Salute
Liste di attesa: il labirinto burocratico che penalizza il cittadino
Di Tonino Aceti
Il tema delle liste di attesa è da tempo al centro del dibattito sul diritto all’assistenza sanitaria in Italia. Le recenti misure – dal Piano nazionale di Governo delle Liste di Attesa al Decreto-Legge convertito in Legge – hanno introdotto strumenti per monitorare e governare i tempi di attesa, ma la realtà quotidiana dei cittadini racconta una storia ben diversa. Una recente rilevazione di Salutequità, condotta nella seconda metà di gennaio 2025, evidenzia una situazione di confusione e disuguaglianza, definendo la pluralità dei “percorsi di tutela” (i cosiddetti percorsi salta code che devono esser organizzati dalle ASL in caso di superamento dei tempi massimi di attesa) come una vera e propria Babele di regole e procedure.
Il panorama attuale: strumenti normativi e disallineamenti
Le normative introdotte negli ultimi anni hanno lo scopo di garantire il rispetto dei tempi massimi per l’erogazione delle prestazioni sanitarie, attribuendo ai CUP (Centri Unici di Prenotazione) un ruolo chiave per la garanzia dell’erogazione della prenotazione nei tempi. Tuttavia, l’assenza di un meccanismo uniforme ha lasciato spazio a una creatività burocratica che, invece di facilitare l’accesso alle cure, ha introdotto iniquità tra le diverse Regioni e ASL. Le regole variano notevolmente da territorio a territorio, rendendo arduo per il cittadino orientarsi in un “ginepraio” normativo e burocratico.
I percorsi di tutela: dalla teoria alla pratica
I cosiddetti “percorsi di tutela” – intesi come meccanismi salta-code per far rispettare i tempi massimi di attesa – rappresentano, in teoria, una garanzia per il cittadino. Tuttavia, come sottolinea da Salutequità, nella pratica tali percorsi restano per lo più “sulla carta”. In molte realtà il cittadino è costretto a farsi carico di una mole insostenibile di pratiche burocratiche, arrivando persino a dover produrre personalmente la documentazione attestante il mancato rispetto dei tempi previsti, una prova quasi impossibile da ottenere in assenza di attestazioni rilasciate dai CUP.
È urgente una norma nazionale più stringente, che preveda automatismi e facilità di accesso ai percorsi di garanzia, garantendo così omogeneità e equità sul territorio. Il nuovo Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa 2025-2027 (di cui circola una bozza) si muove nella giusta direzione, ma necessita di ulteriori miglioramenti per eliminare le fonti di disuguaglianza e inefficacia.
Le difficoltà per il cittadino: informazioni nascoste e pratiche frammentarie
Un ulteriore nodo critico riguarda la comunicazione e la reperibilità delle informazioni. In molte Regioni, l’indicazione esplicita dei percorsi di tutela è assente o nascosta in sezioni poco visibili dei siti istituzionali, come FAQ o guide alla lettura. Il risultato è un quadro estremamente variegato: mentre alcune regioni – come Toscana, Lombardia, Lazio e Veneto – offrono informazioni relativamente chiare, altre realtà, in particolare nel Centro-Sud (ad es. Calabria e Basilicata), si limitano a rimandi generici ad assistenza tecnica per la prenotazione online.
Le diversità non riguardano solo il livello regionale, ma anche quello aziendale: in alcune ASL, il cittadino deve ritirare la prenotazione presso sportelli dedicati, mentre in altre il contatto avviene tramite sistemi telefonici o digitali, con tempi e modalità che variano notevolmente. Inoltre, il rischio di essere coinvolti in un iter burocratico – che può richiedere l’uso di PEC, raccomandate e numerosi contatti telefonici – aumenta il carico amministrativo per il paziente, mettendo a repentaglio il diritto fondamentale all’assistenza in tempi adeguati.





