Ambiente

Il green sui social, i canali che promuovono la tutela dell’ambiente funzionano?

21
Ottobre 2022
Di Daniele Bernardi

I social sono un’arma a doppio taglio, lo sappiamo tutti ormai: se da un lato la loro influenza sulla società e il comportamento di intere masse di persone può comportare rischi alla nostra incolumità e cambiamenti radicali, spesso negativi, nelle nostre abitudini, è anche vero che dall’altro lato quella stessa influenza può essere usata a proprio vantaggio per veicolare facilmente messaggi importanti. È il caso dell’ambiente. Sono in molti, ad esempio, ad utilizzare Instagram come strumento per fare informazione sull’ambiente, c’è chi si concentra più su certe tematiche e chi su altre, chi lo fa da solo e chi con una redazione alle spalle, ma il motivo dietro cui sono lì è sempre lo stesso: informare il maggior numero di utenti e convincerne anche solo la metà di loro a compiere quello sforzo in più che può fare la differenza. Ma vediamo più nel dettaglio alcuni esempi.

L’ultimo arrivato si chiama The Muffa, ed è un progetto legato a Whoopsee, blog online su news, trend, gossip e, come scrivono sul proprio profilo, “tutto quello che Miranda Priestly vorrebbe sulla sua scrivania entro le tre” (in riferimento al film “Il diavolo veste Prada”). L’account di The Muffa è stato aperto ad agosto di quest’anno e ha già raggiunto i 1.667 follower, con una media di oltre 3 mila visualizzazioni per video. L’engagement, calcolato come rapporto in percentuale tra la somma delle interazioni ottenute dal post e il numero delle persone che lo hanno visto, è ben sopra la media: 7,34%, segno premonitore di una crescita futura.

Tra i video più visti, c’è quello in cui, in seguito alla presa di posizione ambigua sul nucleare in Germania da parte di Greta Thunberg, i gestori della pagina sono andati in giro per Milano a chiedere ai giovani cosa ne pensassero e se, secondo loro, l’attivista svedese fosse pro o contro l’utilizzo dell’energia nucleare. Come scrivono loro stessi “le parole di Thunberg non sono così sconvolgenti come possono sembrare”, la maggior parte dei ragazzi ci tiene a precisare che l’attivista avesse detto, parafrasando, “meglio il nucleare che riaprire le centrali a carbone”. Il primato in termini di views spetta però al video del 19 ottobre in cui vengono spiegate le ultime rilevazioni di Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Unione europea, secondo cui l’autunno è destinato via via a scomparire a causa delle temperature in Europa sempre molto sopra la media.

Politica, attualità, crisi climatica ma anche tecnologia (#tecnologia è il secondo hashtag più utilizzato dalla pagina), come il post sulla casa marziana costruita nel porto di Bristol o il velivolo elettrico biposto XPENG X2 di XPeng Aeorth, una vera e propria autovolante a impatto 0.

Uno dei profili Instagram più famosi per l’ambiente è sicuramente Ohga. Si tratta di un progetto editoriale di Ciaopeople Media Group, azienda napoletana che è dietro il successo del famoso giornale online Fanpage ma anche del gruppo comico The Jackal. La pagina, strutturata come un vero e proprio magazine digitale, raccoglie quasi 400 mila follower con una media di 1.600 like per post e oltre 20 mila visualizzazioni per video. L’engagment tuttavia è relativamente basso, solo lo 0,14%.

Ohga è comunque una pagina presente da molto tempo sui feed di Instagram, l’account è nato a settembre del 2018 e in questi anni ha prodotto quasi 10 mila contenuti. La crescita del profilo è stata costante per buona parte della sua vita online ma negli ultimi mesi ha cominciato ad arrestarsi, fino a luglio di quest’anno quando la tendenza si è perfino invertita.

Tra le rubriche più famose di Ohga c’è sicuramente quella in cui viene spiegato come riciclare o recuperare oggetti, alimenti o altro ancora che abbiamo nelle nostre case utilizzando solo metodi naturali ed ecosostenibili. Negli ultimi tempi, ad esempio, il post che ha ricevuto più visualizzazioni è quello dello scorso 19 ottobre in cui insegnano tre metodi per recuperare il pane secco, contenuto che è arrivato a raggiungere quasi le 90 mila views e i 5 mila like.

L’altro focus di Ohga è quello di fare informazione, soprattutto sulle novità tecnologiche che permettono di inquinare meno nel nostro quotidiano: dal frigorifero che non ha bisogno di corrente, al cimitero dove il corpo umano viene trasformato in compost per le piante. L’ultimo video del genere a riscuotere grande successo è stato quello su “come risparmiare con il fotovoltaico” in cui la giornalista e content editor di Ohga Beatrice Barra spiega i lati positivi del fotovoltaico sulle bollette della luce.

Il terzo e ultimo profilo di cui voglio parlare non è legato ad un giornale o ad una pagina ma riguarda una persona, una influencer, una delle italiane più famose per parlare di ambiente. Come scrive nella sua bio “parlo di sostenibilità sui social, dal 2016”. Questo le ha permesso di raggiungere un pubblico di circa 100 mila follower, con una crescita costante durante tutto il suo periodo di attività.

Carotilla, alias Camilla Mendini, ci spiega dalla Florida, in cui vive, come combattere il Fast-fashion riutilizzando in sei modi diversi il proprio costume per il mare o come fare le pulizie di casa senza produrre il minimo spreco. Le rubriche principali riguardano tuttavia la cucina e il giardinaggio.

Il tutto viene affrontato con molta ironia ma senza al contempo banalizzare il problema del cambiamento climatico, tema spesso richiamato nel proprio feed, con toni realistici e catastrofici.

Ultimamente, la top green influencer si è occupata anche della protesta che ha visto due attiviste ambientaliste macchiare con una zuppa al pomodoro il quadro dei girasoli di Van Gogh. Il gesto, condannato dalla stampa e da buona parte dell’opinione pubblica, è solo l’ultimo di una più grande manifestazione che vede attivisti pro-ambiente imbrattare quadri e opere d’arte nei musei per attirare l’attenzione verso il problema del cambiamento climatico. Carotilla spiega che in realtà nessuna delle opere d’arte è stata finora rovinata, che di solito ad essere colpito o sporcato è il vetro che protegge il quadro e si tratterebbe dunque di semplice disinformazione mediatica.

Se questi canali social abbiano effettivamente effetti positivi sul nostro impatto ambientale è cosa difficile da stabilire, è senz’altro vero però che molte di queste pagine “green” registrano un forte successo mediatico, segno che, comunque, un interesse verso la questione climatica e la disponibilità da parte delle persone a compiere uno sforzo (anche piccolo) in più esistono.

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