Salute

La manovra punta sulla sanità di prossimità: 50 milioni per la “farmacia dei servizi”

31
Ottobre 2025
Di Tamara Esposito

(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto de Il Riformista)

Il testo bollinato della legge di Bilancio porta il Fondo sanitario nazionale a 142,9 miliardi di euro nel 2026 – +2,4 miliardi sul programmato e +6,3 miliardi rispetto al 2025 – e con l’articolo 67 istituzionalizza la “farmacia dei servizi”, finanziandola con 50 milioni per il prossimo anno. È una scelta non solo sanitaria ma economica: spostare prestazioni a bassa complessità nei presìdi di prossimità riduce i costi unitari, accorcia le liste d’attesa e libera capacità ospedaliera. La rotta era stata indicata dal viceministro Marcello Gemmato che, in audizione a luglio, ha legato la stabilizzazione della sperimentazione all’obiettivo di contenere l’ospedalizzazione di anziani e malati cronici. In un quadro economico complesso, l’aumento del FSN e i capitoli dedicati a prevenzione e servizi territoriali vanno letti non solo come spesa corrente, ma soprattutto come un investimento in efficienza futura.

Investimento che trova conferma nei dati che arrivano dai territori. Nelle Marche, prime ad avviare la sperimentazione nel maggio del 2023, Federfarma quantifica 31 mila servizi in due anni, di cui 21 mila prestazioni di telemedicina. In Veneto, solo a Verona e provincia, 10.985 servizi nei primi sette mesi dell’anno, con 1.279 prestazioni a luglio, tutte a carico del SSR. La Lombardia amplia le vaccinazioni in farmacia (pneumococco, dTpa, HPV): platea stimata di 40 mila persone e una spesa annua di 600 mila euro, un costo marginale minimo per ampliare coperture e ridurre diseguaglianze di accesso. In Puglia la farmacia dei servizi è entrata in regime nel 2025 e in poco più di cento giorni sono state erogate oltre 26 mila prestazioni di telemedicina grazie all’adesione di più del 60% della rete regionale. In Calabria, solo nel 2024, le prestazioni erogate in telemedicina sono state circa 50 mila.

Nel Lazio la partenza è stata lenta, ma dal 10 ottobre la telemedicina in farmacia (ECG e holter) è a regime con ricetta dematerializzata. La Regione stima 28 mila ECG e oltre 13 mila holter potenziali nelle farmacie urbane e rurali aderenti. «Un passo importante, atteso da tempo e necessario per avvicinare la sanità ai cittadini, in particolare nelle aree interne», osserva Andrea Cicconetti, presidente di Federfarma Roma, sottolineando il contributo all’abbattimento delle liste per prestazioni di base, il ruolo della tecnologia al servizio della prevenzione e l’importanza della collaborazione tra pubblico e privato a favore della salute dei cittadini.

Anche sul fronte industriale il segnale è netto. Pur con tetti distinti (6,8% per la convenzionata e 8,3% per gli acquisti diretti), nel 2024 la spesa farmaceutica per acquisti diretti è salita all’11,32% del FSN: indice di pressione sull’ospedale e del peso crescente di terapie complesse non gestibili con soli vincoli contabili. Stabilizzare i 50 milioni per la farmacia dei servizi — indirizzandoli a diagnostica semplice, vaccinazioni e aderenza — agisce sul lato della domanda: intercetta i bisogni prima dell’ospedale, riduce accessi inappropriati e sposta prestazioni differibili fuori dalle strutture a maggior costo. Nelle sue relazioni su liste d’attesa e spesa, la Corte dei conti richiama proprio il rafforzamento della sanità territoriale e della prevenzione come leve di efficienza.

Leve che, secondo Alfredo Procaccini, vicepresidente di Federfarma nazionale, «si possono sfruttare al massimo proprio grazie al nuovo ruolo delle farmacie nella prevenzione attiva». Per la categoria, il punto è consolidare un modello che unisca prossimità e interoperabilità e che dialoghi davvero con la domanda dei cittadini e con l’esigenza dello Stato di liberare capacità ospedaliera in un contesto di costi in crescita e carenze di personale. «Legare stabilmente farmacie e telemedicina significa potenziare screening e richiami vaccinali, monitorare l’aderenza terapeutica e intercettare precocemente i bisogni, lavorando in sinergia con i medici e le strutture territoriali e permettendo al SSN di gestire le risorse in modo più sostenibile e lungimirante», conclude Procaccini.

La manovra offre l’occasione per trasformare un mosaico di sperimentazioni in un presidio stabile di prossimità: la farmacia come primo miglio del SSN. Se il 2026 sarà l’anno della stabilizzazione, la vera sfida sarà dimostrare che ogni euro speso in farmacia dei servizi  genera risparmi superiori lungo la filiera e migliora, insieme, conti pubblici ed esiti di salute.