Ambiente
Dal principio alla pratica: il dibattito al Senato sulla prossimità dei rifiuti
Di Ilaria Donatio
Il principio di prossimità rappresenta uno dei pilastri della gestione sostenibile dei rifiuti, sia nella normativa europea che in quella nazionale, indispensabile per ridurre l’impatto delle movimentazioni e agevolare il recupero nell’ottica dell’economia circolare: concretamente, si traduce nella necessità di trattare i rifiuti il più vicino possibile al luogo di produzione, per ridurre l’impatto dei trasporti e favorire l’economia circolare.
Pur essendo da tempo normato – e costituendo un elemento cardine del Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti (PNGR) – continua però a trovare applicazione disomogenea sul territorio nazionale. Stazioni appaltanti ed enti affidatari dei servizi di trattamento ne travisano spesso la portata, svilendo il valore attribuito dal legislatore e con esso l’efficienza del sistema.
A questi nodi, centrali per la pianificazione e la sostenibilità del ciclo dei rifiuti, è stato dedicato il convegno “Dal principio alla pratica: la prossimità nella gestione dei rifiuti urbani destinati al riciclo e al recupero”, svoltosi al Senato, nella Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro, e promosso dal senatore Andrea De Priamo che ha sottolineato l’importanza di una corretta interpretazione del principio e di un dialogo stabile tra istituzioni e territori.
L’incontro ha messo a confronto rappresentanti istituzionali, esperti e associazioni ambientaliste per discutere l’attuazione del principio di prossimità e le sue implicazioni normative, ambientali ed economiche. Uno dei nodi più evidenti resta la distribuzione disomogenea degli impianti sul territorio nazionale.
Secondo l’ultimo rapporto ISPRA, oltre il settanta per cento dei rifiuti urbani trattati in impianti di incenerimento si concentra nel Nord Italia, mentre appena il dieci per cento viene gestito al Centro e meno del venti al Sud. Questo squilibrio costringe ancora oggi molte regioni meridionali a trasferire una parte significativa dei propri rifiuti verso impianti del Nord: basti pensare che la sola Lombardia riceve da fuori regione più di quattrocentomila tonnellate l’anno, provenienti in gran parte da Campania e Lazio. Una disparità strutturale che non solo genera costi economici e ambientali, ma ostacola di fatto l’applicazione del principio di prossimità e la costruzione di una filiera del riciclo realmente circolare.
Nel dibattito è intervenuto anche il senatore Manfredi Potenti, che ha sottolineato come sia preferibile parlare di “equilibrio di competenza che sollecita il coinvolgimento dei cittadini” e ha sottolineato l’esigenza di un coordinamento più efficace tra i diversi livelli di governo – nazionale, regionale e locale – per evitare conflitti di competenza e garantire una gestione più efficiente.
Dal fronte tecnico-istituzionale, Laura D’Aprile, direttore generale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), ha ricordato come il principio di prossimità sia oggi uno degli assi strategici del PNGR, volto a promuovere impianti di trattamento adeguati e ridurre la dipendenza da trasferimenti extra-regionali: “Per l’attuazione del principio di prossimità, serve una rete impiantistica integrata su cui stiamo lavorando”.
Sul piano scientifico, la direttrice generale dell’ISPRA, Maria Siclari, ha rimarcato l’importanza dei dati ambientali come strumento di pianificazione e trasparenza: “Servono dati aggiornati per verificare la pianificazione regionale”.
Per Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, “due sindromi affliggono il Paese: non solo quella Nimby (Not In My Back Yard – “Non nel mio cortile”) ma anche la NIMTO – “not in my terms of office” che riguarda la politica, blocca opere strategiche e transizione ecologica perché teme il conflitto finendo per non decidere e rimandare al successivo mandato elettorale: il combinato disposto di queste due sindrome ha bloccato gli impianti di alcuni territori”. Per arrivare a “rifiuti zero”, sostiene Ciafani, “occorre costruire mille nuovi impianti”. L’associazione monitora l’impegno dei Comuni italiani attraverso progetti come Comuni Ricicloni e continua a chiedere una maggiore efficienza nella raccolta differenziata, anche nei parchi nazionali.
Infine, Raphael Rossi – da venti anni gestore di aziende pubbliche nella materia della raccolta dei rifiuti – ha ripercorso l’evoluzione del principio di prossimità, evidenziando come nel tempo si sia intrecciato con quello di economicità: una sfida che riguarda la capacità del sistema pubblico di coniugare sostenibilità ambientale, efficacia amministrativa e convenienza economica: “Gli impianti hanno avuto un’evoluzione analoga a quella dei rifiuti. Oggi ci sono le regioni del Nord-Est e del Nord che sono in eccedenza di capacità impiantistica e quelle del Centro e del Sud che sono in carenza di impianti e quindi devono portare i loro rifiuti molto lontano. Una premessa per dire che anche le tariffe hanno seguito una evoluzione analoga, con gli impianti settentrionali che riescono a fare tariffe molto basse al contrario di quelli del Sud”.
Dal confronto emerge un messaggio condiviso: rendere operativo il principio di prossimità significa costruire un sistema del riciclo realmente circolare, fondato su impianti efficienti, dati certi e collaborazione istituzionale.
Montaggio e riprese a cura di Simone Zivillica.





