Lavoro

Lavoro, i giovani e i media

09
Novembre 2023
Di Giampiero Cinelli

La dinamica del lavoro in Italia nei numeri, quelli effettivi, freddi: da qui al 2027 nei vari settori il fabbisogno di lavoratori stimato è di circa 4 milioni di unità, specialmente nel commercio e turismo (757.000 unità), servizi pubblici e privati (567.000 unità), salute (477.000), formazione e cultura (436.000), finanza e consulenza (430.000). I giovani preferiscono settori come media (64%)industria aeronautica (63%), industria automobilistica (62%), servizi postali e attività di corrieri (60%), beni di largo consumo (58%), accessori e componenti auto (57%), comparto elettronico (57%), e-commerce (57%), servizi informatici/web (57%) e settore farmaceutico (56%).

È quello che si attesta in una ricerca di Euromedia Research presentata da Alessandra Ghisleri. Euromedia Research ha anche rielaborato alcuni dati di Unioncamere-Anpal, stimando un fabbisogno lavorativo italiano di 3,8 milioni di unità tra il 2023 e il 2027. Tra queste il 57,4% (circa 2,2 milioni di persone) dovrebbero rientrare nella categoria dei dipendenti privati, il 23,2% (circa 900.000 persone) tra i lavoratori indipendenti e il 19,4% (circa 700.000) tra i dipendenti pubblici.

Ma come andrebbero distribuite queste quasi 4 milioni di persone nel mondo del lavoro? Secondo i dati rielaborati da Euromedia il settore che richiede più personale in assoluto è il terziario (75,9% e necessita quasi 3 milioni di persone). Più distaccato il settore secondario, cioè dell’industria, che attualmente richiede circa 800.000 individui lavoratori (21,2%) e ancora più indietro il settore primario che avvicinerebbe soltanto 100.00 persone (2,9%).

Partendo dal fatto che il settore terziario sarà quello che avrà maggior bisogno di nuova forza lavoro nel prossimo quinquennio, secondo Euromedia Research in Italia tra il 2023 e il 2027 serviranno almeno 1.3 milioni di individui in possesso di una formazione terziaria, ovvero di una laurea o di un diploma di un Istituto Tecnologico Superiore (ITS Academy). La proposta formativa che può dare l’Italia porterà però al massimo a 244.000 lavoratori all’anno nel settore terziario creando una differenza sostanziale tra offerta e fabbisogno.

Sempre sulla scorta delle informazioni raccolte dall’istituto è emerso che i millennials (25-35 anni), già prima del periodo Covid, per il 49,2% davano maggior importanza alla flessibilità dell’orario lavorativo, prediligendo appunto lavori creativi inerenti alla comunicazione e alla creazione di contenuti, una tendenza che era stata colta anche da studi fatti in anni scorsi da differenti enti. Si tratta di occupazioni che si possono in effetti annoverare nel terziario, ma che non confluirebbero, stando ad analisi più metodiche come quella di Euromedia, in un bacino di domanda sufficientemente ampio rispetto all’offerta.