Innovazione
Difesa e sicurezza in un mondo che cambia: ecco perché l’Europa non può più permettersi di restare indietro
Di Cesare Giraldi
(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto de Il Riformista)
«Ci deve essere più responsabilità nel raccontare ai cittadini che difesa significa sicurezza. E la sicurezza riguarda la vita quotidiana di tutti». Così Matteo Perego di Cremnago, sottosegretario alla Difesa, ha aperto i lavori del panel dedicato alla difesa durante il Policy & Business Forum di Urania. Un messaggio chiaro: il concetto di sicurezza non può più essere confinato alle forze armate tradizionali, ma deve estendersi a cyberspazio, infrastrutture critiche, informazione e industria. «Pensiamo a un attacco cyber contro un ospedale», ha proseguito Perego. «Rafforzare la difesa significa rafforzare il fondamento democratico». Il sottosegretario ha evidenziato l’importanza di riconoscere la natura ibrida dei conflitti contemporanei, dove gli strumenti bellici spaziano dalle minacce sottomarine alla manipolazione digitale. «La disinformazione è ormai un’arma usata dai nostri avversari per creare narrazioni alternative alla realtà», ha detto, invitando a leggere la parola “crisi” non come elemento di paura, ma come occasione per ridefinire il perimetro della sicurezza nazionale ed europea.
A questo quadro si è intrecciata la voce delle imprese. Flavio Arzarello, Public Policy Manager Italy & Greece di Meta, ha annunciato l’arrivo in Europa di LLaMA, il sistema di intelligenza artificiale — con anche potenziali applicazioni militari — già in uso negli Stati Uniti. «La scelta dell’open source è una garanzia per evitare trasferimenti di dati sensibili. Serve una cooperazione essenziale tra pubblico e privato per vincere la sfida tecnologica», ha affermato.
Più critico Raffaele Boccardo, AD e Presidente BV Tech, che ha lanciato un avvertimento al comparto industriale: «L’industria europea ha dormito per venti, trent’anni. Oggi serve vigilanza e presidio delle informazioni strategiche». Sul fronte dell’integrazione tra difesa e industria, è intervenuto Gioacchino Alfano, Presidente Difesa Servizi S.p.A, richiamando la necessità di fare sistema: «Conoscendo le imprese possiamo sviluppare progetti di formazione, anche per le forze armate. Ma sui satelliti e sulle infrastrutture spaziali, il privato da solo non basta: è qui che entra in gioco Difesa Servizi Spa».
Dal piano industriale a quello politico, il messaggio è stato unanime: serve più autonomia strategica europea, ma all’interno di un solido quadro multilaterale. «Il nuovo ordine mondiale ci impone una svolta», ha dichiarato Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo. Gianni Pittella, già vicepresidente del Parlamento Ue, ha messo in guardia dal rischio di restare irrilevanti: «Una difesa frammentata in 27 Stati non basta. Rischiamo di essere vassalli. Serve superare il voto all’unanimità in sede UE e avviare un debito comune europeo per la difesa».
Il capogruppo di +Europa Commissione Esteri Benedetto Della Vedova ha rafforzato il concetto: «Se l’Europa non recupera rapidamente terreno, la sua capacità di contare nei grandi dossier internazionali sarà compromessa».
Infine, Isabella Rauti, sottosegretaria alla Difesa, ha ampliato l’analisi al contesto geopolitico globale. «Oggi nessuna area è esente da minacce. Crediamo nella Nato, ma anche in un modello europeo con risorse condivise. Le guerre ibride e le nuove rotte globali, come quelle artiche, impongono una presenza italiana anche a scopi geopolitici». Il Mediterraneo, ha concluso, «rischia di essere marginalizzato: eppure lì si giocheranno i grandi equilibri futuri».
Il Forum ha reso evidente che la difesa non è più un tema militare in senso stretto, ma un asset economico e strategico, che chiama in causa innovazione, governance industriale e integrazione europea. In un mondo sempre più instabile, sicurezza e competitività coincidono.





