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L’Italia e il nucleare, il 21 settembre una riunione ad hoc

04
Settembre 2023
Di Giampiero Cinelli

Sul nucleare l’Italia non può rimanere indietro, l’attuale governo ne è convinto e inizia a mettere le basi per lo sviluppo di soluzioni nazionali, moderne, sicure. La meta da tutti auspicata è quella del nucleare di quinta generazione, che utilizza la fusione dell’atomo. Il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin non nega che il tempo minimo possa essere di dieci anni per avere in funzione un reattore del genere. Intanto una delle “prime pietre” è la riunione della Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile”, che avrà luogo il 21 settembre e coinvolgerà anche le imprese. Il coordinamento è affidato al Ministero dell’Ambiente, a Rse (Ricerca sul sistema energetico) e ad Enea.

Pichetto Fratin ha spiegato che l’attenzione è rivolta anche al nucleare di quarta generazione, che riguarda invece la fissione, ma con reattori molto piccoli e più sicuri. Nella piattaforma di confronto sono coinvolti tutti gli attori del settore, con le loro varie competenze, inclusi gli specialisti della radioprotezione e della gestione delle scorie. Nel nuovo corso dell’energia nucleare ci sarà stretta cooperazione internazionale con la messa a punto di accordi energetici. Il piano di sviluppo prevede anche nuova linfa circa lo studio scientifico, con il rilancio delle facoltà universitarie utili allo scopo energetico. Gli obiettivi, infatti, ha ribadito Pichetto Fratin, sono solo civili.

Sul piano politico, in merito agli sforzi per riportare il nucleare in Italia, l’attuale esecutivo potrebbe riuscire a strappare anche il consenso di parte dell’opposizione. Carlo Calenda ha già fatto sapere di essere abbastanza allineato col governo sulla questione nucleare a differenza invece del versante del gas. Ma Montecitorio il 9 maggio aveva già approvato una mozione che impegnava il governo a sfruttare tutte le possibilità per agevolare la transizione energetica. Un proposito che è stato fatto proprio anche dall’Unione Europea, che nella nuova tassonomia ha votato l’energia nucleare come non inquinante.

Questo è uno di quei casi in cui l’aspirazione italiana e quella più generalmente europea convergono, ecco perché è difficile pensare che l’impegno profuso non sarà massimo per un futuro diverso sulle politiche di approvigionamento. Ma argomenti così complessi generano anche attrito politico e diffidenza nella popolazione. Ecco perché già si parla di campagne informative basate di oggettività e rigore scientifico.