Economia

La forza delle reti locali: aziende e territori contro la violenza di genere con modelli che fanno scuola

05
Dicembre 2025
Di Bianca Spada

(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto de Il Riformista)
La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne ha riportato l’attenzione su un fenomeno che in Italia mantiene dimensioni allarmanti, con effetti sociali ed economici sempre più evidenti. Secondo l’ISTAT, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni, pari a quasi 6,8 milioni di persone, ha subito una forma di violenza fisica o sessuale; il 21% ha subito una violenza sessuale e il 5,4% uno stupro o tentato stupro. Nei primi mesi del 2024 la violenza domestica è aumentata del 23% e i reati connessi agli atti persecutori del 18% . Per il Paese il costo sociale supera i 17 miliardi l’anno tra sanità, welfare e perdita di produttività, mentre per molte vittime l’abuso porta con sé anche la perdita dell’autonomia economica: circa la metà delle donne che subiscono violenza non dispone più di un reddito proprio e viene risucchiata nel cosiddetto “trend del caregiving”, che le confina in ruoli subalterni e non coerenti con le loro competenze, alimentando una dipendenza che rende più difficile uscire dalla spirale della violenza. 

È in questo contesto che si colloca l’iniziativa promossa da Federfarma Roma e dall’associazione Farmaciste Insieme, che nel mese di novembre ha deciso di distribuire gratuitamente nelle farmacie della Capitale i kit rapidi per individuare sostanze stupefacenti inserite di nascosto nelle bevande, un tentativo di contrastare il drink spiking, fenomeno ancora poco monitorato ma in crescita, che sfrutta sostanze come GHB o chetamina per annullare la volontà della vittima. I test CYD – Check Your Drink consentono una verifica immediata tramite il cambio di colore della card e, secondo i dati tecnici, rilevano con un’accuratezza fino al 98% le principali droghe usate negli abusi. La campagna, intitolata «Il consenso non si scioglie in un drink», è stata costruita con una rete di associazioni attive nel sostegno alle donne — da Telefono Rosa a Differenza Donna, fino alla Casa delle Donne Lucha y Siesta e Ponte Donna — e punta a portare la prevenzione nei luoghi di prossimità, sfruttando la presenza capillare delle farmacie come primo presidio sociale sul territorio. «Informazione e strumenti utili possono salvare una serata e talvolta la vita», ha osservato il presidente di Federfarma Roma Andrea Cicconetti, ricordando che rendere più accessibili dispositivi semplici può aiutare le persone a riconoscere situazioni di rischio e favorire una maggiore consapevolezza anche nelle comunità maschili.

Se la prevenzione è il primo passo, l’autonomia economica è ciò che permette davvero alle donne di non tornare indietro. È in questa direzione che si muove la Fondazione VINCI, orientando una parte rilevante delle proprie iniziative sociali su progetti capaci di trasformare la protezione in opportunità. Tra questi c’è «Ri-VINCIta di Genere», realizzato con la Casa delle Donne Lucha y Siesta e la piattaforma Carriere.it, che offre formazione e supporto professionale a chi esce da relazioni violente e deve ricostruire competenze e indipendenza. La Fondazione sostiene anche l’Associazione LULE, impegnata nell’integrazione di vittime da tratta e sfruttamento sessuale, dove fragilità economica e vulnerabilità sociale si intrecciano e rendono essenziale un percorso stabile. Questo impegno trova continuità anche all’interno di VINCI Energies Italia, che sta lavorando per ridurre il divario di genere in un settore tradizionalmente tecnico. Programmi come il «VEI Adoption Program», dedicato all’ingresso delle donne nelle discipline STEM, e il percorso verso la Certificazione di Parità di Genere avviato con Axians tramite il progetto “Axians Be Equal”, puntano a rendere più accessibile la crescita professionale femminile e a strutturare politiche interne più trasparenti. Interventi diversi, ma con un filo comune: creare le condizioni perché chi esce dalla violenza possa davvero costruire un futuro autonomo, dentro e fuori il mercato del lavoro.

La prevenzione che entra nei luoghi quotidiani, come le farmacie, e i percorsi di autonomia economica costruiti intorno alle storie delle donne mostrano come territori e imprese possano incidere sul modo in cui il Paese affronta la violenza di genere. Da una parte c’è la protezione immediata, concreta, che aiuta a riconoscere un rischio e ad evitarlo; dall’altra c’è il tentativo di creare condizioni materiali che permettano di partire davvero, restituendo continuità professionale e stabilità economica. In un contesto in cui la violenza resta una delle emergenze sociali più diffuse e costose, questi due modelli indicano che il contributo del settore privato può essere più strutturale che simbolico: interventi capaci di produrre possibilità, e non solo testimonianze, che nel tempo rafforzano la resilienza delle comunità e ampliano gli spazi di libertà per chi esce dalla violenza.