News
ETS e ETS2, tra allarmi e strategia: a Montecitorio la transizione si misura su costi, competitività e sicurezza energetica
Di Beatrice Telesio di Toritto
All’interno della Sala della Regina, Forza Italia ha acceso i riflettori su uno dei nodi più sensibili della transizione energetica: l’arrivo dell’ETS2, il nuovo mercato europeo della CO₂ che coinvolgerà trasporti ed edifici con potenziali ripercussioni profonde su famiglie, imprese e sistema produttivo. L’iniziativa dell’Onorevole Luca Squeri ha riunito ministri, associazioni di categoria e vertici dell’energia per misurare impatti e criticità di un meccanismo che, per molti, rischia di diventare più una tassa aggiuntiva che uno strumento di decarbonizzazione.
A Intervenire anche stato il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, che ha riconosciuto come l’impianto attuale dell’ETS e la sua estensione all’ETS2 risultino poco adatti alla struttura italiana: «Non siamo il Lussemburgo, abbiamo 42 milioni di veicoli vetusti e borghi sparsi ovunque». Un quadro che, secondo il Ministro, richiede all’Europa un approccio più omogeneo per evitare di scaricare costi sproporzionati su cittadini e imprese.
Sulla stessa linea si sono inseriti gli interventi politici di Paolo Barelli e dello stesso Luca Squeri. Barelli ha richiamato l’urgenza di una «posizione italiana compatta» per negoziare in Europa regole più equilibrate e sostenibili, sottolineando che «la transizione non può diventare un freno alla competitività». Squeri ha rimarcato il senso dell’iniziativa: «L’Italia deve essere protagonista della revisione del sistema ETS ed ETS2, non subirla». Per il deputato di Forza Italia, in gioco ci sono coesione sociale, investimenti e sicurezza energetica, temi che impongono un confronto strutturato con Bruxelles.
Nel segmento dedicato ai dati e alla valutazione tecnica, è intervenuta Maria Siclari, Direttore Generale di Ispra, che ha illustrato lo stato dell’arte del Paese e il ruolo dell’Istituto nel supporto al Governo. Siclari ha ricordato che l’Italia, sul fronte ETS1, è in linea con le traiettorie previste, mentre rimane indietro su trasporti e residenziale, i settori più direttamente colpiti dall’ETS2.
Dal mondo industriale è poi partito un coro di allarme verso un sistema definito “miope” e pericoloso per la competitività. Antonio Gozzi di Federacciai ha chiesto una proroga delle quote gratuite e l’esclusione degli speculatori dal mercato, avvertendo che far pagare la CO₂ residua a chi ha già investito nelle migliori tecnologie significa spingere verso la delocalizzazione. Guido Bortoni di Elettricità Futura ha parlato di una “tassa tossica” in grado di indebolire la manifattura proprio quando servirebbero investimenti stabili e certezza normativa. Più favorevole l’analisi del Presidente del Comitato ETS, Mauro Mallone, secondo cui il sistema resta efficace per raggiungere gli obiettivi climatici, ma necessita di un governo più attento del prezzo della CO₂.
L’ETS2, esteso a edifici e trasporti, è il capitolo che suscita più preoccupazioni. Marta Bucci di Proxigas ha evidenziato un paradosso strutturale: con 16 milioni di edifici in classe F e meno di 6 milioni compatibili con una pompa di calore, il rischio è tassare il 90% dei consumatori senza creare reali alternative tecnologiche. Sul perimetro dei settori specifici le criticità non mancano. Gabriele Di Cintio di Acea Ambiente ha definito “paradossale” l’inclusione dei termovalorizzatori, mentre Gianni Murano di Unem ha evidenziato il fallimento del meccanismo di stabilità dei prezzi, incapace di frenare l’impennata oltre gli 80 euro a tonnellata. Sebastiano Gallitelli di Assopetroli ha sollevato inoltre il problema delle piccole imprese di distribuzione carburanti, penalizzate dal mancato riconoscimento degli acquisti di biocarburanti ai fini ETS2.
Uno dei focus più caldi ha riguardato anche il settore marittimo, con l’intervento di Dario Soria di Assocostieri, che ha parlato di una “tempesta regolatoria perfetta”. L’Italia, ha spiegato, applica con maggiore rigidità norme come ETS, ETS2, RED III, FuelEU Maritime e SECA Mediterraneo, generando uno svantaggio competitivo ormai strutturale. Il crollo del bunkeraggio — da 2,7 a 2,3 milioni di tonnellate — è un indicatore di un trend che vede compagnie e armatori orientarsi verso porti meno onerosi, con effetti a cascata su logistica, manutenzione navale, autotrasporto e turismo via mare, per un danno stimato in oltre 120 milioni di euro.
Il nodo, ancora una volta, è governare la transizione senza scaricarne il peso su famiglie e imprese. Un’esigenza condivisa dal fronte politico e produttivo, con un messaggio chiaro: l’Italia deve presentarsi unita al tavolo europeo se vuole evitare che ETS ed ETS2 diventino un freno strutturale alla crescita del Paese.
Immagini e montaggio a cura di Simone Zivillica





