Economia
Milano-Cortina 2026, la sfida di una capitale europea dello sport
Di Ilaria Donatio
(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto de Il Riformista)
Milano corre, e questa volta non solo per vincere. La città che negli ultimi anni ha saputo imporsi come motore economico e culturale del Paese si prepara a consolidare un altro primato: quello di capitale europea dello sport. Un percorso che, secondo Antonio Rossi – Sottosegretario con delega allo Sport, alle Olimpiadi 2026 e ai Grandi eventi sportivi della Regione Lombardia – sta già lasciando segni tangibili e promette di incidere sul futuro della città ben oltre la scadenza olimpica.
Nel suo racconto, l’eredità dei Giochi non è soltanto una promessa ma un processo già visibile: il PalaSantaGiulia, simbolo della rinascita del quartiere di Santa Giulia, e l’area della Fiera di Rho, destinata a ospitare in futuro grandi eventi sportivi e fieristici, sono destinate a diventare poli permanenti di competizioni internazionali. «L’esperienza di Milano-Cortina – spiega – non si esaurirà con l’evento: sarà l’occasione per consolidare una rete di infrastrutture sportive e culturali che renderanno Milano una capitale europea dello sport».
A poco più di cento giorni dall’apertura dei Giochi, prevista per il 6 febbraio 2026, l’organizzazione procede spedita. «Le valutazioni del CIO confermano che siamo sulla strada giusta: l’evento sarà un successo non solo sportivo, ma anche economico». Secondo uno studio dell’Università Bocconi, l’impatto fiscale e territoriale delle Olimpiadi potrebbe superare il miliardo di euro, mentre Confcommercio Milano stima un contributo di circa 3 miliardi di euro al PIL lombardo. Il rapporto Ca’ Foscari parla inoltre di oltre 14.000 posti di lavoro generati dall’organizzazione e dall’indotto collegato.
Un effetto che, come spiega Rossi, non si limiterà alle due città simbolo dell’evento ma si estenderà a tutto l’arco alpino e ai comuni coinvolti nella filiera olimpica. «Il beneficio dei Giochi sarà tangibile nei territori: molte opere attese da anni hanno finalmente trovato copertura finanziaria, dalle reti ferroviarie alle strade, fino a spazi pubblici e centri sportivi nei piccoli comuni montani». Un modello di sviluppo che la Regione intende proiettare anche oltre l’appuntamento olimpico, trasformando l’evento in una piattaforma stabile di crescita.
Lo sguardo del Sottosegretario si allarga alle ricadute culturali. «Milano-Cortina sarà anche una straordinaria occasione per diffondere i valori dello sport e promuovere una nuova sensibilità verso la sostenibilità ambientale e sociale». L’attenzione alla gestione degli impianti e alla riduzione dell’impatto ambientale – aggiunge – è già parte integrante della programmazione, grazie a investimenti in efficienza energetica e materiali a basso impatto.
Un capitolo cruciale riguarda i giovani. «La legacy più importante sarà far capire alle nuove generazioni quanto lo sport conti nella formazione personale e nel benessere. Le Olimpiadi possono essere un motore di partecipazione: spingere le amministrazioni a investire in progetti scolastici, nei quartieri, nelle palestre, creando spazi e occasioni di aggregazione». Secondo i dati del CONI, solo il 28 % dei ragazzi tra 6 e 17 anni pratica attività sportiva continuativa. «Dobbiamo invertire questa tendenza – afferma Rossi – trasformando l’entusiasmo olimpico in un’abitudine quotidiana».
Guardando oltre il 2026, Rossi immagina una governance dello sport costruita sulla collaborazione tra pubblico e privato. «La gestione sostenibile degli impianti è la chiave – osserva – e la formula del partenariato pubblico-privato può garantire equilibrio, efficienza e continuità». Una prospettiva che si inserisce nel più ampio disegno di “sistema Lombardia”, dove la sinergia tra istituzioni, imprese e territorio diventa motore di attrattività internazionale.
Milano-Cortina 2026 si candida così a diventare non solo un traguardo, ma un punto di ripartenza. Una sfida che la Lombardia, conclude Rossi, affronta con la consapevolezza che lo sport non è soltanto spettacolo o competizione, ma una politica pubblica capace di connettere economia, territorio e cultura, generando valore duraturo nel tempo.





