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Archiviato il 2023 la vera sfida è il 2024, anno elettorale globale

31
Dicembre 2023
Di Piero Tatafiore

E due. Dopo il panettone, scontato, del 2022, Giorgia Meloni ha mangiato il secondo panettone, questo meno scontato. Come personaggio dell’anno ritratto sulla copertina dell’Yearly Book noi di The Watcher Post abbiamo scelto proprio lei, il Presidente del Consiglio nella rappresentazione di Tvboy. Scelta quasi scontata, perché, dopo l’insediamento del governo Meloni sul finire del 2022, il 2023 è stato il vero primo anno di governo, con la prima legge di bilancio meditata e l’inizio di un percorso di riforme importanti, costituzionali e non. Un anno certamente non facile per una serie di motivi esogeni rispetto al governo stesso. Parliamo della guerra in Ucraina o della guerra tra Israele e Palestina; dell’inflazione che nella prima parte dell’anno ha fortemente impattato quasi tutte le economie occidentali; dei tassi di interesse, mai così alti nella storia della BCE, con dieci aumenti consecutivi dei tassi; della morte di Silvio Berlusconi che qualche difficoltà agli equilibri interni del governo ha creato. Un anno che ha visto successi come il PNRR, 4 rate per complessivi 102 miliardi di euro già riconosciuti all’Italia (ma ora bisogna spenderli bene e velocemente, questa una delle sfide del 2024), oppure come il rating delle agenzie dello scorso autunno, scoglio superato di slancio. Ma il 2023 ha visto anche momenti di difficoltà, soprattutto sul fronte dei migranti, con un’impennata negli sbarchi in un settore di grande rilevanza per la maggioranza di centro destra. E qualche difficoltà, soprattutto nella gestazione, il governo l’ha affrontata anche nella legge di bilancio che da queste pagine abbiamo definito “necessitata”, perché stretta tra le difficoltà economiche internazionali, tassi di interesse monstre e un debito pubblico intorno al 145% del PIL. Eppure, ciò che resta al termine del 2023, come sempre, sono i numeri, che non mentono, neanche ai tempi del deepfake. E i numeri dicono di una disoccupazione al 7.6% (ma ad agosto era addirittura del 7.3%); di un export che, nelle previsioni, supererà il dato del 2022, arrivando a 635 miliardi di euro (https://www.thewatcherpost.it/top-news/export-nel-2023-previsioni-in-crescita-nonostante-le-crisi/); di uno spread che da 219 è crollato a 168 nel primo anno completo del governo Meloni. Un’indicazione di fiducia dei mercati, quest’ultimo punto, che fa il paio con la straordinaria performance di Piazza Affari, + 28%, in un anno in cui il rendimento dei Btp, conseguente all’aumento dei tassi, ha reso meno profittevole l’investimento in borsa. Solo luci? Ovviamente no. La mancata approvazione del MES, ad esempio, si inserisce in un quadro di poca chiarezza, col rischio di creare problemi seri nell’anno delle elezioni europee e della scelta della nuova Commissione UE. Ancora oggi non si capisce la reale ragione perché il MES non sia stato sottoscritto. O, ancora, le fibrillazioni per la riforma del premierato che rischia seriamente di essere sottoposta al referendum confermativo, che notoriamente non porta bene al centrodestra. Forse su questo tema il centrosinistra riuscirà ad essere più incisivo di quanto sia stato finora, magari trovando una reale convergenza sul cosiddetto campo largo tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. Determinante, per questo esperimento politico, ma non solo, sarà il 2024, che si prospetta come l’anno della verità per il governo Meloni. L’Italia sarà chiamata molte volte alle urne, iniziando sul finire dell’inverno con l’Abruzzo e poi Basilicata, Piemonte, Sardegna e Umbria, poi 3.700 comuni in tutta Italia, tra cui 27 capoluoghi di provincia di cui 6 capoluoghi di Regione, tra cui Bari, Firenze, Perugia e Cagliari. E il 9 giugno le elezioni europee, dal punto di vista interno fondamentali per stabilire gli equilibri in seno sia alla maggioranza che all’opposizione. E il 2024 sarà un anno record per le elezioni politiche internazionali: oltre che per il Parlamento dell’Europa, si voterà anche in otto dei dieci paesi più popolosi al mondo, cioè Bangladesh, Brasile, India, Indonesia, Messico, Pakistan, Russia e Stati Uniti: in totale il 51% della popolazione mondiale. Una serie di appuntamenti cruciali per gli equilibri internazionali e la politica estera, proprio nell’anno della presidenza italiana del G7, che si terrà in Puglia dal 15 al 17 giugno. A presiederlo Giorgia Meloni, terza donna nella storia del meeting dopo Margaret Thatcher e Angela Merkel.