Salute
Prevenzione cardiovascolare, il Senato riaccende i riflettori su uno dei nodi più urgenti della sanità italiana
Di Beatrice Telesio di Toritto
Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora oggi la prima causa di morte in Italia: nel 2022 hanno provocato 222.717 decessi, pari al 30,9% del totale, secondo l’ultimo report ISTAT sulle cause di morte pubblicato nel 2025. Un dato che conferma la portata strutturale di un fenomeno spesso sottovalutato nella percezione pubblica, ma decisivo per la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. È all’interno di questo scenario che si è svolto, nella Sala Zuccari del Senato, il convegno promosso dal Senatore Guido Quintino Liris, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Bilancio, dedicato alla prevenzione cardiovascolare e alla necessità di una strategia comune tra istituzioni, clinici, ricerca e industria. Un confronto che ha riunito i principali attori del sistema per delineare un approccio più moderno alla gestione del rischio, fondato su diagnosi precoce, innovazione tecnologica e una presa in carico realmente territoriale.
Fin dall’apertura, il Senatore Liris ha insistito sulla necessità di un cambio di paradigma che sposti il baricentro dell’assistenza sanitaria fuori dagli ospedali, rafforzando il territorio e intercettando il rischio quando è ancora gestibile. Ha ricordato come le patologie cardiovascolari colpiscano in modo particolare gli ultrasessantenni, spesso accompagnate da squilibri lipidici e metabolici che, se non riconosciuti tempestivamente, possono degenerare in quadri clinici complessi coinvolgendo più apparati. Per Liris il punto di partenza è chiaro: «Prevenire significa attivare screening capillari, lavorare fianco a fianco con i medici di medicina generale, promuovere un approccio polispecialistico e valorizzare la specialistica ambulatoriale, perché è lì che si fa davvero la differenza». In questa logica si inserisce anche la spinta all’innovazione. Tecnologie di monitoraggio avanzato, dispositivi domiciliari e nuove soluzioni digitali rappresentano strumenti capaci non solo di migliorare la diagnosi precoce, ma anche di ridurre la pressione sugli ospedali. «Tutto ciò che può essere gestito fuori dal presidio ospedaliero deve esserlo», ha ribadito, citando anche le Case di Comunità e il ruolo crescente delle farmacie come presidi di prevenzione e primo intercettamento del rischio. L’innovazione, secondo il senatore, ha un impatto diretto sulla sostenibilità del sistema: diagnosi più rapide, maggiore qualità di vita per i pazienti e minori costi di gestione a lungo termine.
Una visione condivisa anche da Nedim Pipic, Amministratore Delegato di Boehringer Italia, che ha portato la prospettiva di un’industria farmaceutica impegnata da anni nella ricerca cardiovascolare e nella creazione di reti collaborative con regioni e aziende sanitarie. Pipic ha sottolineato come la prevenzione richieda un cambio culturale prima ancora che clinico, a partire dalla consapevolezza che le malattie cardiovascolari non viaggiano mai da sole, ma si intrecciano con quelle renali e metaboliche in un continuum che riguarda 24 milioni di italiani. Una complessità che rende urgente, secondo il manager, l’introduzione di screening nazionali dedicati, strumenti essenziali per ridurre il tempo che separa la diagnosi dall’evento acuto e per contenere gli effetti di infarti e ictus, che non pesano solo sulla salute ma anche sui bilanci pubblici e sulla vita quotidiana delle famiglie. Da qui l’appello a una collaborazione strutturata tra settore pubblico e privato, non come slogan ma come leva concreta capace di accelerare l’accesso dei pazienti alle terapie più avanzate e di costruire percorsi di cura integrati e multidisciplinari. Per Boehringer, innovare significa lavorare insieme per un sistema in cui prevenzione, diagnosi precoce e sostenibilità vadano di pari passo.
L’importanza di un’infrastruttura capace di sorreggere questi obiettivi è stata evidenziata anche da Americo Cicchetti, commissario straordinario di AGENAS, che ha presentato l’avvio operativo della piattaforma nazionale di telemedicina, un investimento rilevante destinato a diventare un tassello fondamentale per la gestione delle patologie croniche e cardiovascolari. Con oltre 700 mila persone già coinvolte nei servizi attivi, la piattaforma permette di avvicinare il sistema sanitario al cittadino, garantendo telemonitoraggio e interventi domiciliari senza mai sostituire – ha precisato Cicchetti – il ruolo del medico. La telemedicina, infatti, non è uno strumento di risparmio o una scorciatoia organizzativa, ma un potenziatore della capacità clinica, in grado di assicurare una presenza più continua, una valutazione costante dei parametri e una risposta più tempestiva ai cambiamenti dello stato di salute dei pazienti. In un ambito come quello cardiovascolare, dove il fattore tempo è decisivo, questa vicinanza digitale può rappresentare la differenza tra un aggravamento e un percorso gestito in sicurezza.
Il convegno ha dimostrato che la prevenzione cardiovascolare non può più essere considerata un capitolo aggiuntivo delle politiche sanitarie, ma un asse strategico che incrocia innovazione, organizzazione territoriale, governance della cronicità e sostenibilità economica. Solo unendo competenze cliniche, programmazione istituzionale e investimenti mirati sarà possibile costruire un modello capace di ridurre la mortalità, migliorare la qualità della vita e rendere più robusto il Servizio Sanitario Nazionale. Un obiettivo che passa da diagnosi tempestive, screening strutturati, percorsi integrati e un uso intelligente della tecnologia: elementi diversi, ma che nel dibattito al Senato hanno trovato un filo rosso comune e una visione unitaria su cui costruire i prossimi passi.
Riprese e montaggio di Simone Zivillica





