Ambiente

Blue Economy, un mare di potenzialità

14
Maggio 2025
Di Giampiero Cinelli

L’Italia ha un’identità profondamente legata al mare. Non si tratta solo della sua posizione geografica, ma del fatto che oggi il mare è diventato un elemento chiave per lo sviluppo economico, energetico e ambientale del Paese. La cosiddetta “blue economy” – ovvero l’economia del mare – genera oltre 178 miliardi di euro all’anno, pari al 10% del PIL nazionale. Coinvolge circa un milione di lavoratori e comprende più di 250.000 imprese: dalla pesca ai porti, dai trasporti marittimi al turismo costiero, fino alla produzione di energia rinnovabile in mare aperto. Se un tempo il mare veniva visto solo come un ecosistema da proteggere, oggi è chiaro che la sua salvaguardia può andare di pari passo con lo sviluppo: parliamo di porti ecologici, lavoro qualificato, mobilità sostenibile, innovazione tecnologica e formazione di nuove professionalità.

A supportare questa visione c’è ora anche una solida iniziativa politica: il nuovo Intergruppo parlamentare per l’Economia del Mare, lanciato il 6 maggio in Senato. Composto da 41 parlamentari provenienti da tutte le forze politiche e da ogni area del Paese, rappresenta un’alleanza trasversale che sancisce come il mare sia diventato una priorità strategica nazionale e un pilastro fondamentale per la politica industriale italiana.

Istituzioni in campo
Giordano Giorgi, Direttore del Centro nazionale coste di Ispra, intervenuto a “Largo Chigi”, il format in onda su Urania Tv, a spiegato che «Ispra sta dando un contributo importante agli operatori che stanno investendo nella produzione di energia rinnovabile offshore, per costruire un processo virtuoso di tutela e protezione delle aree interessate, senza per questo ostacolare le iniziative di sviluppo. Questa è la nuova concezione della transizione blue, resa possibile anche dalle nuove tecnologie di monitoraggio e studio delle coste e dei fondali marini». Il Direttore ha aggiunto: «Nel settore marittimo l’elettrificazione delle banchine è un tema fondamentale, perché la qualità dell’aria risente molto delle emissioni delle navi con i motori accesi nei porti. Per la loro alimentazione l’eolico offshore rappresenta una soluzione strategica, che richiede però anche un adeguamento delle banchine per il montaggio delle pale e per il loro trasporto in mare. I porti italiani in parte alimentati dagli impianti di eolico offshore potrebbero dare dei risultati importanti sia in termini di sviluppo sia di un sostanziale miglioramento dell’impatto ambientale».

L’intergruppo parlamentare
Il mare offre molto, non dobbiamo vederlo come un confine ma come un collegamento tra Europa e Africa e abbiamo esigenza di raggruppare tutte le forze politiche per creare un momento di condivisione finalizzato a una corretta regolamentazione per creare un driver di sviluppo. A questo obiettivo lavorerà l’intergruppo parlamentare dedicato alla blue economy ha detto a “Largo Chigi” la senatrice Simona Petrucci, intervenuta a Largo Chigi . L’intergruppo ha tra i suoi obiettivi la tutela ambientale, lo sviluppo delle risorse del sottosuolo marino, la formazione rivolta ai futuri operatori del mare, tutto il sistema della portualità. Il primo step sarà tra qualche mese, quando avremo materiale su queste tematiche così da essere di supporto al grande lavoro del ministro Musumeci. Fino ad oggi il mare era solo qualcosa da tutelare, ma adesso è diventato protagonista dell’economia, il governo ha deciso di metterlo al centro dello sviluppo economico, abbiamo stimato un potenziale economico di circa 300 mld di euro».

Con la semplificazione si accelera
A Largo Chigi è stata condivisa anche l’esperienza dei soggetti privati attivi nel campo: «Come realtà del trasporto marittimo siamo coinvolti nei processi di decarbonizzazione. Il settore marittimo emette una quota di CO2 minore del 3% – ha affermato Stefano Messina, Vice presidente esecutivo Messina Line –. Nel lungo raggio e corto raggio, specificità del nostro Paese, stiamo implementando combustibili a basso tenore di zolfo e con gas liquefatto, che è di transizione per arrivare al Net Zero, ma ci vuole tempo. I progetti ci sono, fare la nave non è difficile però abbiamo bisogno di infrastrutture. Sono contento dei dati sulla blue economy sostenibile e del lavoro avviato dal governo con l’intergruppo parlamentare. Necessaria è una sburocratizzazione. Non chiediamo soldi pubblici. Però chiediamo con determinazione la semplificazione, perché abbiamo una regolamentazione plurima: locale, nazionale, europea e internazionale. Sensato che le istituzioni intervengano perché noi il nostro lo facciamo, attraverso una contrattazione collettiva e di secondo livello molto consolidata, tanti investimenti, formazione e siamo i primi a volere la sicurezza nei luoghi di lavoro».

L’impatto dei capitali privati
Da notare anche il contributo alla Blue Economy dei fondi di investimento. Giovanni Pinelli, Senior Director Energy Green Arrow Capital, ha sottolineato: «L’eolico offshore rappresenta una asset class strategica per accelerare la transizione energetica e rafforzare l’indipendenza energetica dell’Italia. Il progetto che stiamo sviluppando lungo le coste calabresi produrrà 1.300 gigawattora di energia all’anno, una quantità paragonabile a quella di un piccolo reattore nucleare, generando al contempo occupazione e benefici significativi per il territorio. Green Arrow Capital prevede un investimento di 1,5 miliardi di euro di capitali privati per la realizzazione dell’impianto, con un impatto economico stimato in 4,5 miliardi di euro di valore condiviso per l’area interessata. I porti coinvolti nella catena logistica e industriale per l’assemblaggio delle turbine – ha concluso Pinelli – possono diventare veri e propri hub produttivi per tutto il Mediterraneo. Si tratta di una filiera che potrà contare su trasporti via mare, creando occupazione qualificata e contribuendo in maniera concreta alla crescita del PIL italiano».