Politica

Riforma Giustizia, non solo carriere, lo scontro è sul grande disegno

06
Agosto 2025
Di Giampiero Cinelli

La riforma della giustizia compie un passo importante: a fine luglio il Senato l’ha approvata in seconda lettura. In autunno il testo tornerà alla Camera, poi passerà nuovamente a Palazzo Madama per l’esame finale. Se il percorso parlamentare si concluderà, potrebbe arrivare alla consultazione popolare con un referendum confermativo nella primavera del 2026, senza la necessità di raggiungere il quorum.

L’elemento centrale della riforma è la separazione delle carriere: giudici e pubblici ministeri dovranno decidere il proprio incarico all’ingresso in magistratura e non sarà più possibile passare da un ruolo all’altro.

Per il governo si tratta di un progresso in termini di civiltà giuridica: sono previsti due Consigli Superiori della Magistratura distinti, una nuova Alta Corte disciplinare e membri scelti sia tramite sorteggio che con elezione.

Le opposizioni contestano il percorso seguito, lamentando un confronto parlamentare insufficiente e paventando rischi per l’autonomia della magistratura.

Nel frattempo, i numeri raccontano le difficoltà del sistema: in Italia un processo civile dura in media oltre sette anni, mentre in altri grandi Paesi europei i tempi si aggirano sui due o tre. Per il penale si parla di cinque o sei anni. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, una riduzione dei tempi processuali potrebbe avere effetti positivi anche sull’economia.

Croce o delizia?
Si tratta quindi di una riforma che spacca l’opinione pubblica: c’è chi la vede come un passo verso una giustizia più giusta ed efficiente e chi, invece, la considera una minaccia agli equilibri costituzionali. Il dibattito, comunque, resterà uno dei temi caldi della politica nei prossimi mesi.

Le ragioni del centrodestra
Della riforma si è parlato nella puntata di Largo Chigi, il format curato da The Watcher Post in onda su Urania Tv. Le posizioni dei due principali schieramenti politici si distinguono prettamente sul tema della separazione delle carriere, un punto che però ha dato modo di chiarire in generale la visione della questione giudiziaria, da parte di ambo le parti. Il Capogruppo di Forza Italia in Commissione Giustizia alla Camera, Davide Bellomo, ha ribadito che la riforma serve essenzialmente a rendere la Giustizia più obiettiva e la figura del giudice più affidabile. Inoltre, per Bellomo una magistratura che rinnovi la sua imparzialità non può che passare appunto dal sorteggio (seppur parziale) dei membri del Csm. Il Capogruppo, ha più volte ribadito che non c’è alcuna norma riscontrabile nel testo, la quale faccia pensare che la separazione netta delle carriere dei magistrati apra a un maggior controllo di essi da parte dell’Esecutivo. Cosa che il governo non vuole e non ha mai dichiarato.

Le obiezioni a sinistra
Ma il dubbio su questo effettivo rischio sta nella mente dell’opposizione. A Largo Chigi Walter Verini (PD), Segretario Commissione Giustizia al Senato, si è interrogato su alcune esternazioni pubbliche del Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, che andrebbero nel senso paventato, chiedendosi allora quale possa essere l’utilità di carriere più vincolate, dal momento che, oggi, è consentito solo un passaggio di funzioni nel proprio arco di servizio. Insomma i magistrati non sono caratterizzati da cambi continui e anzi, secondo Verini, favorire l’alternanza sarebbe benefico per la formazione dei giuristi. Per il Segretario il problema delle correnti è reale, eppure si dovrebbe risolvere con una rigenerazione culturale profonda, non semplicemente cambiando i criteri di selezione (l’elezione resta una pratica volta alla migliore scelta possibile). Peraltro, ha sottolineato, in più del 50% delle volte il Gip respinge l’istanza del Pm, e allora viene meno l’idea che dei Pm troppo mobili esercitino un’influenza eccessiva sull’attività inquirente.

Giustizia e politica
Altro aspetto interessante, sollevato dal senatore Dem, è che proprio nelle fattispecie di esponenti di centrodestra indiziati di reato, il diverso ruolo dei magistrati non è stato determinante. Poiché in un caso, quello di Delmastro, la sua condanna in primo grado per rivelazione di segreto d’ufficio è stata propiziata dalla decisione del Gip, mentre per quanto riguarda Salvini, il Gip non ha ritenuto fondate le accuse del Pm.

Le emergenze
Entrambi gli ospiti hanno poi condiviso il proposito di agire quanto prima per risolvere l’eccessiva durata dei processi e il sovraffollamento delle carceri, anche al di là dei dettami della riforma Nordio. Rispettivamente assumendo di più e digitalizzando, e favorendo misure alternative per detenuti tossicodipendenti, extra-comunitari o con reati minori in subito grado di lavorare. Altro obiettivo considerato è la costruzione di carceri grazie ad accordi da inserire nei programmi di rigenerazione urbana.

La puntata integrale di Largo Chigi