Ambiente

Scarsa e contaminata: oggi è la Giornata Mondiale dell’acqua

22
Marzo 2024
Di Ilaria Donatio

Se c’è un film che rappresenta il mondo acquatico alla perfezione è il bellissimo La forma dell’acqua di Guillermo del Toro: con quattro Oscar vinti, The Shape of Water (del 2017) è una favola che racconta la storia d’amore tra un mostro marino e una donna muta, in cui i mostri sono i veri buoni e gli umani possono essere i veri mostri. E permette di rispondere alla domanda che aleggia durante tutta la storia: l’unione dei due mondi – quello fluttuante dell’acqua e quello terrestre e umano – è possibile e permette il dischiudersi di un piccolo miracolo. Questa volta non è la bestia a entrare a far parte del mondo degli uomini ma viceversa: perché solo nell’acqua e nei suoi mondi – sembra dirci il genio di del Toro – è possibile l’amore tra esseri “fuori norma” o, se si preferisce, tra emarginati.

A proposito di amore e di acqua, è famoso l’aneddoto raccontato da un grande giornalista polacco come Ryszard Kapuściński, testimone di ben 27 colpi di stato, 40 volte in carcere e scampato a quattro sentenze di morte: “‘Il deserto ti insegnerà una verità’, mi disse una volta a Niamey un mercante ambulante. ‘E cioè che esiste qualcosa che si può desiderare più di una donna: ed è l’acqua’”. Il cui valore è tutto racchiuso nelle cifre con cui questa risorsa viene raccontata: l’acqua dolce – quella che consente di vivere – è pari solo allo 0,03% di tutta l’acqua presente sul pianeta. 

Per la sua mancanza si emigra, per le falde inquinate dei fiumi si diffondono epidemie, per la sua scarsità scoppiano guerre: perciò ha un senso che va oltre la mera celebrazione retorica, l’aver intitolato la Giornata Mondiale dell’acqua 2024 – istituita dall’Onu nel 1992 – “Water for Peace”, l’acqua come strumento di pace. 

Ma se l’acqua avesse un’altezza, dicono gli studiosi, è come se, negli ultimi 20, avesse perso un centimetro l’anno. Tanto che tra sette anni la sua richiesta globale rischia di superare del 40 per cento la disponibilità della risorsa.

La sua scarsità dipende sia dalla crisi climatica che dalla cattiva gestione. Secondo i dati forniti dall’IPSOS, il 48% degli italiani sottostima l’entità del proprio consumo, e solo due su dieci ritengono che la sua scarsità sia un problema. Mancanza di consapevolezza a parte, i dati Istat rivelano che in Italia c’è un grande spreco di acqua dovuto alla scarsa manutenzione delle reti idriche da parte di chi le gestisce: tra l’acqua immessa e quella erogata, se ne perde il 42%.

Ancora: Legambiente calcola che negli ultimi 10 anni gli impianti industriali abbiano immesso, secondo dati forniti dalle stesse aziende, oltre 5.600 tonnellate di sostanze chimiche nei fiumi e nei laghi italiani.

Allargando lo sguardo al Vecchio Continente, secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, ci sono oltre 1.200.000 barriere che ostacolano il flusso dei corsi d’acqua: troppe e l’Agenzia ha deciso di eliminare quelle inutili o dannose, per evitare che i fiumi si inaridiscano.

Intanto, basterebbe “copiare” le buone pratiche del resto del mondo: Singapore ha adottato una strategia idrica di raccolta di ogni goccia d’acqua e riutilizzo all’infinito. Israele – che ha il più grande impianto di desalinizzazione al mondo – ricicla oltre l’85% delle acque reflue domestiche, reimpiegandolo in agricoltura. Il Giappone si distingue per essere uno dei donatori più attivi al mondo di acqua e servizi igienico-sanitari.