Ambiente
Italia in fiamme: un’estate di incendi che sfidano il futuro del Paese
Di Giampiero Cinelli
L’estate del 2025 si sta rivelando una delle più difficili per l’Italia, colpita da una serie di incendi boschivi che hanno devastato oltre 30.000 ettari di territorio. Dal 1° gennaio al 18 luglio, sono stati registrati ben 653 roghi, un bilancio tragico che ha bruciato una superficie equivalente a più di 43.000 campi da calcio.
L’emergenza è particolarmente acuta nel Sud del Paese, con il 85% delle superfici coinvolte concentrato tra Sicilia, Calabria, Sardegna e Campania. In Sardegna, solo 19 incendi hanno distrutto più di 1.400 ettari, e tra gli episodi più drammatici c’è quello di Villasimius, dove turisti e residenti sono stati costretti a fuggire in mare per sfuggire alle fiamme.
Questa ondata di incendi non è un fenomeno limitato all’Italia: anche in Europa la situazione è grave, con oltre 231.000 ettari andati in fumo fino al 15 luglio, un dato che segna il doppio della media storica. La causa di questa devastazione è un mix letale di caldo estremo, siccità e una gestione forestale inefficace.
L’anno 2025 si sta infatti profilando come uno dei più caldi di sempre. Le alte temperature hanno causato almeno 2.300 morti in tutta Europa, con il 65% dei decessi direttamente attribuibile al cambiamento climatico. Un fenomeno che mette in luce la crescente difficoltà di convivere con un clima che cambia, creando scenari sempre più estremi e imprevedibili.
Nei giorni scorsi la situazione era particolarmente grave in Sardegna, perché sono aumentati i pericoli e i rischi, con fuochi più virulenti. Siccità, alte temperature e venti hanno generato incendi difficili di contrastare. In queste situazioni il fuoco progredisce di diversi metri al secondo e le forze a terra possono solo contenere i danni ed evitare che raggiunga centri abitati e caseggiati. In più c’è anche la complessità del territorio, l’orografia complessa dell’Italia che rende gli interventi difficili, hanno spiegano gli addetti ai lavori
Le reazioni politiche: misure urgenti per contrastare il fuoco
La risposta politica a questa emergenza è arrivata, seppur con qualche ritardo. Salvatore Deidda, Presidente della Commissione Trasporti alla Camera per Fratelli d’Italia, ha dichiarato che, grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), si prevede un aumento della flotta dei canadair, degli elicotteri e dei droni. «Presto aumenterà la flotta dei canadair, degli elicotteri e dei droni. Abbiamo recentemente presentato un piano per l’Aeroporto di Cagliari, ma ci saranno anche interventi riguardanti le basi territoriali dei Vigili del Fuoco», ha sottolineato Deidda. Il politico ha anche evidenziato l’importanza di combattere lo spopolamento attraverso una migliore manutenzione del territorio: «Un bosco non curato può andare più facilmente incontro a incendi se arriva un fulmine».
Deidda ha poi parlato della necessità di potenziare il controllo nelle zone più impervie, come la Macchia Mediterranea, con l’uso di telecamere e sistemi di allarme: «Dobbiamo avere un occhio quanto più ampio, e in questo è fondamentale il supporto delle strutture tecnologiche come quelle fornite da Inwit».
Anche Patty L’Abbate, Deputata M5S e membro della Commissione Ambiente, ha commentato la situazione, parlando della necessità di completare i piani di gestione dei parchi naturali, molti dei quali risultano insufficienti nella prevenzione degli incendi. «Dei parchi naturali solo otto piani sono realmente efficienti. Noi abbiamo 24 parchi e sono proprio loro ad essere più deturpati dagli incendi», ha affermato L’Abbate. La deputata ha sollecitato il governo a concretizzare azioni per la sicurezza, completando e uniformando i piani di gestione: «Vanno tutti portati allo stesso livello, così che questi polmoni verdi creino ossigeno e aria pura per la popolazione».
Inoltre, L’Abbate ha espresso soddisfazione per il cambiamento di rotta del governo sulla politica delle aree montane e delle aree interne: «Sono lieta che il governo stia cambiando passo sulla politica delle aree montane e delle aree interne, bisogna considerarle importanti valorizzando chi se ne occupa».





