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Più follower che leader

29
Settembre 2025
Di Daniele Capezzone

Ma alla fine della fiera, come mai Elly Schlein e Giuseppe Conte, con i loro sodali Bonelli e Fratoianni, non hanno voluto-potuto-saputo fermare nemmeno la componente italiana della Flotilla, e anzi non hanno neppure mostrato in modo convincente di voler persuadere i loro quattro parlamentari zatteranti a scendere dalla barca?

Stavolta neanche le parole del Capo dello Stato, a cui di solito il Pd si inchina fino a spezzarsi la schiena, sono state in grado di produrre un ripensamento. Al di là di omaggi rituali e un po’ ipocriti verso il Colle, i tre partiti si sono trincerati dietro un pilatesco “non decidiamo noi” e hanno deciso di lasciare che le cose abbiano il loro corso inevitabile: l’incidente, l’arresto degli zatteranti, o una sorte ancora peggiore.

Cosa ha giocato, dunque? La propensione a una cinica speculazione politica del tipo “tanto peggio, tanto meglio”. Ci sarà un “caso”? Un grande scontro con la Marina israeliana? Bene! Così – dev’essere stato il ragionamento dei capetti progressisti – potremo inscenare una chiassata in Parlamento e nelle piazza, e cercare di scaricare qualche responsabilità sul governo Meloni.

Questo è certamente un fattore, ma forse c’è di più. Per ricorrere a un’acuta categorizzazione immaginata dal politologo Luigi Di Gregorio, c’è però anche qualcos’altro, una tendenza in corso da anni e che ora si sta spettacolarmente realizzando sotto i nostri occhi: Schlein, Conte, Bonelli, Fratoianni non sono leader ma follower.

Alla lettera, seguono e inseguono un’onda. Sono surfisti che pensano di cavalcarla, ma in realtà ne vengono passivamente guidati. Percepiscono che una ventata di conformismo spira in una certa direzione e si mettono in scia senza nessuna capacità critica, e meno che mai di guida di alcunché.

Si sono “posizionati” come un prodotto sullo scaffale di un supermercato. E ritengono di rendersi riconoscibili rimanendo lì, ridotti a oggetto (altro che soggetto) di iniziativa politica.

E allora chi è che decide? Bella domanda, con più risposte possibili, o se vogliamo con risposte che si collocano a più livelli. Decide il caso, in molti casi. Decide l’imprevedibile e mutevole andamento dell’emozione dell’opinione pubblica, che potrebbe (ed è anche troppo tardi) scocciarsi dei balletti degli zatteranti come delle piazze violente qui in Italia. E decidono soprattutto le forze che hanno voluto, organizzato e pagato la Flotilla. E chi sono? Non abbiamo certezze, ovviamente. Ma un’idea ce l’abbiamo, e non è affatto rassicurante.