Economia

Assolombarda 2025, Biffi: Senza industria non c’è futuro. Serve una strategia energetica

13
Ottobre 2025
Di Giampiero Cinelli

L’Italia resta ferma. È questo uno dei messaggi centrali lanciati da Alvise Biffi, presidente di Assolombarda, nel corso dell’Assemblea generale 2025 dell’associazione, dal titolo “ReThinking Industry”, svoltasi al Teatro Dal Verme di Milano.

«La produttività è da un trentennio il nodo alla base della scarsa crescita economica del nostro Paese», ha dichiarato Biffi, ricordando come negli ultimi dieci anni la crescita media annua della produttività in Italia sia stata pari a zero. «Se si scompone il decennio in due periodi, l’andamento complessivo si mantiene stagnante, con una lieve progressione del +0,1% in media annua per il primo quinquennio 2014-2019 e una leggera flessione del -0,1% dalla pandemia ad oggi. Tutto questo mentre, nello stesso arco temporale, l’Unione Europea cresceva di circa +0,7% annuo e gli Stati Uniti del +1,3%. In altre parole: noi siamo rimasti fermi, quando i nostri partner correvano».

Nonostante le difficoltà, Biffi ha sottolineato il ruolo trainante del territorio lombardo: «Il nostro territorio continua a essere la locomotiva del Paese: la prima regione d’Italia per imprese, occupati e PIL. E gran parte di questi numeri si concentrano nel Quadrilatero di Assolombarda: 516 mila aziende, 2,1 milioni di lavoratori e 299 miliardi di euro di ricchezza prodotta ogni anno».

Energia e competitività
Uno dei passaggi più forti del suo intervento è stato dedicato al tema energetico. «Il costo dell’energia rimane un concreto e pericoloso squilibrio competitivo», ha affermato Biffi. «A settembre 2025 il costo medio dell’energia elettrica in Italia era di 109,08 euro/MWh, contro i 34,81 della Francia, gli 83,51 della Germania e i 61,04 della Spagna».

Per il presidente di Assolombarda è necessario «un approccio programmatico e sistemico di politica industriale, una strategia che consideri tutte le tecnologie e che sia focalizzata a costruire un mix energetico che ottimizzi competitività, sicurezza energetica e sostenibilità ambientale. Perché è anche dalla forza della nostra energia che dipenderà la forza del nostro futuro. E non c’è futuro senza l’industria. Né per l’Italia, né per l’Europa».

Biffi ha poi invitato ad agire su due fronti temporali: «Nel breve termine si deve accelerare sullo sviluppo delle rinnovabili già mature e competitive, come fotovoltaico ed eolico, superando vincoli infrastrutturali e lentezze autorizzative. Nel medio-lungo periodo bisogna guardare con coraggio a tutte le tecnologie in grado di garantire energia a un prezzo competitivo: i gas verdi – biometano e idrogeno – e il nucleare di nuova generazione. Tendere a un mix di produzione bilanciato ed efficace è indispensabile e necessario».

Crescita debole e rischi globali
Il presidente ha poi richiamato l’attenzione sui segnali di rallentamento dell’economia regionale. «Anche la locomotiva, se non accelera, rischia di essere superata», ha avvertito. «Per quest’anno si prevede che il PIL lombardo cresca solo dello 0,6% e nel 2026 dello 0,8%. Per il nostro Quadrilatero – Milano, Monza Brianza, Lodi e Pavia – la crescita stimata è dell’1,2%, ma sono ritmi troppo modesti per chi vuole restare protagonista. Non si può tornare ad accontentarsi di una crescita prossima allo “zerovirgola”».

Dazi, cambi e nuove strategie globali
Biffi ha poi affrontato i rischi legati ai dazi e alle fluttuazioni valutarie: «Nel breve periodo l’impatto sulle imprese italiane di dazi e cambi è di oltre 7 miliardi di euro, ma il pericolo reale è che i nostri prodotti vengano sostituiti. Oggi nel nostro territorio sono a rischio 900 milioni di vendite estere, una cifra che nel lungo termine può quasi triplicare».

Parlando con i giornalisti, Biffi ha precisato: «I dazi mi preoccupano poco, perché la nostra industria è ad alta specializzazione e difficilmente sostituibile. Quello che mi preoccupa è il rischio cambio, che oggi pesa per il 3% – già 400 milioni di euro – ma che potrebbe salire fino al 13-15%. Il cambio, quindi, diventa un “dazio implicito” per le imprese».

Da qui la richiesta di una strategia chiara: «Serve una visione che vada oltre la logica dei ristori. È urgente investire in innovazione e qualità per rendere sempre più strategico il Made in Italy e il Made in Lombardy nelle catene globali. E occorre diversificare i mercati – dal Mercosur all’India, fino al Golfo Persico, passando per il Canada – per ridurre le dipendenze e cogliere le opportunità della nuova geografia economica».

Biffi ha concluso con un appello alla fiducia e alla visione di lungo periodo: «L’obiettivo deve essere quello di rendere il nostro Paese, con i nostri territori in prima linea, un’area straordinaria dove produrre e investire».