Politica

Cosa deve (e cosa non deve) temere il centrodestra 

25
Luglio 2022
Di Daniele Capezzone

Se, com’è ogni ora più probabile, il cosiddetto centro, l’aggregato dei più o meno autoproclamati campioni dell’”agenda Draghi”, si rivelerà solo il cespuglio destro del centrosinistra, rinunciando alla corsa autonoma e quindi offrendosi come fianco riformista della coalizione guidata dal Pd, mi pare facile prevedere che – da quel lato – il centrodestra avrà poco da temere. 

Sì, certo, è già scattata un’operazione mediatica volta a valorizzare i ministri che hanno lasciato Forza Italia (e che potrebbero avere proprio quell’approdo politico-elettorale), così come non mancherà uno sforzo di valorizzazione della presunta “differenza”, del “quid pluris” della lista centrista, comunque si chiami. 

Ma, per quanto esistano elettori di centrodestra delusi e disaffezionati, mi pare assai difficile che possano farsi attrarre da un simile specchietto per le allodole: un conto è essere insoddisfatti della propria teorica coalizione di riferimento, altro conto è farsi portare armi a bagagli a sostenere la linea Letta-Speranza, sia pure per interposto “centro”.

Già dopo il primo turno delle comunali di Roma, nell’autunno scorso, si era ben compreso l’andazzo: Carlo Calenda era stato molto abile ed efficace, in prima battuta, ad attrarre anche voti da destra; ma, dopo neanche mezza giornata dalla chiusura delle urne del primo turno, si era subito affrettato a far dichiarazione di voto per l’uomo del Pd, Roberto Gualtieri. Ora la convergenza con la sinistra sarà ancora più esplicita e visibile, creando significativi anticorpi presso l’elettorato di destra.

Semmai, il centrodestra deve temere che una quota dei suoi elettori faccia un’altra scelta (questa davvero insidiosa per le sorti di Fdi-Lega-Fi): non spostarsi a sinistra, ma restare a casa. Da qui, lo scriviamo da mesi. Il rischio vero è che una parte dell’immenso blocco sociale fatto di partite Iva, autonomi, piccole imprese e lavoratori del privato, pur detestando la sinistra, non si sia sentito adeguatamente difeso dal centrodestra negli ultimi anni. Sta a Meloni-Salvini-Berlusconi, in un fazzoletto di settimane, persuaderli a mobilitarsi per un ultimo investimento di fiducia nei loro confronti. La differenza tra una vittoria e un pareggio, per il centrodestra, sta tutta qui.