Innovazione

Il ritorno del super ammortamento: l’Italia digitale davanti al bivio della Legge di Bilancio

31
Ottobre 2025
Di Cesare Giraldi

(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto de Il Riformista)
Il 2026 sarà un anno decisivo per la politica industriale e digitale italiana. Dopo i crediti d’imposta di Transizione 4.0 e 5.0, nella Legge di Bilancio il Governo ha scelto di tornare al super ammortamento, strumenti simbolo della prima stagione di Industria 4.0. L’obiettivo è rilanciare gli investimenti in beni strumentali, materiali e immateriali, alleggerendo il carico fiscale e premiando chi innova.

Le nuove aliquote prevedono una maggiorazione del 180% per investimenti fino a 2,5 milioni di euro, 100% tra 2,5 e 10 milioni e 50% oltre i 10. Se l’investimento comporta efficientamento energetico, si sale al 220%. In pratica, un beneficio fiscale che può superare il 50% del valore investito. La misura, valida per gli investimenti del 2026 (con consegna entro giugno 2027), sarà gestita dal GSE e conserverà alcune semplificazioni del Piano 5.0, come la presunzione di miglioramento ambientale in caso di sostituzione di beni obsoleti.

Tuttavia, saranno ammessi all’agevolazione i beni materiali e immateriali 4.0. inclusi negli allegati A e B della L. 232/2016, che non comprendono molte delle tecnologie abilitanti fondamentali per completare la digitalizzazione delle imprese.

Inoltre, il sistema del super ammortamento tende a favorire maggiormente le imprese medio-grandi, lasciando indietro microimprese e professionisti. Da qui le richieste di una passaggio, nel medio-lungo periodo,a strumenti alternativi — come i voucher digitali, già sperimentati in molti Paesi europei come la Spagna — per rendere gli incentivi più accessibili anche per chi dispone di risorse limitate. In un Paese che ha un tessuto produttivo fatto per oltre il 90% da Microimprese e PMI, la vera sfida consiste nel riuscire a sostenere un numero sempre maggiore di piccole e medie realtà aziendali nel loro processo di trasformazione digitale, superando barriere e difficoltà che ne limitano efficienza e competitività.

In questo contesto, molte associazioni di categoria stanno prendendo posizione sul nuovo Piano, anche in vista dell’avvio dell’iter parlamentare della Legge di Bilancio. In particolare, secondo AssoSoftware, l’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di software, è necessario aggiornare gli allegati del nuovo Piano di incentivi definito dal Governo includendo anche i software per la gestione dell’impresa, che rappresentano la vera infrastruttura digitale su cui poggia la produttività delle imprese, capace di abilitare l’utilizzo di tecnologie avanzate come l’Intelligenza Artificiale.

Secondo il presidente di AssoSoftware, Pierfrancesco Angeleri, il Governo deve mantenere e semplificare gli incentivi per l’acquisto di software per la gestione dell’impresa, slegandoli dai rigidi requisiti di risparmio energetico che oggi ne limitano l’accesso, soprattutto per le PMI e le microimprese. Inoltre, è fondamentale prevedere un criterio di premialità dell’incentivo nel caso di investimenti in beni materiali o immateriali “Made in UE”. Tale appartenenza dovrebbe essere però dimostrata tramite l’adesione ad un marchio o sigillo di garanzia registrato (come per esempio il Marchio del Software Made in Italy) che prevede un’apposita certificazione del processo di produzione comunitario con specifico disciplinare.

“Esiste un forte divario tra l’entusiasmo delle aziende per i nuovi incentivi e la difficoltà, nella pratica, di accedervi”, continua Angeleri, “il Piano Transizione 5.0, pur avendo ampliato la platea dei beni incentivabili anche alla componente software, si è rivelato di difficile applicazione, a causa dell’elevata complessità burocratica e dei vincoli di rendicontazione energetica. Se infatti un software certamente migliora di per sé l’efficienza di un’azienda e il consumo delle risorse – basti pensare alla riduzione dell’uso di carta grazie alla digitalizzazione – ciò non sempre si traduce in un risparmio diretto sulle bollette energetiche, specialmente con l’uso di tecnologie come l’IA”.

L’efficacia di questo nuovo programma di incentivi rappresenta quindi un passaggio cruciale per completare la digitalizzazione del sistema produttivo italiano, che sconta un livello ancora molto basso di adozione di software gestionali integrati da parte delle imprese, di poco superiore al 30%. Percentuale che si riduce ulteriormente se si considerano anche le microimprese. Per consentire a queste aziende di completare il percorso di digitalizzazione e sfruttare a pieno il potenziale di tecnologie abilitanti come l’IA è quindi fondamentale stimolarne l’adozione con nuovi incentivi. Se il 2026 sarà l’anno del rilancio o dell’occasione mancata dipenderà da quanto la nuova stagione degli incentivi saprà essere, davvero, inclusiva e digitale.