Cultura

Arte e spiritualità millenaria: al Tempio di Venere e Roma la mistica dei dervisci rotanti

27
Giugno 2025
Di Marta Calderini

La sera del 25 giugno, la spiritualità ha preso forma tra le pietre millenarie del Tempio di Venere e Roma. Un luogo carico di storia si è trasformato in teatro sacro per un’antica cerimonia sufi, capace di parlare al cuore con il linguaggio universale della musica e del silenzio interiore.

A incantare il pubblico è stato il Gruppo di Musica Turca Sufi e Sema – Ensemble del Comune Metropolitano di Konya, con una performance unica nel suo genere, dove tradizione, arte e fede si sono intrecciate nel segno della cultura Mevlevi, fondata sugli insegnamenti del poeta e mistico Mevlana Jalal-ud-Din Rumi.

Promosso dal Ministero della Cultura (MIC), dal Ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica di Turchia e dal Parco archeologico del Colosseo, l’evento ha avuto la forza di un rito e la delicatezza di un gesto poetico. È stato un invito a rallentare, ad ascoltare, a lasciarsi attraversare. Con la forza evocativa della musica e della danza, è risuonato il messaggio lanciato poco prima dell’inizio dal Viceministro del Turismo e della Cultura della Repubblica di Turchia, Gokhan Yazgi: un invito a non cedere al pessimismo, nonostante l’incertezza e l’instabilità del nostro tempo. A fare gli onori di casa è stata Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, che – affiancata dall’Onorevole Federico Mollicone, Presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati – ha ribadito il ruolo strategico della cultura nell’alleanza tra Roma e Ankara. Presenti anche l’Ambasciatrice turca in Italia, Elif Çomoğlu Ülgen, e il sindaco della città metropolitana di Konya, patria del sufismo, Uğur İbrahim Altay.

Il cuore della serata è stato la Cerimonia Sema, riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio immateriale dell’umanità. I dervisci rotanti, con i loro mantelli bianchi e i copricapi conici, hanno danzato in cerchio in una coreografia perfetta e quasi irreale e ipnotica, accompagnati da un ensemble di musicisti e cantanti. 

Non è solo la danza ad agevolare la connessione con il divino, la musica sufi, infatti, è parte integrante della pratica spirituale. Nel sufismo, la musica è un mezzo per “ricordare” – dhikr – ciò che siamo davvero: frammenti dell’infinito, gocce dello stesso oceano.

A suggellare la serata, un omaggio a Franco Battiato ha tracciato un ponte ideale tra la tradizione sufi e la cultura contemporanea italiana. Non si è trattato di una scelta casuale: l’opera di Battiato, pilastro della cultura musicale italiana, è attraversata da una tensione costante verso la trascendenza, una ricerca che affonda le sue radici nelle filosofie orientali, nel sufismo, nell’esoterismo. Artista profondamente influenzato dal pensiero mistico e dalla spiritualità universale, Battiato ha saputo far dialogare mondi apparentemente lontani, come Oriente e Occidente, musica colta e popolare, scienza e metafisica.

Racchiusi tra il Tempio di Venere e Roma e il Colosseo, l’eco del misticismo orientale e i testi di Battiato hanno dialogato con la bellezza classica, creando un ponte tra due mondi apparentemente lontani ma uniti dalla stessa ricerca: quella dell’armonia.

Fotografie a cura di Marco Ravagli