Ambiente
Rinnovabili e Bess, la sfida decisiva per la sicurezza energetica italiana
Di Alessandro Caruso
La corsa dell’Italia verso un sistema energetico più stabile e decarbonizzato passa ormai in modo strutturale dal binomio tra rinnovabili e storage, un asse che negli ultimi mesi ha assunto un rilievo ancora più evidente per via della discussione in corso in materia di Aree Idonee e dell’accelerazione degli investimenti nei Battery Energy Storage Systems (BESS).
La posizione di Shell, operatore con oltre 100 anni di storia in Italia, si colloca all’interno di questo processo con un approccio che unisce ambizione industriale e necessità di regole chiare, tempi certi e processi decisionali snelli all’interno di un quadro autorizzativo che continua a rappresentare la vera sfida per il pieno sviluppo del settore energetico. Un tema affrontato anche nel dibattito promosso da The Watcher Post, che ha riunito Shell, Elettricità Futura e rappresentanti delle istituzioni in un confronto dedicato alla cornice regolatoria, ai nodi del permitting e al ruolo strategico degli accumuli per la sicurezza del sistema elettrico nazionale.
La fotografia descritta da Marco Chiappa, Head of Development della Divisione Power Generation di Shell, è chiara: una pipeline fotovoltaica con 730 MW autorizzati, oltre ad impianti già in produzione e diversi progetti in costruzione, a cui si aggiungono circa 1 GW di progetti BESS utility-scale in corso di autorizzazione, distribuiti in 7 regioni italiane. Una strategia che punta a presidiare i nodi critici della rete e la crescente domanda di servizi di bilanciamento, soprattutto in un Paese che ha bisogno di gestire l’intermittenza delle FER senza rallentare la competitività industriale. È in questo scenario che si colloca anche la riflessione sulle Aree Idonee e sull’importanza di prevedere una clausola di salvaguardia che tuteli pienamente gli iter già avviati senza rallentare la crescita del settore.
In riferimento alle BESS, a fronte degli sforzi compiuti negli ultimi anni in tema di semplificazione e snellimento delle procedure, permane ad oggi una criticità strutturale nella transizione delle competenze autorizzative prevista dal Testo Unico FER. Il passaggio a un modello regionale sotto determinate soglie di potenza, infatti, ha generato un mosaico di prrocedure disomogenee che ostacola gli investimenti: richieste di paesaggistica in alcuni territori, linee guida modellate sul fotovoltaico in altri, tempi variabili e interlocutori multipli che rendono difficile programmare la messa a terra dei progetti. La digitalizzazione delle procedure attraverso la futura Piattaforma Unica SUER rappresenterà una svolta e per questo è urgente che assuma piena operatività, con l’emanazione dei decreti attuativi previsti dal DLgs “Correttivo” TU FER.

A questo quadro regolatorio già complesso si affianca il tema dei modelli di valorizzazione della capacità di immagazzinare e movimentare l’energia, come evidenziato da Stefano Cavriani, Founder & Director di EGO Energy (azienda del gruppo Shell): il Gruppo guarda con grande interesse ai servizi di flessibilità nel sistema elettrico e quindi agli asset innovativi come le batterie. La crescente complessità dei mercati e la necessità di presidio H24/7giorni richiedono un livello elevato di competenze tecniche, modellizzazione e gestione del rischio, elementi indispensabili per operare efficacemente le batterie. Inoltre, per rendere i progetti bancabili è necessario definire contratti privati (c.d. “tolling”) nei quali controparti affidabili e finanziariamente forti possano garantire i ricavi delle batterie sul medio-lungo termine, eventualmente anche cumulabili con la gestione degli impianti a fonti rinnovabili (fotovoltaico in primis). Questi contratti costituiscono una valida alternativa al noto schema MACSE . Come dimostrato dall’esito delle aste, il mercato ècompetitivoe il Gruppo Shell è particolarmente attivo essendo in grado di fornire soluzioni efficaci da tutti i punti di vista (contratti di tolling, profit-sharing, servizi route-to-market, gestione combinata e ritiro energia da FV etc.).
