Politica
Mafie e appalti, l’allarme della Camera: “Nessun territorio è immune”
Di Ilaria Donatio
Alla Camera si accendono i riflettori su uno dei punti più sensibili dell’economia italiana: il rapporto fra mafie e appalti pubblici. Questo pomeriggio, nella Sala del Refettorio, si è tenuto il convegno Mafie e Appalti promosso da Fratelli d’Italia che ha riunito procuratori, prefetti, autorità di controllo e rappresentanti delle istituzioni per un confronto sul rischio di infiltrazioni criminali nei cantieri e nei flussi di spesa, in particolare quelli legati al Pnrr e ai fondi di sviluppo.
L’iniziativa, promossa dal senatore Raoul Russo, coordinatore dell’VIII Comitato della Commissione parlamentare Antimafia, e dalla deputata Carolina Varchi, ha visto la partecipazione di figure di primo piano: il direttore della Dia Michele Carbone, il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia, il prefetto del capoluogo siciliano Massimo Mariani, il presidente del CCASIIP Paolo Canaparo, il direttore dell’Unità di Informazione Finanziaria Enzo Serata, oltre al commissario alla Ricostruzione del sisma 2016 Guido Castelli, alla direttrice della Cassa dei Costruttori Edili Bianca Baron e al direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro Danilo Papa. A concludere, la presidente dell’Antimafia Chiara Colosimo. Ha moderato il giornalista Claudio Borrometi.
Nel cuore del dibattito, una preoccupazione che attraversa tutto il Paese. Russo lo ha detto con chiarezza: «Non c’è angolo d’Italia immune dal tentativo di infiltrazioni criminali». Una diagnosi dura, che arriva in una fase che lui definisce «estremamente delicata», con un volume di investimenti pubblici che non ha precedenti recenti e che attira l’interesse delle organizzazioni mafiose. «Tra fondi Pnrr e fondi Sviluppo e coesione viviamo un momento importante in cui si sta investendo, ma purtroppo abbiamo spesso notizia di tentativi delle varie mafie di entrare nel sistema degli appalti, perché lì c’è denaro», ha sottolineato il senatore.
Secondo Russo, il lavoro dell’VIII Comitato ha confermato che il problema non è solo analitico: serve rafforzare la capacità di prevenzione e di contrasto, anche alla luce della rapidità con cui le organizzazioni criminali mutano strategie, sfruttando le vulnerabilità delle procedure e la frammentazione dei controlli. Nonostante una legislazione che definisce «all’avanguardia», le infiltrazioni continuano a trovare spiragli, specialmente nei territori dove i flussi di spesa pubblica sono più consistenti e il tessuto economico è più fragile.
Il convegno ha così posto l’accento su un’esigenza trasversale: proteggere i grandi investimenti in corso, ma anche i cantieri ordinari e i micro-appalti che costituiscono la parte più ampia – e spesso meno visibile – del sistema. Il rischio, hanno ricordato diversi interventi, è che la pressione delle mafie sui lavori pubblici soffochi la concorrenza, distorca il mercato e finisca per compromettere la qualità stessa delle opere.
Il messaggio politico e istituzionale è chiaro: serve una vigilanza continua, capace di tenere insieme intelligence finanziaria, controlli amministrativi, indagini giudiziarie e collaborazione con il mondo delle imprese. Perché, come ha ricordato Russo, comprendere le dinamiche dell’infiltrazione non basta: la sfida è «rendere sempre più efficaci le azioni di contrasto verso il malaffare», prima che i fondi straordinari si trasformino in nuove occasioni di arricchimento per le organizzazioni criminali.





