Salute
IA e automedicazione: la vera sfida è l’alfabetizzazione sanitaria
Di Marta Calderini
Dal rapporto Assosalute-Censis sull’automedicazione al tempo dell’IA emerge che l’intelligenza artificiale è già entrata nel perimetro dell’automedicazione e il nodo, più che tecnologico, è politico: come governarla senza erodere quel “patrimonio” fatto di alfabetizzazione sanitaria diffusa e di relazione con i professionisti che ha fin qui retto le pratiche consolidate di gestione dei disturbi lievi.
Il Rapporto, presentato a Roma il 4 novembre, fotografa un Paese che usa i chatbot per orientarsi: quasi un italiano su due (49,6%) usa tool di IA per chiarire dubbi su disturbi lievi e farmaci da banco, una percentuale che supera il 70% tra i giovani. Il punto critico non è tanto l’adozione, ma la qualità dell’uso: il 37% di chi interroga l’intelligenza artificiale, infatti, non verifica mai con medico o farmacista e il 17,3% rimane in una “bolla” solo digitale, questo nonostante quasi il 38% degli intervistati riconosca di essersi imbattuto in fake news. Il segnale che emerge è che senza regole e leve educative il rischio di disintermediazione cresce proprio dove l’automedicazione dovrebbe restare responsabile e tracciabile.
Nell’apertura dei lavori Michele Albero, presidente di Federchimica Assosalute, ha ricordato che «l’automedicazione responsabile ha un valore sociale e sanitario straordinario» e che «in un contesto di informazione sempre più accessibile e immediata è essenziale saper distinguere il dato scientifico dal contenuto fuorviante». «La soluzione – continua Albero – non sta nel limitare l’autonomia dei cittadini né nel restringere l’offerta di informazione, ma nel sostenere la cultura della responsabilità, diffondere informazioni certificate e promuovere un uso consapevole delle nuove tecnologie, a sostegno dell’alfabetizzazione sanitaria del Paese».
Francesco Maietta, Responsabile Area Consumi Mercati privati Welfare del Censis, ha definito l’automedicazione «un vero patrimonio sociale per il Paese» precisando che «la rivoluzione digitale e l’arrivo dell’Intelligenza Artificiale stanno cambiando profondamente il modo in cui i cittadini si informano. Queste circostanze ci dicono che non possiamo permetterci di essere inattivi: è il momento di investire ancora di più nell’alfabetizzazione sanitaria e nella promozione di fonti affidabili, accompagnando i cittadini nell’uso consapevole delle nuove tecnologie»
Questi alcuni degli spunti emersi dalla presentazione “Educare alla salute: verso una strategia condivisa” che ha riunito interlocutori istituzionali, tra cui Pierluigi Russo, direttore tecnico-scientifico Aifa, Andrea Mandelli, Presidente Fofi, Nicola Calabrese, vicesegretario nazionale Fimmg e Guido Scorza, Garante per la protezione dei dati personali, insieme al commissario Agcom Massimiliano Capitanio e a rappresentanti civici come Anna Lisa Mandorino, Cittadinanzattiva. Per quanto riguarda le istituzioni, sono intervenuti, tra gli altri, la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli, gli onorevoli Gian Antonio Girelli e Ilenia Malavasi e il presidente della Commissione Cultura della Camera Federico Mollicone.
Ronzulli ha sottolineato che «la relazione umana deve restare l’anima del percorso di cura» e l’esigenza di un piano di comunicazione della salute digitale «per non lasciare il tema nelle mani degli algoritmi», mentre Luciano Ciocchetti, vicepresidente XII Commissione Affari sociali della Camera, ha richiamato l’importanza di educare «alla salute e al digitale fin nelle scuole», con l’IA come opportunità se usata correttamente.
Nel complesso, il perimetro chiaro sembra essere chiaro: l’IA è percepita come alleato potenziale dell’automedicazione se incardinata in un ecosistema di alfabetizzazione sanitaria, fonti ufficiali e centralità dei professionisti, con un invito esplicito a un governo proattivo e consapevole del fenomeno digitale per evitare regressioni nella qualità dell’informazione in salute.





