Cultura

Difesa e conflitti ibridi: la deterrenza che cambia volto

12
Dicembre 2025
Di Ilaria Donatio

Non esistono più guerre dichiarate. Esistono conflitti che si insinuano sotto la soglia della visibilità, che non hanno bisogno di carri armati per produrre effetti politici, economici e sociali. È da questa consapevolezza che è partita la serata organizzata da AirPress, rivista del gruppo Formiche specializzata in aerospazio e difesa, che ha riunito rappresentanti delle istituzioni, di Difesa, sicurezza e infrastrutture civili a Zuma, negli spazi di Palazzo Fendi.

Il tema non era solo militare. Era strategico. Perché oggi la guerra si combatte anche – e spesso soprattutto – nel dominio cognitivo, nello spazio cibernetico, nelle reti satellitari, nei nodi logistici e nelle infrastrutture critiche. Una guerra ibrida che non dichiara ostilità, ma esercita pressione continua.

È il quadro che emerge anche dal non paper del ministro della Difesa Guido Crosetto, più volte richiamato nel dibattito pubblico e nelle interviste di queste settimane: la sicurezza non è più un compartimento stagno, ma un ecosistema che tiene insieme tecnologia, industria, tempo decisionale e resilienza del sistema-Paese. La deterrenza, oggi, non è solo capacità di risposta armata, ma capacità di prevenzione, adattamento e velocità.

Lo dimostrano i dati: secondo le analisi richiamate nel documento, l’Europa resta particolarmente esposta agli attacchi sotto soglia – cyber, interferenze informative, sabotaggi alle infrastrutture – mentre la frammentazione del procurement e la lentezza delle filiere rischiano di trasformarsi in vulnerabilità strategiche. In un contesto in cui Stati Uniti e Cina hanno già impostato una competizione tecnologica permanente, il fattore tempo diventa decisivo.

«Ricordarsi che il vero abilitante che ci consente di restare un Paese ibero, è la supremazia tecnologica», è la priorità che ha sottolineato il sottosegretario alla Difesa Matteo Perego di Cremnago (FI), richiamando la necessità di rafforzare cooperazione industriale, interoperabilità e capacità produttiva europea. La deterrenza, ha spiegato, passa anche dalla credibilità delle catene di fornitura e dalla capacità di consegnare sistemi in tempi compatibili con la velocità del conflitto moderno.

Accanto alla dimensione industriale, c’è quella cognitiva e culturale. «La consapevolezza che la minaccia ormai è ibrida – dunque non riguarda solo gli eserciti, ma le società intere – ci aiuta anche ad attrezzarci», ha osservato Isabella Rauti (FI), Sottosegretario alla Difesa, mettendo l’accento sul ruolo del fattore umano, della formazione e della consapevolezza pubblica in una guerra che punta sempre più a disorientare prima ancora che a colpire.

Il quadro geopolitico amplia ulteriormente la posta in gioco. «Dobbiamo con pazienza, continuare a lavorare per un’Europa unita e forte, mantenendo i nervi saldi e coltivando il nostro rapporto transatlantico», ha ricordato Stefania Craxi (FI), presidente della Commissione Esteri del Senato, richiamando il legame tra instabilità internazionale, competizione tra grandi potenze e pressione sulle democrazie occidentali. In questo scenario, la deterrenza diventa anche diplomazia, posizionamento e capacità di lettura delle crisi.

Un fronte cruciale è quello cibernetico. Secondo l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, gli attacchi alle infrastrutture critiche sono in crescita e sempre più sofisticati. «Le principali vulnerabilità dell’ecosistema Italia sono relative ai contesti critici del Paese: per esempio, telecomunicazioni, trasporti e banche», ha spiegato il direttore dell’ACN, Bruno Frattasi, evidenziando come la sicurezza digitale sia ormai una componente strutturale della difesa nazionale, non un ambito separato.

La dimensione ibrida tocca direttamente anche il settore civile. «C’è una nuova visione del trasporto aereo che a breve sarà rivoluzionato dai voli suborbitali», ha sottolineato il presidente di ENAC, Pierluigi Di Palma, ricordando come aeroporti, traffico aereo e sistemi di controllo rappresentino snodi sensibili in cui sicurezza, tecnologia e continuità operativa si intrecciano.

Infine, il livello parlamentare e politico-strategico. «È in dirittura di arrivo una nuova Pdl condivisa che riguarda i nuovi aspetti della Cybersecurity e AI», ha annunciato il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè (FI), richiamando il ruolo dell’Italia nel perimetro euro-atlantico e la necessità di una visione coerente tra difesa, industria e alleanze.

Il filo che lega tutti questi interventi è uno solo: la deterrenza del XXI secolo non si gioca su un singolo dominio. È una competizione sistemica, in cui cyber, spazio, industria, informazione e consenso democratico diventano parti dello stesso campo di battaglia.

Riprese e montaggio a cura di Simone Zivillica