In definitiva, il messaggio che arriva da un operatore come Shell è quello di un settore pronto a contribuire agli obiettivi di sicurezza, di riduzione dei costi e di autonomia energetica, ma che necessita di certezza normativa e armonizzazione territoriale per poter contribuire al percorso di transizione energetica del Paese. «Certezza regolatoria e tempistiche autorizzative prevedibili rappresentano le condizioni essenziali per la crescita del settore energetico ed il concretizzarsi degli investimenti», osserva Romina Giuliano, Power Generation Manager Italy, ricordando che senza uniformità delle procedure autorizzative e senza certezza normativa per gli iter già avviati si corre il rischio di alterare un percorso in grado di garantire stabilità alla rete e sostegno concreto alla transizione energetica italiana.
«I sistemi di accumulo BESS sono indispensabili per garantire sicurezza, flessibilità e costi competitivi al nostro sistema elettrico. Senza batterie non c’è vera transizione energetica: l’energia rinnovabile rischia di essere sprecata e il Paese resta esposto a volatilità e dipendenze esterne. Per questo sosteniamo con forza lo sviluppo delle BESS, con regole certe e investimenti che rendano l’Italia più autonoma, moderna e competitiva», ha detto l’onorevole Luca Squeri, segretario della commissione Attività
produttive alla Camera e responsabile del dipartimento Energia di Forza Italia.
«La transizione energetica è una sfida nazionale che riguarda la sicurezza del nostro Paese, la competitività delle imprese, il costo dell’energia per le famiglie e la capacità dell’Italia di stare nel gruppo di testa in Europa – ha spiegato il senatore Nicola Irto, capogruppo Pd in commissione Ambiente in Senato -. Per questo ho voluto partecipare a questo confronto. Il tema dell’accumulo e dei Bess è cruciale. In mancanza di sistemi di accumulo adeguati, rischiamo infatti di produrre energia rinnovabile in quantità crescente, senza riuscire a utilizzarla quando occorre e dunque esponendoci a instabilità, sprechi e ritardi. Dobbiamo allora avere una strategia precisa, con autorizzazioni semplificate, mercati che riconoscano il valore della flessibilità e una filiera industriale competitiva. L’Italia non può restare prigioniera della frammentazione normativa e di continui stop amministrativi. Bisogna coniugare decarbonizzazione, innovazione, partecipazione dei territori e sviluppo industriale. Io continuerò a lavorare con questi obiettivi, per una transizione credibile ed equa, governata con responsabilità. Sono in gioco l’efficienza del sistema energetico e la qualità dello sviluppo nei prossimi decenni».
«Bisogna dare certezza delle norme a questo Paese – ha aggiunto la senatrice Silvia Fregolent, capogruppo di Italia Viva in commissione Ambiete al Senato – gli imprenditori non possono investire soldi in progetti che poi vengono sistematicamente cambiati. Quello che è successo ad esempio sulle aree idonee, è una cosa impressionante perché la definizione che è uscita dal Consiglio dei Ministri fa sì che tutti i progetti oggi approvati in fase di PNRR, dovuti in primo luogo a uno scarso mix energetico italiano che ha provocato un rincaro dei prezzi proprio tra il 2020 e il 2021 dell’energia, vengano fermati, che non ci sia certezza del diritto per chi ha fatto gli investimenti con grande danno per il nostro Paese che è meno attrattivo oggi rispetto a prima».
«Gli accumuli sono essenziali per favorire l’integrazione delle rinnovabili – ha concluso Andrea Lolli, Responsabile relazioni esterne di Elettricità Futura – al fine di supportare competitività e sicurezza del sistema. Arrivare a una copertura del 60-70% di rinnovabili nel mix di generazione avrebbe un impatto rilevante sul costo finale dell’energia per famiglie e imprese».





