Politica

L’Italia che torna a denunciare: la criminalità risale, ma cambia volto

03
Novembre 2025
Di Ilaria Donatio

Dopo anni di calo costante, l’Italia torna a fare i conti con un incremento dei reati. Nel 2024 le denunce presentate alle autorità giudiziarie dalle forze di polizia sono state 2,38 milioni, in crescita dell’1,7% rispetto all’anno precedente e del 3,4% rispetto al 2019. È la conferma di una tendenza già percepita nelle grandi città: la curva della criminalità ha ripreso a salire e, per la prima volta dopo la pandemia, supera i livelli pre-Covid.

Le statistiche della banca dati interforze del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, fornite in esclusiva al Sole 24 Ore, mostrano un’Italia spaccata in due. Da un lato le aree metropolitane – Milano, Roma e Firenze in testa – che concentrano quasi un quarto dei reati denunciati nel 2024; dall’altro i territori di provincia, dove la pressione criminale resta più bassa ma cresce il senso di vulnerabilità.

Milano guida ancora l’“Indice della criminalità” con 6.952 reati ogni 100 mila abitanti. Seguono Roma e Firenze, che insieme rappresentano oltre il 23% dei delitti rilevati su scala nazionale. La concentrazione urbana si è fatta strutturale: le 14 città metropolitane raccolgono oggi il 47,9% delle denunce totali, contro una media del 44% nel decennio 2009-2019.

Reati predatori e violenze in crescita
A trainare la risalita sono soprattutto i reati predatori. I furti restano la categoria più numerosa – il 44% del totale – e nel 2024 sono aumentati del 3%. I furti in abitazione segnano un +4,9%, quelli d’auto +2,3%, mentre le rapine crescono dell’1,8%. Più marcato l’aumento dei reati contro la persona: violenze sessuali +7,5% e lesioni dolose +5,8%.

Non mancano, però, segnali in controtendenza. Il contrabbando cala del 38%, le truffe informatiche del 6,5% e gli incendi dolosi del 5,3%. E se si guarda indietro di un decennio, il quadro resta meno allarmante: rispetto al 2014 i furti risultano ancora inferiori del 33%, segno che la lunga discesa non è stata cancellata, ma solo interrotta.

Un dato che colpisce è quello dei minori coinvolti. Nel 2024 sono stati denunciati o arrestati 38.247 ragazzi, il 16% in più rispetto al 2023 e quasi il 30% in più rispetto al periodo pre-pandemico. Una crescita che riflette, secondo diversi osservatori, il disagio sociale delle periferie e la fragilità delle reti educative post-Covid.

Gli stranieri segnalati ammontano invece a 287 mila, in aumento dell’8,1% rispetto al 2019. L’incidenza supera un terzo del totale e, in alcuni reati predatori come furti con destrezza e rapine in pubblica via, arriva oltre il 60%. Numeri che vanno letti con cautela: le grandi città, dove vivono e lavorano la maggior parte degli immigrati, sono anche i luoghi in cui si concentra la micro-criminalità di strada

Una sicurezza da ripensare
La risalita dei reati, più che un’ondata, appare come un segnale di riadattamento sociale. La pandemia aveva svuotato le strade, congelato la mobilità e ridotto le occasioni di contatto: ora che la vita pubblica è tornata piena, anche la criminalità ritrova spazio. Ma dietro i numeri c’è una trasformazione più profonda, che riguarda la geografia urbana e la percezione collettiva della sicurezza.

Le statistiche raccontano un Paese dove la micro-criminalità urbana torna a incidere sulla qualità della vita e sul senso di fiducia nelle istituzioni. I dati non dicono tutto, ma bastano a ricordare che la sicurezza non è solo questione di forze dell’ordine: è un equilibrio che passa per il decoro urbano, i servizi sociali, la prevenzione educativa, la coesione delle comunità locali.