Ambiente
Policy & Business Forum di Urania: energia, l’Italia cerca equilibrio tra transizione, sicurezza e competitività
Di Giuliana Mastri
(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto de Il Riformista)
L’energia resta al centro del dibattito economico nazionale. La transizione ecologica non può prescindere da sicurezza energetica e competitività industriale. Valentino Valentini, viceministro delle Imprese e del Made in Italy, ha aperto i lavori del Forum sottolineando l’urgenza di «implementare soluzioni concrete» in un contesto globale instabile.
La crisi della globalizzazione sta ridefinendo l’assetto delle rotte energetiche e le tensioni geopolitiche – dalla guerra in Ucraina al conflitto in Medio Oriente – continuano a influenzare i prezzi del gas a livello globale». «Gli Stati Uniti sono ormai a tutti gli effetti venditori di gas liquido e ciò ha impatti diretti sul costo per il sistema Italia», ha osservato Valentini, che ha invocato una forte accelerazione sulla diversificazione delle fonti, ricordando però che «una transizione non si realizza in cinque anni, ma richiede 60-100 anni».
Le fonti fossili, ha aggiunto, non possono essere dismesse dall’oggi al domani, ma rischiano al tempo stesso di non essere più sufficienti. «Servono centinaia di miliardi di investimenti l’anno, soprattutto se guardiamo alla velocità con cui la Cina avanza sulle rinnovabili, correndo il doppio degli Stati Uniti». Sul tema del mix energetico è intervenuto l’onorevole Luca Squeri, responsabile energia di Forza Italia, annunciando l’arrivo imminente in Parlamento del disegno di legge sul nucleare. «Servirà a dotare il Paese di un quadro normativo e a istituire un’autorità nazionale di riferimento», ha spiegato. Squeri ha evidenziato la sproporzione tra i miliardi già investiti in eolico e solare e la bassa copertura del fabbisogno nazionale. «L’obiettivo delle zero emissioni al 2050 va mantenuto, ma con pragmatismo, senza ideologia», ha concluso.
Una visione accolta solo in parte da Francesco Peluffo (Pd), che ha ricordato come l’Europa, nella scorsa legislatura, abbia definito obiettivi ambiziosi di decarbonizzazione senza predisporre strumenti adeguati. «Il vero problema non è lo stop ai motori termici dal 2035, ma il divario competitivo che penalizza le imprese europee. Servono strategie di accompagnamento, con investimenti pubblici e privati e un approccio flessibile, già previsto nei meccanismi UE». Sul nucleare, però, Peluffo ha accusato il governo di «ritardo strategico».
Dal fronte industriale, Pasquale Iaccarino, Responsabile Affari Istituzionali Italia di Enel, ha posto l’accento sul costo dell’energia e sulla necessità di ridurre la dipendenza dal gas. «Il nucleare potrebbe abbattere il costo medio e chiudere il gap con la media europea. Enel sta già lavorando in questa direzione con Ansaldo», ha spiegato. A riaprire il capitolo della percezione pubblica è stato Gian Luca Artizzu, AD di Sogin: «Abbiamo vissuto 40 anni di disinformazione sul nucleare. È ora di discutere sui dati reali». Artizzu ha raccontato l’esperienza delle aperture al pubblico degli impianti, che hanno registrato migliaia di prenotazioni. «Un segnale che il rapporto delle nuove generazioni con il tema sta cambiando».
Infine, sul piano geopolitico, Giulio Terzi di Sant’Agata (FdI), presidente della commissione Politiche dell’Ue in Senato, ha ricordato che la politica energetica non può essere separata dal contesto internazionale. «I condizionamenti derivanti dalla guerra in Ucraina sono enormi. La diversificazione delle fonti non è più un’opzione, ma una necessità vitale per ridurre la dipendenza dalla Russia», ha dichiarato. Il dossier energia, per l’Italia, è oggi un punto di convergenza tra politica industriale, sostenibilità ambientale e sicurezza strategica. E il tempo per decisioni ideologiche è scaduto.





