Ambiente

La rimodulazione del Pnrr sposta le risorse dalle colonnine ai veicoli, la transizione cambia velocità

19
Giugno 2025
Di Ilaria Donatio

(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto de Il Riformista)

La corsa all’elettrico in Italia procede. Mentre le case automobilistiche investono nella transizione, la rete di ricarica pubblica fatica a tenere il passo. Il rischio è una mobilità “a due velocità”, con un’offerta crescente di auto elettriche e una domanda di ricarica che si scontra con limiti strutturali, normativi e strategici. Un paradosso che potrebbe rallentare la trasformazione in atto e vanificare gli obiettivi climatici ed economici a medio termine.

Nei primi cinque mesi dell’anno le auto elettriche registrate nella Penisola sono 36.800, su del 72,9% rispetto allo stesso periodo del 2024, con una market share del 5,1%, in progresso rispetto al 2,9% del periodo gennaio-maggio 2024. Al 31 maggio, il parco circolante elettrico in Italia conta oltre 300mila auto. Numeri positivi, ma ancora lontani da quelli di Francia e Germania, dove l’adozione dell’elettrico è sostenuta da piani strutturali più ambiziosi. A pari passo con la crescita della e-mobility si muovono le infrastrutture di tipo “fast” (+119% in un anno), indispensabili per ridurre i tempi di ricarica e aumentare la fruibilità del servizio. Tuttavia, la distribuzione è ancora molto disomogenea: grandi città e nodi autostradali sono coperti, ma vaste aree del Paese restano sguarnite, soprattutto nel Mezzogiorno. Il Pnrr aveva previsto incentivi per le colonnine di ricarica ma c’è stata una bassissima adesione ai bandi: su sei bandi emessi, le domande sono state solo per 12.110 punti di ricarica, con 140 milioni impegnati su 737 disponibili. Per questo è stata predisposta la rimodulazione del Pnrr, che ha spostato gran parte delle risorse inizialmente destinate alle colonnine verso l’acquisto di veicoli elettrici, il vero boost per far sì che anche il sistema infrastrutturale cambi velocità.  L’Italia è oggi al settimo posto in Europa per numero assoluto di punti di ricarica, ma solo al quattordicesimo per densità rispetto al parco veicoli. Molte aziende attive nel settore dell’hospitality cominciano a percepire le colonnine come un servizio strategico per attrarre clientela: oggi solo il 5% dei punti di ricarica si trova in strutture ricettive, ma la tendenza è in crescita. Il turismo sostenibile, unito alla diffusione dei veicoli a noleggio elettrici, apre scenari nuovi anche per alberghi e B&B, soprattutto in aree rurali o periferiche.

Il nodo resta però quello dell’accessibilità. Secondo gli esperti, il sistema di ricarica deve essere pensato come una rete pubblica capillare, e non solo come una somma di installazioni “private”. Servono norme chiare, interoperabilità tra gestori, trasparenza tariffaria e uno snellimento delle procedure autorizzative. In molti casi, il tempo necessario per ottenere i permessi supera ancora quello dell’installazione vera e propria. La semplificazione amministrativa, in questo ambito, è una precondizione per accelerare gli investimenti e garantire equità territoriale.

Il gap infrastrutturale rischia di diventare un freno alla competitività del Paese nel nuovo paradigma della mobilità. L’Italia ha tutte le potenzialità per recuperare terreno: un settore industriale forte, know-how tecnologico e operatori pronti a investire. Ma servono coerenza strategica, regia pubblica e incentivi non solo alla domanda, ma anche all’infrastruttura. Il Pnrr rimodulato è la cornice legislativa che molti auspicavano. I 600 milioni disponibili saranno utilizzati per incentivare l’acquisto di auto elettriche, con meccanismi proporzionati al reddito per favorire le famiglie a basso reddito. Il sistema infrastrutturale troverà l’equilibrio necessario per rispondere a questa innovazione.