Ambiente
Riciclo plastica, la filiera italiana tra green deal e riforme
Di Giampiero Cinelli
Il riciclo della plastica in Europa è sotto pressione: gli impianti faticano a competere con le importazioni a basso costo e la domanda rallenta. In Italia, secondo Corepla, nel 2024 sono state avviate a riciclo più di 930ma tonnellate di imballaggi plastici, un risultato positivo ma accompagnato da costi di trattamento in crescita.
Per questo l’8 ottobre il Ministero dell’Ambiente riunirà imprese e consorzi, con l’obiettivo di garantire la tenuta del sistema e rispettare i target europei: il 50% di riciclo degli imballaggi già entro il 2025.
Sul fronte interno, il ministro Pichetto Fratin annuncia il nuovo Decreto Energia: nel testo misure di sostegno alle imprese e alcuni correttivi chiesti dalle categorie. Confermato anche il futuro delle centrali a carbone, che non verranno smantellate subito ma resteranno in stand-by come riserva per le emergenze.
Intanto a Bruxelles prosegue il confronto sul Green Deal: nessun accordo al momento sul taglio del 90% delle emissioni al 2040, mentre avanzano i pacchetti di semplificazione per ridurre oneri e burocrazia.
Un equilibrio delicato, tra sostenibilità e competitività: il futuro del riciclo e della transizione verde in Italia ed Europa si giocherà proprio sulla capacità di conciliare obiettivi ambientali e costi per le imprese.
Durante il format Largo Chigi di Urania Tv, la senatrice di Fratelli d’Italia Simona Petrucci, membro della commissione Ambiente, ha sottolineato le difficoltà strutturali che frenano il percorso verso la sostenibilità. «La transizione è partita presto ma si scontra con la difficoltà di costruire impianti per la differenziata e i termovalorizzatori – ha spiegato –. Ricordiamo che quelli di ultima generazione non inquinano. Questa difficoltà blocca l’intera filiera».
Petrucci ha poi criticato l’impostazione del Green Deal europeo, ritenuto più adatto ai Paesi del Nord Europa che a realtà come l’Italia: «Il target del -90% delle emissioni al 2040 è stato definito da esperti senza rappresentanza italiana, dunque senza conoscenza della nostra situazione. I limiti vanno rivisti e spostati in avanti». Altro punto toccato dalla senatrice è il tema del disaccoppiamento tra prezzo del gas e dell’energia elettrica: «Un obiettivo che l’Italia sostiene, ma che rientra nelle competenze dell’Unione Europea». Infine, ha ribadito che «nessuno, nemmeno nel centrodestra, nega il cambiamento climatico, ma non può essere vissuto come condizionamento per modelli industriali opinabili».
Dall’opposizione, il capogruppo Pd in commissione Attività Produttive, Alberto Pandolfo, ha invece richiamato alla necessità di un approccio non ideologico: «La transizione green va fatta, ma come un percorso condiviso. L’opposizione ha proposto di lavorare al disaccoppiamento tra prezzo del gas e dell’elettricità, per rendere l’Italia più allineata al Green Deal».
Pandolfo ha evidenziato l’urgenza di rafforzare il sistema di riciclo, anche con un lavoro culturale: «È giusto puntare sugli impianti, ma serve informare meglio l’opinione pubblica e ricordare che ancora oggi non siamo capaci di valorizzare la materia prima seconda. Occorrono misure e risorse a sostegno del settore». Sul piano internazionale, ha infine ammonito: «La Cina e Trump non sono modelli da seguire».
A Largo Chigi ha parlato anche Andrea Campelli, responsabile Relazioni Esterne di Corepla: «Negli ultimi 30 anni, in Italia si è costruita una solida cultura dell’economia circolare, che parte dalla raccolta differenziata fino al riciclo delle materie prime. Il sistema ha dimostrato di funzionare, ma oggi si scontra con un problema strutturale: manca la domanda di materiali riciclati. Una situazione che rischia di minare l’intero comparto, e che verrà portata all’attenzione del tavolo convocato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Per sostenere la filiera, esistono diversi strumenti da mettere in campo: dalla riduzione dei costi energetici al credito d’imposta per l’acquisto di materia prima seconda, fino al rafforzamento del green public procurement. Ma ciò che il settore chiede con urgenza è una maggiore certezza normativa per le imprese».
Campelli ha continuato: «Il Green Deal è stato concepito in un contesto storico e politico molto diverso da quello attuale. Il problema è che, oltre a fissare gli obiettivi, l’Europa impone anche strumenti vincolanti su come raggiungerli, spesso con regole troppo stringenti. Nel frattempo, la materia prima vergine, proveniente da Paesi extra-UE, continua ad arrivare a prezzi molto più bassi rispetto al materiale riciclato europeo. Una concorrenza sleale aggravata dall’assenza di un sistema di certificazione europeo per l’import. È questo uno dei temi fondamentali che limitano l’utilizzo del riciclato: servono regole comuni, sostegno alla domanda interna e una visione politica chiara».
Dario Borriello di Green Economy Agency a Largo Chigi ha evidenziato i fattori che mettono in crisi il settore del riciclo, tuttavia ancora orgoglioso del primato in Europa. I partner europei, ha evidenziato Borriello, non rispettano gli stessi standard e questo crea squilibrio. Non c’è ancora un quadro chiaro relativamente ai vertici istituzionali che ci saranno prossimamente, va deciso se restare sul modello europeo o se abbandonarlo come gli Usa istigano a fare. Idea che Borriello non auspica.
La puntata integrale di Largo Chigi





