Cultura
Audiovisivo, le associazioni al governo: confronto operativo sul tax credit
Di Elisa Tortorolo
Metodo, tempi certi e un perimetro chiaro per il tax credit. Sono le richieste che Anica, Apa e CNA Cinema e Audiovisivo hanno portato in queste ore al Ministero della Cultura dopo la convocazione del ministro Alessandro Giuli, in un passaggio chiave per definire le condizioni del mercato nel 2026. Le imprese del comparto dimostrano “apprezzamento per lo sforzo del Ministro, della Sottosegretaria Lucia Borgonzoni e del Direttore generale Giorgio Brugnoni”, riconoscendo al governo l’impegno a recuperare risorse sul Fondo Cinema e Audiovisivo; ma chiedono al contempo di tradurre l’apertura politica in strumenti operativi capaci di dare ossigeno immediato alle produzioni.
Il contesto: la Ragioneria dello Stato ha bloccato l’ipotesi di integrare di 100 milioni il Fondo 2026, misura che avrebbe attenuato l’impatto dei tagli presenti nel testo della manovra all’esame del Parlamento. Il tavolo di oggi ha riattivato il dialogo ma non ha sciolto i nodi tecnici: la strada dell’utilizzo delle somme non assegnate dei contributi automatici 2022‑2024 appare, per ora, accantonata, sia per le riserve della Ragioneria sia perché molte imprese le hanno già contabilizzate. È qui che le associazioni indicano la priorità: riaccendere il motore del tax credit con regole trasparenti, verifiche proporzionate e tempi certi di liquidazione, così da rimettere in circolo liquidità e dare prevedibilità alle linee produttive già pianificate per il prossimo anno.
Sul credito d’imposta pesa l’eredità degli ultimi mesi: i nuovi controlli introdotti dopo il caso Kaufmann e la riorganizzazione della Direzione generale hanno generato rallentamenti che si sono propagati sulla filiera, proprio mentre il mercato richiedeva rapidità di esecuzione. Anica, Apa e CNA non chiedono scorciatoie, ma un equilibrio tra presidio pubblico e sostenibilità industriale: criteri chiari ex ante, finestre di valutazione definite e una pipeline di pagamenti che consenta a produttori e servizi di programmare con continuità. È un’impostazione che, sottolineano, non contraddice le esigenze di controllo, ma le asseconda, rendendole prevedibili e quindi più efficaci.
La posizione delle associazioni evita toni allarmistici e punta sulla competitività del sistema: l’industria italiana ha dimostrato di saper attrarre produzioni internazionali, valorizzare le maestranze e generare indotto sul territorio. Per non disperdere questo capitale, serve una cornice stabile: tax credit funzionante, flussi amministrativi regolari, interlocuzione costante tra Mic e filiera. Da parte del Ministero è arrivato l’impegno a “trovare a breve una via d’uscita” e a riavviare l’afflusso delle risorse, ma il calendario è decisivo: le decisioni che si assumono nelle prossime settimane peseranno sui primi trimestri del 2026, quando molte produzioni entreranno in fase esecutiva.
L’obiettivo, chiariscono i rappresentanti del comparto, non è la contrapposizione. È, al contrario, costruire con il governo un percorso strutturato che metta al riparo gli investimenti, salvaguardi l’occupazione e mantenga l’Italia allineata agli standard europei in termini di attrattività fiscale e certezza regolatoria.
“Il cinema e l’audiovisivo non sono solo cultura, ma industria, innovazione e lavoro”: in questa cornice, il tax credit non è un titolo di bandiera, ma la leva tecnica che può fare la differenza tra rinviare i piani o portarli a compimento. Con metodo e tempi certi, la filiera è pronta a fare la sua parte.





