Economia
Manovra, via alle audizioni, crescita e timori: fisco, affitti, meridione
Di Giuliana Mastri
Iniziate oggi le audizioni preliminari in commissione Bilancio del Senato sulla manovra. Si conclude con Giorgetti il 6 novembre. I tanti esponenti auditi hanno offerto un quadro variegato: da più fronti arriva la richiesta di una manovra più attenta ai nodi strutturali dell’economia italiana, capace di coniugare crescita e sostenibilità senza penalizzare i settori chiave.
A sollevare le prime perplessità è stato il vicepresidente nazionale della Fimaa, Maurizio Pezzetta, che ha criticato l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi dal 21 al 26 per cento, giudicandolo una misura inefficace. Secondo Pezzetta, l’innalzamento dell’imposta «non serve a nessuno» e non affronta le vere cause della scarsità di case in affitto. «La carenza di immobili destinati alla locazione a medio e lungo termine – ha sottolineato – non è riconducibile alla crescita degli affitti turistici», che rappresentano meno del due per cento del totale delle abitazioni italiane. Il problema, semmai, risiede nelle troppe case sfitte, frenate da «una fiscalità elevata, contratti poco flessibili e rischi di morosità».
Un’altra voce critica è arrivata da Svimez, che ha puntato l’attenzione sulla tenuta degli investimenti pubblici e, in particolare, sul Fondo sviluppo e coesione. Il direttore generale Luca Bianchi ha definito «altamente sfidanti» i limiti di spesa previsti – 7 miliardi per il 2026 e 8,6 per il 2027 – sottolineando come la dinamica di utilizzo del Fondo non sia mai stata così intensa. Dopo una fase in cui Pnrr e politiche di coesione hanno sostenuto con forza la crescita del Mezzogiorno, il disegno di legge, secondo Svimez, si presenta «sostanzialmente neutrale in termini di stimolo macroeconomico». Senza un uso efficace delle risorse europee e la piena attuazione della clausola del 40 per cento al Sud, il rischio è che il Mezzogiorno perda slancio proprio nel momento in cui avrebbe bisogno di consolidare i progressi fatti.
Sul fronte delle imprese, Confcommercio richiama invece l’attenzione sulla necessità di riconoscere il ruolo centrale del terziario e delle piccole e medie imprese, in particolare di quelle del digitale. Il segretario generale dell’associazione milanese, Marco Barbieri, ha evidenziato come «il mondo della Pmi e del terziario rappresenti un punto fondamentale per l’economia del Paese» e ha invitato le istituzioni, a tutti i livelli, a rafforzare il sostegno a questo tessuto produttivo. Confcommercio chiede bandi dedicati alle imprese Ict e un piano di formazione che aiuti gli imprenditori ad affrontare la transizione digitale, oggi decisiva per la competitività del sistema.





