Ambiente
Terra e Spazio, nessun grado di separazione per l’agricoltura di domani
Di Giampiero Cinelli
(Articolo scritto per L’Economista, inserto de Il Riformista)
Terra e spazio hanno un legame inscindibile e sono utili l’una all’altro. Questo concetto è sempre più utile anche per l’agricoltura, che ha bisogno di innovazione e mostra ampi margini di progresso in tal senso. Se pensiamo al vettore spazio-terra, viene subito in mente l’attività satellitare e di analisi dei dati in grado di rilevare la quantità di acqua presente nei terreni. Un supporto che, assieme ad altri parametri legati all’agricoltura di precisione, permette agli agricoltori italiani di recuperare tra il 10% e il 20% di produzione a costi bassissimi.
A occuparsi del monitoraggio è ad esempio Neptune, azienda italiana che lavora con grandi player del servizio idrico per la ricerca delle perdite mediante tecnologie di osservazione satellitare e analisi di raggi cosmici che risultano più efficaci dei tradizionali geofoni, che si limitano a sentire il rumore dell’acqua nel sottosuolo. In agricoltura, i vantaggi di osservare la terra da così in alto sono molteplici e tra questi l’immediatezza, l’alta risoluzione e l’elevata disponibilità di informazioni presenti – ci spiega il Ceo di Neptune Riccardo Marchetto –. Le moderne tecnologie quantificano i punti di umidità e nella loro azione hanno margine di errore piccolissimo. Così gli imprenditori risparmiano tempo e denaro, mitigano i rischi e intervengono solo dove c’è effettivamente bisogno. «L’acqua è fondamentale per il benessere delle colture e per gli agricoltori queste analisi di umidità e di altri tipi di stress nutrizionale e chimico-fisico sono fondamentali, anche se una parte della vecchia guardia dei coltivatori è ancora scettica a riguardo. Le potenzialità dei risultati sono molto chiare, grazie anche alle molteplici costellazioni da cui attingere i dati, sia quelli gratuiti dei progetti UE che quelli commerciali. Anche se lavoriamo su un satellite a bassa risoluzione l’output è comunque utile riguardo alle colture estensive, mentre i satelliti ad alta risoluzione ci aiutano in situazioni di colture con frutti piccoli come nei vitigni», sottolinea il Ceo.
Il tema che emerge, sottolinea più volte Marchetto, è la «democratizzazione del dato e dello spazio stesso. Fino a pochi anni fa il dato doveva passare tassativamente per esperti, oggi è facilmente rintracciabile e leggibile su web e l’imprenditore agricolo può fare operazioni mirate a livello idrico, nutrizionale e antiparassitario. Risparmiare l’acqua è ancora fondamentale, dato che in Italia dalle reti idriche se ne perde mediamente il 30-40%, un dato preoccupante, dovuto all’età delle condutture, molte installate nel dopoguerra, oggi rovinate a causa dell’invecchiamento strutturale dei materiali nonché il concorso di altri fattori quali l’aumento del traffico e delle reti». Marchetto ci tiene a far capire che il servizio non è così inaccessibile, in alcuni casi quasi gratuito a seconda delle circostanze e della qualità delle immagini domandate, con al contrario dei benefici preziosi. Neptune sta lavorando ad un app che facilita ancora di più l’interscambio tra spazio e agricoltore, e che può essere usata di concerto con il proprio agronomo, a cui vengono suggeriti gli interventi da effettuare in base ai dati rilevati. Acqua da usare per l’uomo, ma anche per l’agricoltura impiantata nello spazio. Più acqua potabile per l’uomo e “terreno” d’avanguardia per lo spazio: esistono già soluzioni pronte a ridurre lo sfruttamento del suolo e a moltiplicare le superfici coltivabili. A questo si dedica ZERO, technology company italiana specializzata in coltivazioni fuorisuolo (indoor, serre e vertical farm) basate sulla tecnologia aeroponica sviluppata negli anni ’60 dalla NASA. ZERO gestisce coltivazione di diverse tipologie di vegetali – nutrite da nebulizzazioni ricche di nutrienti anziché dal suolo – con applicazioni che spaziano dall’alimentare al farmaceutico. I vantaggi sono enormi: risparmio idrico fino al 95%, consumo di terreno ridotto del 99%, zero pesticidi, totale tracciabilità e crescita in condizioni sempre ideali, senza malattie trasmesse dal terreno e senza limiti stagionali.
A ciò si aggiungono l’uso esclusivo di energia da fonti rinnovabili, una logistica più efficiente con meno trasporti su gomma e un raccolto calibrabile sulla domanda, con shelf-life prolungata e standard qualitativi costanti tutto l’anno. Il know-how di ZERO nasce dall’esperienza aerospaziale: l’azienda guidata da Daniele Modesto progetta serre indoor verticali su più livelli, illuminate a LED, dove ogni parametro è controllato e ottimizzato per massimizzare resa e qualità. Un banco di prova che aprirà la strada all’agricoltura spaziale. «I tempi per arrivare sullo spazio sono lunghi, ma gli strumenti ci sono già – spiega Modesto –. L’aeroponica NASA degli anni ’60 si è rivelata perfetta anche a terra: ora possiamo perfezionarla e trasferire queste competenze in un habitat orbitale, con soluzioni multisettoriali. Oggi la vertical farm è costosa e trova applicazione soprattutto in climi estremi; in futuro offrirà però vantaggi unici, come il controllo puntuale delle condizioni di crescita. Intanto chi opera nel settore può cogliere da subito i benefici pratici: precisione degli strumenti, efficienza delle piattaforme e possibilità di personalizzare le coltivazioni, persino per astronauti».
