Ambiente

Caro gas, l’informativa urgente di Cingolani (INTEGRALE)

03
Maggio 2022
Di Giampiero Cinelli

Il caro gas e petrolio, le sanzioni, la ristrutturazione dei rapporti energetici. Temi intrecciati e centrali in questo periodo che impongono al governo di definire una strategia. Dalle fonti russe l’Italia vuole rendersi in gran parte autonoma, ma mentre mette a punto il piano dovrà contrastare i disagi per famiglie e aziende. In questo senso va il decreto del 2 maggio.


GLI INTERVENTI

La parte relativa al contenimento dei costi dell’energia è stata riassunta nell’informativa urgente che il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha trasmesso oggi alla Camera dei Deputati (in basso il documento integrale). Vi si legge che il prezzo di scambio del gas naturale è passato da 20 euro al MW/h a 100 euro al MW/h. Per quanto riguarda i prezzi dell’energia elettrica all’ingrosso, il PUN (Prezzo Unico Nazionale) ha registrato valori record. Negli ultimi mesi si sono raggiunti i valori più elevati da quando la borsa italiana è stata costituita, e negli ultimi giorni i valori si sono attestati tra i 200 e i 250 € MW/h. Quindi l’intervento dell’esecutivo comprenderà 29 milioni di famiglie e 6 milioni di imprese, per un valore superiore a 15 miliardi di euro in tre trimestri che ARERA ha attuato per le componenti regolate.
L’elenco delle misure, rifinanziate dal DL appena approvato, prevede: l’annullamento transitorio degli oneri di sistema in bolletta per tutti i clienti; Il potenziamento del bonus sociale alle famiglie che versano in gravi difficoltà economiche, per un totale di 5,2 milioni di famiglie. Per il terzo trimestre del 2022, tali agevolazioni sono rideterminate dall’ARERA nel limite delle risorse disponibili nel bilancio della Cassa per i servizi energetici e ambientali. Il bonus viene riconosciuto per l’intero anno in corso indipendentemente dal momento della presentazione della dichiarazione ISEE; poi la riduzione dell’iva sul gas destinato a usi civili e industriali; i contributi straordinari sottoforma di credito d’imposta per le imprese energivore e a forte contenuto di gas naturale; il sostegno alla liquidità per le imprese, incluse microimprese e Pmi; crediti d’imposta per il settore dell’autotrasporto.

UN TETTO AL PREZZO

Per gestire il caro gas, Cingolani ha parlato anche dell’introduzione di un price cap, ancora da definire nei dettagli. Si tratterebbe di un tetto europeo temporaneo sulle transazioni di gas naturale all’ingrosso. Questa misura, oltre a portare beneficio diretto ai consumatori di gas, porterebbe anche notevoli benefici sui prezzi del mercato elettrico all’ingrosso. Tra le misure anche il disaccoppiamento dei prezzi di vendita dell’energia prodotta da tecnologie rinnovabili elettriche rispetto a quelli del parco termoelettrico.

LA SOSTITUZIONE DEL GAS RUSSO

Una volta messe al sicuro imprese e famiglie, riusciremo a rimodellare la rete di forniture? Cingolani ci crede, anche se mette in chiaro i tempi: «Entro la seconda metà del 2024 dovremmo essere autonomi, potremmo fare a meno di importare gas russo – ha detto oggi a Repubblica –.  I cardini sono tre. Il primo aumentare il gas che arriva in Italia attraverso i gasdotti. Solo dall’Algeria nell’arco di tre anni ci sarà un aumento del gas importato di 9 miliardi di metri cubi. Poi puntiamo sull’aumento del gas liquefatto che arriva da noi via nave. Grazie agli accordi con Algeria, Angola, Congo, Qatar il gas liquefatto importato aumenterà di 1,5 miliardi di metri cubi quest’anno per arrivare a regime, nella seconda metà del 2024, a 12,7 miliardi di metri cubi». Servono poi le rinnovabili per contenere il caro gas. Sempre il ministro: «ci consentiranno di risparmiare 7 miliardi di metri cubi di gas al 2025. Contando inoltre altre misure di risparmio, come il controllo delle temperature domestiche o lo sviluppo di biocarburanti, che ci permettono di tagliare 2,5 miliardi di metri cubi quest’anno e arrivare a oltre 10 miliardi nel 2025. Insomma, combinando i tre approcci raggiungeremo i 29 miliardi di metri cubi nella seconda metà del 2024». Resta comunque preoccupazione rispetto agli imprevisti e allo squilibrio della situazione internazionale: «Abbiamo fatto tutte le simulazioni per capire come i nuovi contributi di gas, gas liquefatto e i risparmi ci possono far arrivare al prossimo inverno e a quello successivo. Stiamo facendo gli stoccaggi per avere le scorte, ma tutto dipenderà da se e quando sarà sospesa la fornitura russa: se fosse sospesa tra un mese il prossimo inverno sarebbe complicato da gestire. Se invece fosse sospesa a fine anno potremmo andare avanti abbastanza tranquillamente», ha puntualizzato Cingolani. 

NIENTE RUBLI

Smentite anche le ipotesi di acquisto della materia prima in rubli. Recentemente era stato lo stesso ministro a metterle sul piatto per un tempo determinato e breve, ma successivamente l’Italia ha dovuto fare marcia indietro in occasione del Consiglio Europeo, dopo accesi chiarimenti con gli altri leader. Il pagamento nella valuta russa potrebbe violare le sanzioni e l’argomento viene suscitato da un quadro normativo poco chiaro in materia che sarà oggetto presto di chiarimenti. I tempi non celeri dell’embargo sul petrolio alla Russia provengono dalla necessità di trovare la quadra con tutti i paesi con il rischio di veto molto concreto. Ultimamente anche la Germania si è detta favorevole. Sebbene non subito ma tra un anno. Giorni complessi mentre si fa strada il sesto pacchetto di sanzioni verso Mosca. 

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