Economia

Il rublo tiene e Bloomberg lo premia. La battaglia delle sanzioni ancora tutta da giocare

13
Maggio 2022
Di Giampiero Cinelli

La moneta russa sembra non risentire del conflitto ucraino. Oggi è scambiato a 67,8 per 1 euro e a 65,05 per un dollaro (borse ancora non chiuse). La sua risalita dunque è stabile, dopo i massimi di svalutazione di inizio marzo a 140 rispetto al dollaro e a 154 rispetto all’euro.

La resilienza del rublo è stata riconosciuta da Bloomberg, che l’ha incoronata valuta migliore al mondo di quest’anno tra le 31 principali valute monitorate. Attribuendo le ragioni del successo alla strategia riuscita dei controlli ai movimenti di capitale. Riducendo insomma la fuoriuscita di denaro dal Paese Mosca ha potuto reggere all’impatto delle sanzioni. Da quando sono iniziati i restringimenti, il rublo si è apprezzato dell’11% rispetto al dollaro, che è superiore rispetto al 9% raggiunto dal real brasiliano. Con questa politica dirigista, il governo ha obbligato gli esportatori a vendere valuta estera, in modo da far rivalutare la moneta, esigendo rubli nei pagamenti per le esportazioni di gas ai paesi ostili. Ricorderete infatti che alcuni paesi hanno accettato le nuove modalità di pagamento. Secondo indiscrezioni che circolano, Ungheria e la Slovacchia useranno i rubli per le importazioni di gas e hanno aperto un conto presso Gazprombank. Riguardo invece i paesi che hanno applicato le sanzioni, pare che gli euro e i dollari stiano arrivando su un conto di Gazprombank e successivamente la Banca Centrale converte in rubli le somme, per sostenere il cambio della valuta russa. Questo serve anche ad aggirare le sanzioni relative al sistema finanziario di pagamenti internazionali, lo Swift, che altrimenti congelerebbe i flussi di moneta che vengono accreditati su conti presso banche estere.      

Le sanzioni più incisive insomma possono solo essere quelle sull’energia, non ancora concretizzate, e se l’export di prodotti russi a lungo andare subirà un colpo, è anche vero che la nazione diminuirà le sue importazioni dai paesi UE che lo stanno osteggiando. Sul fronte delle materie prime, la prova del nove sarà quella sul grano, rispetto al quale apprendiamo attualmente vi sono criticità logistiche. Cioè i veri problemi per Vladimir Putin inizieranno qualora la vendita dei prodotti non energetici sarà messa davvero a rischio e questo può certamente accadere. Ecco perché gli analisti si aspettano di vedere gli effetti delle sanzioni a lungo termine. Senza considerare eventuali danneggiamenti delle condutture di gas in territorio ucraino, già avvenute. Ed è da segnalare il blocco di una parte di gasdotto ucraino avvenuto ieri nel Donbass. Intanto si stima che la divisa di Mosca possa arrivare anche a 60 rubli per un dollaro alla fine del secondo trimestre per poi scendere a 75. Le analisi dovranno riuscire a dire se la condizione abbastanza stabile della moneta riflette davvero l’economia del Cremlino o è artificiale. Le politiche monetarie sicuramente influenzano il quadro reale. Ma fin quando di rubli ci sarà bisogno e verranno chiesti dagli operatori, la battaglia contro Putin resterà ancora tutta da giocare.