Cultura
Al Maxxi il Mediterraneo: passato, presente e futuro della civiltà
Di Giampiero Cinelli
Viene aperta oggi la Maxxi “Mediterranea. Sguardi su un mare antico e stratificato“, una mostra ideata da Fondazione MAXXI e Med-Or Italian Foundation, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana, Telespazio, e-GEOS e l’Agenzia Spaziale Europea. L’iniziativa è sostenuta dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dal Ministero della Cultura. L’esposizione terminerà il 31 agosto 2025. Curata da Viviana Panaccia, Mediterranea propone un viaggio attraverso la memoria condivisa delle civiltà affacciate sul Mediterraneo, esplorandone miti, vicende storiche e attualità. La mostra vuole dare spazio non solo alla bellezza, ma anche alle contraddizioni e alle criticità che oggi attraversano quest’area geografica.
Attraverso l’uso di immagini satellitari inedite, fotografie d’autore, video e installazioni immersive, l’esposizione restituisce la complessità del “mare tra le terre”, in un dialogo dinamico con preziosi reperti e opere provenienti dal Museo delle Civiltà, dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, dal Museo Nazionale Romano, dalla Società Geografica Italiana, dalla Regione Siciliana – Soprintendenza del Mare, oltre che da selezioni della Collezione MAXXI.

Il percorso espositivo racconta un Mediterraneo crocevia di rotte commerciali, teatro di scambi culturali millenari, terra fertile di tradizioni agricole e culinarie, ma anche scenario di esili, approdi migratori e turismo.
Progettata inizialmente per Matera Capitale Europea della Cultura 2019, la mostra ha intrapreso un itinerario internazionale promosso dal MAECI, per poi concludersi con il suo rientro in Italia, al MAXXI.
L’allestimento
Il percorso espositivo di Mediterranea. Visioni di un mare antico e complesso si articola in quattro aree
tematiche e parte da un viaggio nel tempo che ripercorre le grandi civiltà e i principali momenti storici,
dalle colonizzazioni fenicie e greche al dominio romano, dall’espansione araba fino all’età moderna.
Mappe antiche come la carta nautica del Mediterraneo di Francesco Oliva e quella di Giovanni
Battista Cavallini, entrambe del XVII secolo, si alternano nell’area “Storia di terre e acque” ad inedite
immagini satellitari e a un rostro di nave romana, appartenente alla flotta che nel 241 a.C. sconfisse i
cartaginesi, proveniente dalla Regione Siciliana – Soprintendenza del Mare.
L’area dedicata ai “Popoli e culture” del Mediterraneo racconta le vie del commercio e le rotte delle
grandi migrazioni attraverso la lingua e la scrittura, strumenti primari di incontro, di scambio, di
relazione. Qui esposte la testa di Ulisse (prima età imperiale), proveniente dal sepolcreto degli Statili
di Roma e oggi al Museo Nazionale Romano, rimanda all’eroe viaggiatore per antonomasia; la copia
moderna delle tre lamine in oro (VI secolo a.C.), scoperte nel 1964 a Pyrgi sulla costa dell’Etruria e
conservate al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e l’anfora a spirali da Capena (VII secolo
a.C.), oggi al Museo delle Civiltà, ricordano la nascita dell’alfabeto sonoro in Siria e da qui trasmesso
agli altri popoli del Mediterraneo. E ancora, un’installazione sonora site-specific permette al visitatore
di ascoltare la straordinaria varietà di lingue, dialetti e voci delle genti del Mediterraneo.

Attraverso strumenti multimediali e interattivi e installazioni immersive, la terza area di mostra
consente di immergersi nella ricchezza delle “Vegetazioni e profumi” tipici dei paesi che si affacciano
sul Mediterraneo, una delle aree del pianeta più ricche di biodiversità.
La mostra si conclude con uno sguardo sul “Mediterraneo oggi” e sulle attuali emergenze causate
dalla pressione antropica, documentate da immagini satellitari che rivelano in modo inequivocabile i
segni del cambiamento. L’arte contemporanea, invece, con le opere Mare Vostrum di Nicolò Degiorgis
(2017), Artificial Symmetry di Camilla Gurgone (2019) e Radici mobili di Luca Trevisani (2021), offre
nuovi spunti di riflessione sulle sfide che il nostro tempo ci impone.

Minniti: il Mediterraneo non è chiuso
In qualità di Presidente di Med-Or Foundation, ente che ha ideato la mostra assieme alla Fondazione Maxxi, ieri Marco Minniti ha parlato brevemente rivolgendosi a un pubblico di giornalisti e non, i quali hanno potuto vedere la mostra in anteprima. «Pensavamo il Mediterraneo fosse un mare chiuso e regionale, invece così non è. Oggi è tornato al centro della storia, vede aumentare gli scambi al suo interno, può e deve essere un elemento di congiunzione tra culture, così come in passato è stato un crocevia di culture. Mi riferisco al rapporto tra Sud del Mondo e Occidente e tra Occidente e Africa, che l’Italia sta interpretando con il Piano Mattei – ha sottolineato l’ex ministro dell’Interno –. Ovviamente in questo senso è necessario stabilizzare l’area e fermare le guerre. Ma l’Occidente non può smettere di abbeverarsi alle culture mediterranee non occidentali, visto il filo che ci unisce. Sbagliato infatti pensare che quanto c’è stato prima della civiltà greco-romana e il mondo arabo non ci riguardi. L’influenza nel Mediterraneo della cultura non classica è stata ricostruita benissimo nel libro di Josephine Quinn “How The World Made the West”, che prende in considerazione 4mila anni di storia. A settembre ci sarà un evento per raccontare la Sicilia. Si farà a Palermo, crocevia del mondo e città più araba dell’Occidente. Ripeteremo questo evento fino al 2027, perché nel 2027 sono 1.400 anni dall’arrivo degli arabi in Sicilia. E appunto dicevo dell’Africa. Guardare all’Africa è una missione storico-politica», ha affermato Minniti.
