Ambiente
Ispra: Italia sopra la media europea sull’economia circolare
Di Ludovico Berna
L’Europa si conferma leader mondiale nella lotta ai cambiamenti climatici, riducendo in modo costante le emissioni di gas serra e l’uso di combustibili fossili, mentre ha raddoppiato la quota di energie rinnovabili rispetto al 2005. Lo evidenziano i nuovi rapporti presentati oggi a Roma da Ispra e dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) presso la Camera dei Deputati, che offrono una visione integrata della situazione ambientale europea, nazionale e regionale.
Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, il continente ha compiuto passi significativi anche sul fronte della qualità dell’aria, dell’economia circolare e dell’efficienza delle risorse. Innovazione, finanza sostenibile e lavoro verde indicano una direzione di transizione credibile verso la sostenibilità. Tuttavia, restano gravi criticità nella biodiversità, in declino in tutti gli ecosistemi – terrestri, d’acqua dolce e marini – a causa di modelli di produzione e consumo ancora poco sostenibili. L’Europa è inoltre il continente che si riscalda più rapidamente sul pianeta.
Nel quadro generale, l’Italia si distingue per i progressi nell’economia circolare, con un tasso di utilizzo dei materiali pari al 20,8% nel 2023, quasi il doppio della media europea (11,8%), che la colloca al secondo posto nell’Unione. Le emissioni di gas serra si sono ridotte del 26,4% tra il 1990 e il 2023, mentre cresce l’agricoltura biologica e aumenta il consumo di energia da fonti rinnovabili, che ha già superato gli obiettivi del 2020 e punta al 38,7% entro il 2030.
Restano però aperte sfide decisive: biodiversità, consumo di suolo e crisi climatica. Solo l’8% degli habitat naturali italiani è in uno stato di conservazione favorevole, mentre il 28% dei vertebrati e il 24% delle piante vascolari valutate risultano a rischio di estinzione. Nel 2024 sono andati perduti 7.850 ettari di suolo, equivalenti a 21,5 ettari al giorno. Sul fronte climatico, il 2024 è stato l’anno più caldo dal 1961. I ghiacciai alpini continuano a perdere massa e il livello del mare cresce di pochi millimetri l’anno, ma in modo costante. Le perdite economiche pro capite dovute a eventi estremi sono quintuplicate in sette anni: dal 2017 l’Italia registra valori stabilmente superiori alla media europea.
La qualità ambientale mostra segnali contrastanti. Migliora lo stato chimico dei corpi idrici superficiali, con il 78% dei fiumi in condizioni buone, mentre l’inquinamento atmosferico, pur in calo, richiede ancora interventi per rispettare pienamente i valori di riferimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Nel corso della presentazione sono stati illustrati tre strumenti fondamentali per la lettura dei dati ambientali: il rapporto europeo «Europe’s Environment 2025» dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, il rapporto Ispra «Stato dell’Ambiente in Italia 2025: Indicatori e Analisi» e il rapporto Ambiente SNPA. Si tratta, sottolinea l’Ispra, di una cornice conoscitiva unitaria basata su indicatori ambientali ufficiali e costantemente aggiornati, che garantiscono coerenza, comparabilità e trasparenza nel monitoraggio delle politiche pubbliche.
A livello regionale, emerge un’Italia in movimento, dove le politiche ambientali iniziano a produrre effetti concreti, pur persistendo disuguaglianze territoriali e ritardi. Veneto (77,7%), Emilia-Romagna (77,2%) e Sardegna (76,3%) registrano le migliori performance nella raccolta differenziata. Valle d’Aosta, Trentino e Basilicata si distinguono per l’alto consumo di energia da fonti rinnovabili, mentre le regioni del Centro e del Mezzogiorno risultano più vicine ai target europei per l’agricoltura biologica. Solo sette regioni hanno finora approvato una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, ma tutte hanno inserito il tema tra le priorità delle proprie programmazioni ambientali.





