Politica
Appalti pubblici, l’Italia già pensa alle prossime norme Ue
Di Giampiero Cinelli
Due mila miliardi di euro l’anno, più del quattordici per cento del PIL europeo: è questo il valore degli appalti pubblici in Europa. Un settore enorme, che coinvolge quaranta milioni di lavoratori e che adesso Bruxelles vuole riformare. Le direttive europee sugli appalti saranno riscritte: l’obiettivo è rendere le gare più semplici, più digitali, più accessibili alle piccole e medie imprese. Ma non solo: al centro del dibattito ci sono anche criteri ambientali e sociali, con l’idea che la pubblica amministrazione non compri solo al prezzo più basso, ma anche con attenzione alla qualità, all’innovazione e al lavoro dignitoso.
Ma sul tema, la politica si divide: il centrodestra si concentra sulla semplificazione e sulla competitività, la sinistra spinge per clausole vincolanti in materia sociale e ambientale.
E per l’Italia? Con il nuovo Codice appalti recentemente entrato in vigore, le imprese e il sistema di qualificazione SOA potrebbero trovarsi di fronte a nuove sfide: più interoperabilità con l’Europa, meno barriere nazionali, più concorrenza. Quindi, cosa ci aspetta?
«In merito alle nuove norme europee sugli appalti pubblici, che arriveranno, è importante ridurre e semplificare le procedure, aumentando la partecipazione alle gare. Lo si ottiene migliorando la normativa, delineando un quadro stabile e dando più possibilità alle Pmi. Inoltre è necessario non ragionare più solo in termini di prezzo più basso. Scegliere in virtù della qualità è in realtà più equo e introduce trasparenza. Noi siamo favorevoli alla suddivisione degli appalti, opzione che va a favore delle Pmi. Ma a livello nazionale sono anche necessari uffici tecnici meglio formati con un personale pronto a utilizzare le piattaforme del Pnrr, competenze che purtroppo non sempre si trovano nelle amministrazioni locali. Per quanto riguarda la Direttiva sulla decarbonizzazione, che investe anche l’edilizia, non siamo favorevoli a ulteriori spinte in avanti. La transizione va fatta, ma coi tempi giusti e in armonia con le caratteristiche di ognuno. Prendiamo in considerazione quindi possibili rinvii di determinati punti». Questa la posizione di Mariateresa Vivaldini, Eurodeputata di FdI e membro della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, a Largo Chigi, il format in onda su Urania Tv.
«Sono molto soddisfatta di questa norma europea su cui lavoriamo da un anno, perché con il Codice Appalti – nato con il governo Draghi e concluso a inizio mandato del governo Meloni – l’Italia aveva già anticipato tutto questo. Da relatrice del provvedimento ho seguito l’intero percorso legislativo e oggi constato che i principi al centro del dibattito europeo sono già nel nostro Codice. Ancora una volta, gli italiani segnano un traguardo per economia, ambiente e sociale», ha detto Erica Mazzetti, responsabile Lavori pubblici di FI, a Largo Chigi. «L’apertura al mercato, contestata da opposizioni e parti sociali, si è rivelata giusta: l’Europa ci ha seguito e i risultati già si vedono, pur con il Pnrr che richiede procedure diverse e semplificate. Sul piano sociale, possiamo usare i canoni minimi per l’edilizia residenziale pubblica, esigenza nazionale ed europea, che porta con sé i temi della sicurezza sul lavoro e della premialità per chi la realizza. Fondamentale anche la digitalizzazione: obbligatoria per le grandi imprese, ma più difficile per Pmi e piccoli Comuni, che vanno supportati con formazione. La semplificazione digitale, infine, taglia burocrazia inutile e valorizza competitività e libertà d’impresa», ha concluso.
Venendo all’opinione degli addetti ai lavori, Tiziana Carpinello, Presidente Bentley SOA, ha detto a Largo Chigi: «Sono favorevole alle linee tracciate dalla risoluzione approvata ieri a Strasburgo perché introduce a livello europeo criteri condivisibili, molti dei quali, tra l’altro, già adottati nella normativa italiana. Innanzitutto viene rivisto il sistema del cosiddetto ‘massimo ribasso’. Si è intervenuti anche sulla revisione dei prezzi e sulla digitalizzazione, un tema, quest’ultimo, su cui la mia società, la Bentley Soa, è da anni molto sensibile. Infine, la qualificazione delle imprese. Questo principio lo sperimentiamo in Italia da 25 anni e ha portato molti benefici sul mercato. Le imprese chiedono semplificazione normativa non stratificata come oggi: una normativa snella e chiara e che duri nel tempo senza cambiare. E poi a mio avviso si dovrebbe migliorare sul criterio della digitalizzazione, la mia impressione è che nonostante i passi avanti già fatti, si possa fare di più per cavalcare meglio le ultime conquiste tecnologiche».
La puntata integrale di Largo Chigi





