Ambiente
Redivivus, la plastica che rinasce: arte e giustizia minorile per un nuovo modello di sostenibilità
Di Beatrice Telesio di Toritto
La plastica che si trasforma in arte e l’arte che diventa occasione di riscatto. È questa la scommessa di “Redivivus”, il progetto promosso da Corepla e presentato oggi presso l’Istituto Centrale del Restauro, al Complesso Monumentale di San Michele a Ripa, a Roma. Un’iniziativa che intreccia ambiente, arte e giustizia minorile, trasformando bottiglie in PET in opere d’arte e offrendo ai giovani coinvolti la possibilità di riscrivere la propria storia.
Protagonisti del progetto sono i ragazzi degli Istituti Penali per Minorenni e degli Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni di Palermo, Catania, Acireale e Caltanissetta, autori di diciannove opere realizzate interamente con plastica riciclata. Curato da Mani&Mente di Romina Scamardi e patrocinato dal Ministero della Giustizia, Redivivus rappresenta un laboratorio di educazione ambientale e rinascita personale, in cui la creatività diventa strumento di consapevolezza e reintegrazione.
«Il riciclo non è solo un gesto ambientale, ma anche culturale e sociale: significa riconoscere potenzialità dove altri vedono solo scarto», ha dichiarato Giovanni Cassuti, presidente di Corepla. «Le bottiglie rinascono, ma anche i ragazzi possono farlo, se messi nelle condizioni di riscoprire sé stessi e immaginare un futuro diverso. È questa l’anima di Redivivus».
Le opere realizzate reinterpretano grandi capolavori della storia dell’arte attraverso il linguaggio del riciclo. Ma il valore simbolico va oltre la materia: ciò che era considerato rifiuto diventa bellezza, e così anche i ragazzi, spesso invisibili o stigmatizzati, riscoprono la possibilità di essere riconosciuti e valorizzati. È un viaggio che racconta la trasformazione, non solo estetica ma umana: da materiale di scarto a opera d’arte, da limite a possibilità.
Partito dalla Sicilia, il progetto punta a diventare un modello educativo replicabile a livello nazionale, capace di integrare sostenibilità ambientale e giustizia riparativa. All’interno degli istituti penali e dei servizi minorili, Redivivus offre spazi autentici di ascolto e di espressione, accompagnando i giovani in un percorso di fiducia e responsabilità.
Il contesto in cui l’iniziativa si inserisce è tutt’altro che marginale. Alla fine di aprile 2025, nei diciassette Istituti Penali per Minorenni italiani erano presenti 611 giovani, di cui 27 ragazze e circa la metà di origine straniera. Se si considera invece l’intera platea di minori e giovani adulti sottoposti a misure restrittive della libertà personale – in carcere, in comunità o in percorsi di messa alla prova – il numero sale a 4.747 nei primi nove mesi del 2025, con un incremento dell’8,1% rispetto all’anno precedente, secondo i dati del Garante del Lazio.
Un aumento che, come segnalano le istituzioni, non riflette solo un irrigidimento delle risposte penali, ma anche le difficoltà del sistema educativo e sociale nel prevenire il disagio e nel prendersene cura prima che si traduca in devianza. Dietro ogni numero, c’è una storia non intercettata, un bisogno rimasto senza risposta.
In questo senso, progetti come Redivivus non rappresentano solo buone pratiche, ma veri e propri atti di responsabilità collettiva. Offrono ai ragazzi strumenti concreti per immaginare un futuro diverso e dimostrano che la sostenibilità non è soltanto ecologica, ma anche sociale e umana. Riciclare, in questo caso, significa anche ricominciare: ridare forma alla materia e, insieme, a una vita che può ancora rinascere.





