Food
Agricoltura italiana tra Bruxelles e globalizzazione: filiere sotto pressione chiedono regole più giuste
Di Giampiero Cinelli
(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto de Il Riformista)
Il comparto agricolo è concentrato sul tema strategico della competitività delle filiere agroalimentari: dalla riforma della Politica agricola comune (Pac) alle sfide dell’export, passando per l’“italian sounding” e la tutela dei consumatori. Questo è quanto è emerso all’Urania policy and business forum. Il vicepresidente del Senato ed ex ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio ha rivendicato i risultati ottenuti a Bruxelles contro le imitazioni del made in Italy, definendo il contrasto all’italian sounding «uno strumento fondamentale per difendere tanti settori, compresa la carne». Sul fronte dei consumi, ha precisato: «Un consumo moderato di carne va bene, ma la filiera va protetta». Ha poi sottolineato l’urgenza di una riscrittura della Pac, evidenziando un consenso trasversale sul tema: «Siamo tutti d’accordo, compreso il ministro».
Centinaio ha inoltre accolto con favore il rinvio di un anno dell’entrata in vigore del regolamento europeo sulla deforestazione. Più critica la posizione sull’Europa in materia di innovazione: «L’Europa aveva sbagliato sulle Tea (Tecniche di evoluzione assistita) e i no hanno già causato danni, soprattutto in Veneto».
Anche al sottosegretario all’Agricoltura Giacomo La Pietra non piace per niente la proposta UE di revisione della PAC, perché prevede tagli dei fondi all’Italia del 22% (31 miliardi di euro) e perché riporta i fondi UE a livello nazionale. «Si buttano 70 anni di politiche agricole comuni, elemento fondante dell’europeismo». Anche sulla pesca l’Italia non è soddisfatta con l’UE perché è giusto guardare all’ambiente ma, ha aggiunto La Pietra «è altrettanto necessario tutelare i pescatori, altrimenti tra 15 anni avremo un mare pulito e pieno di pesce, ma non ci saranno i pescatori e il pesce non arriverà sulle nostre tavole».
L’onorevole Raffaele Nevi (FI) ha ricordato i lunghi mesi di trattativa sui dazi, sfociati in un accordo «migliore di quanto si temeva», ma ha avvertito: «Ora bisogna innovare e aprire i mercati. Con quello americano non possiamo permetterci indifferenza». Nevi ha espresso sostegno alle iniziative del ministro Tajani sul dossier Mercosur e ha posto l’accento sul tema del ricambio generazionale: «Se vogliamo più giovani in agricoltura dobbiamo creare condizioni favorevoli, ridurre i costi di produzione e alleggerire i vincoli normativi».
Più critica la deputata Silvia Fregolent (IV), che ha espresso preoccupazione per la nuova Pac, in particolare per il fondo unico, «che rischia di illudere sulle risorse reali e di concentrare troppo potere nelle mani delle singole nazioni». L’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, ha aggiunto, «non è per forza un bene per tutti e apre un tema cruciale». La deputata ha chiesto al ministro Fitto di impegnarsi per una «riscrittura totale della Pac», auspicando meno burocrazia, una maggiore attenzione all’agricoltura nei grandi accordi internazionali e investimenti nella formazione.
Sulla stessa linea critica anche Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, che ha attaccato l’impostazione attuale della Pac: «Non ha più un taglio europeo ed è particolarmente restrittiva per l’Italia, che questa Commissione non considera più strategica». Secondo Giansanti, è fondamentale tornare a investire sul settore primario: «La proposta di Bruxelles non garantisce autosufficienza, non tutela gli agricoltori e non tiene conto del potere d’acquisto dei consumatori».
Dal fronte delle imprese, Federico Sannella, presidente di Assobirra ha ricordato come anche la birra faccia parte del comparto agricolo: «È un prodotto perfettamente in linea con lo stile di vita italiano». Il settore è sempre più legato alla qualità dell’orzo nazionale e chiede interventi mirati: «Meno accise sulla birra e maggiore attenzione alla questione degli imballaggi. La norma europea in discussione non è detto sia la soluzione giusta».
Il panel ha restituito l’immagine di un settore che chiede coraggio politico, regole più chiare e una visione di lungo periodo. L’agricoltura italiana rischia infatti di restare schiacciata tra vincoli normativi sempre più stringenti e le sfide di un mercato globale in rapido cambiamento.





