Politica
Parlate di mafia, non solo il 19 luglio. A Roma il convegno promosso da Fratelli d’Italia
Di Ilaria Donatio
«Parlate di mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene». Le parole di Paolo Borsellino risuonano ancora oggi come un monito necessario. A 33 anni dalla strage di via D’Amelio, in cui persero la vita il magistrato e gli agenti della sua scorta, Roma ospita la quarta edizione dell’iniziativa “Parlate di mafia”, promossa dai gruppi parlamentari di Fratelli d’Italia alla Camera e al Senato, in collaborazione con l’Ufficio Studi del partito.
Il convegno si è svolto nella Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano, in piazza di Pietra, con un focus specifico sul traffico internazionale di droga: tema centrale anche nell’ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia, che lo indica come principale fonte di reddito per le organizzazioni mafiose europee.
Piantedosi: «Abbiamo sequestrato 180 tonnellate di droga»
«Nel dibattito sul decreto Sicurezza è passato inosservato che contiene misure incisive contro la criminalità mafiosa» ha dichiarato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Dall’insediamento dell’attuale governo, ha spiegato, sono state sequestrate circa 180 tonnellate di droga per un valore di 9 miliardi di euro. E ha aggiunto: «La mafia oggi apparentemente sparge meno sangue, ma è molto più insidiosa. Ha cambiato pelle: meno violenza visibile, più narcotraffico e infiltrazione economica. Solo il traffico di stupefacenti vale oltre 17 miliardi l’anno, più del fatturato di un colosso come Leonardo».
Mantovano: «Narcotraffico legato al riciclaggio e alle reti internazionali»
Nel suo intervento, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha posto l’attenzione sulla pericolosa evoluzione del narcotraffico, definendolo «una nuova frontiera del riciclaggio». A rendere ancora più insidioso il fenomeno, ha spiegato, è la crescente diffusione delle droghe sintetiche: «Costano meno, si trasportano più facilmente e hanno effetti psicotropi più potenti». Mantovano ha citato il caso di Hezbollah nella triplice frontiera sudamericana e ha indicato la Cina tra i Paesi coinvolti nella filiera globale del narcotraffico. Ha poi collegato la questione alla geopolitica dei dazi: «Una delle ragioni per cui l’amministrazione Trump ha imposto dazi a Canada, Messico e Cina è anche la scarsa attenzione di questi Paesi al traffico di Fentanyl».
Rocca: «La mafia si insinua dove lo Stato è assente»
A intervenire anche il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, che ha sottolineato l’importanza di mantenere alta la consapevolezza soprattutto tra le nuove generazioni: «La mafia trova spazio dove le istituzioni non sono credibili. Il rigore morale di Borsellino deve essere un esempio per chi amministra la cosa pubblica. C’è sempre la tentazione di dire “che male c’è” – ha detto – ma la mafia si insinua proprio lì, nelle piccole cose».
Colosimo: «La relazione della Commissione Antimafia sarà basata sui fatti»
«La mafia va combattuta nella sua forma attuale» ha affermato Chiara Colosimo, presidente della Commissione Antimafia. «Senza verità storiche sulle stragi, sarà difficile fare pace con la storia di questo Paese. Ma la lotta alla mafia non può basarsi su teoremi: servono riscontri, servono fatti. Questo ci ha insegnato Borsellino».
Rampelli e Meloni: la destra e l’eredità di Borsellino
Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, ha ricordato la partecipazione di Paolo Borsellino a una festa del Fronte della Gioventù, considerata uno spartiacque simbolico: «Da lì, la destra iniziò una lotta a viso aperto contro lo stragismo mafioso». Per Arianna Meloni, responsabile della segreteria politica di FdI, è necessaria una «rivoluzione culturale per combattere la criminalità», a partire dal principio del “follow the money”: «Oggi esportiamo l’antimafia. Abbiamo difeso il carcere ostativo, inasprito le pene e portato il modello Caivano. Ma la sfida più importante resta culturale».
A chiusura del convegno, una delegazione di Fratelli d’Italia ha reso omaggio alla borsa di Paolo Borsellino, esposta eccezionalmente presso la Sala del Transatlantico della Camera dei Deputati. Perché la memoria, se non diventa azione, rischia di restare solo un rituale.





