sua posizione. La gente non dialoga più e non trova punti d’incontro. Mi sembrava carina questa metafora.    

L’arte ci ha abituato a baci lunghissimi: quello di Hayez va avanti da 164 anni, quello di Klimt da oltre un secolo, il bacio tra Amore e Psiche di Canova dura da 230 anni. I tuoi sono destinati alla distruzione e vengono spazzati via nel giro di poche ore. 

Il bacio nella storia dell’arte è stato sempre presente, arte contemporanea compresa. Penso ai baci di Oliviero Toscani, al bacio dei poliziotti di Banksy, al bacio del muro di Berlino che è diventato un’icona e che è spesso citato. Il fatto che i miei baci siano effimeri è interessante, nel senso che mi rendo sempre più conto che la street art è sempre più una sorta di performance. Tu fai la tua opera, la lasci in un luogo però poi possono succedere mille cose. Qualcuno si offende, la staccano, la tolgono, la censurano. Il fatto che il bacio sia effimero gli dà ancora più valore e forza. Poi i media e le foto documentano in qualche modo questo bacio fugace.     

Il tuo bacio meglio riuscito

Il mio bacio meglio riuscito, quello che ha per me un valore simbolico molto forte, è quello tra Messi e Ronaldo che ho fatto a Barcellona. È stato quello il primo della serie dei baci, una serie che ho chiamato “L’amore è cieco”, un bacio tra rivali. È stato quello che mi ha portato a fare a Roma nel 2018 il bacio tra il Papa e Trump in vista del loro incontro. Poi, quello che è passato alla storia tra Salvini e Di Maio.    

Matteo Salvini e Giorgia Meloni tenevano in mano dei pugnali. Berlusconi li guarda alla finestra. Il dettaglio è sempre la chiave di volta per capire la realtà? 

È molto importante il dettaglio. Nell’opera di Salvini e Meloni, Berlusconi è un po’ il contrappunto. C’è sempre bisogno di un elemento che spiazza e che fa cambiare il senso della composizione. Per me è molto importante che mentre si baciano abbiano i coltelli. È il gioco del paradosso e degli opposti. L’opera ha diversi punti di lettura, il significato dell’opera lo dà lo spettatore, è quindi aperta a molteplici interpretazioni.  

Perchè hai scelto la strada come galleria? 

Mi sembrava il luogo più democratico per lanciare il mio messaggio. Le persone hanno sempre più paura di entrare nelle gallerie. C’è questa moda dei white cube, luoghi asettici. Invece la strada è viva, è piena di storia, i muri hanno già una loro identità e raccontano a loro volta delle storie. Io cerco sempre i muri abbandonati, dove la street art può nobilitare la superficie. Nella strada nessuno è escluso. Il mio è un linguaggio figurativo che tutti possono comprendere. La strada è attraversata da tutti, tutti ceti sociali, gente con vari livelli d’istruzione e cultura. È quindi il luogo più aperto che esiste, il luogo dove mi sento più a mio agio.    

Il tuo bacio preferito dell’arte. Che non sia tuo. 

Mi ha sempre affascinato Hayez, ma ce n’è uno che per me è molto speciale. È stato dipinto da Magritte. Un bacio tra due persone bendate, questa idea che l’amore possa essere bendato, che l’amore è cieco, mi piace e l’ho più volte riproposta anche nei miei lavori.  

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