Innovazione
L’Onu vara due nuovi meccanismi per la governance globale dell’IA
Di Virginia Caimmi
Una decisione storica dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite segna una svolta nella governance globale dell’intelligenza artificiale. Con un voto ampiamente condiviso, i Paesi membri hanno approvato l’istituzione di due nuovi strumenti destinati a promuovere cooperazione e coordinamento internazionale su una delle tecnologie più trasformative e controverse del nostro tempo: il United Nations Independent International Scientific Panel on AI e il Global Dialogue on AI Governance.
L’annuncio è stato accompagnato da una dichiarazione del portavoce del Segretario generale, Stéphane Dujarric, che ha trasmesso il pieno sostegno di António Guterres: «Questa pietra miliare segna un passo significativo negli sforzi globali per sfruttare i benefici dell’intelligenza artificiale affrontandone al contempo i rischi. I due nuovi meccanismi rafforzano l’impegno degli Stati membri a dare seguito al Global Digital Compact, adottato lo scorso settembre come parte del Pact for the Future».
Il Global Dialogue on AI Governance offrirà una piattaforma inclusiva all’interno dell’Onu per discutere i temi più urgenti legati all’IA: dall’impatto sul lavoro e sulla sicurezza fino alla tutela dei diritti umani e della privacy. Parallelamente, il Scientific Panel on AI fungerà da ponte tra la ricerca più avanzata e i processi decisionali, producendo valutazioni scientifiche indipendenti e rigorose per orientare le scelte politiche. Il Panel presenterà relazioni annuali in occasione del Dialogo Globale, che si terrà a Ginevra nel luglio 2026 e a New York nel 2027. Nelle prossime settimane il Segretario generale lancerà una call aperta per la selezione dei membri, invitando accademici, esperti e società civile a contribuire a una governance dell’IA “al servizio del bene comune dell’umanità”.
Se a New York si tratta di multilateralismo, a Washington la giornata è stata dominata da toni diversi. Nel corso di una riunione di governo, il presidente Donald Trump ha esaltato i risultati economici degli Stati Uniti e, soprattutto, il presunto sorpasso sulla Cina nella corsa all’intelligenza artificiale. «Ora siamo in testa alla Cina», ha dichiarato, sottolineando la rinascita industriale americana: deficit commerciale dimezzato, prezzi energetici in calo, prospettive di boom per l’automotive entro due anni. Ma Trump ha aggiunto un caveat: «Per mantenere questo standard serve molta elettricità». Da qui la difesa del carbone – “pulito”, nelle sue parole – e il rilancio di 58 nuove centrali, in contrasto con un netto rifiuto alle pale eoliche.
Accanto al discorso presidenziale, la First Lady Melania Trump ha presentato la Presidential Artificial Intelligence Challenge, un’iniziativa rivolta a studenti e insegnanti di tutto il Paese. Obiettivo: fornire conoscenze di base sull’IA alle nuove generazioni. «Fra pochi anni l’intelligenza artificiale sarà il motore trainante di ogni settore economico», ha spiegato. «È importante che l’America guidi il resto del mondo». La competizione mira a stimolare creatività e innovazione, preparando un bacino di talenti in grado di consolidare la leadership tecnologica statunitense.
Dall’altra parte dell’Atlantico, in Europa, il dibattito assume contorni diversi ma non meno urgenti. Intervenendo al Meeting di Rimini, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha lanciato un avvertimento: «Se noi non cambiamo, rischiamo sì di diventare irrilevanti». Metsola ha insistito sulla necessità di rafforzare il mercato unico in settori strategici – energia, finanza, telecomunicazioni, difesa – per colmare il divario tecnologico con Stati Uniti e Cina. «Se non siamo leader, siamo follower. L’Europa deve diventare più agile, veloce e giusta», ha dichiarato, criticando l’eccesso di burocrazia che frena le istituzioni comunitarie. Con un riferimento implicito al confronto globale sull’IA, la presidente ha ribadito: «Non possiamo limitarci a dare lezioni col tono moralista. Dobbiamo agire di più».
La sfida in materia di intelligenza artificiale è ormai il cuore della competizione geopolitica del XXI secolo. Resta da osservare se prevarrà la logica della cooperazione globale o quella della rivalità tra potenze.





