Economia

Gli altri eroi del Covid19: gli imprenditori

04
Agosto 2020
Di Piero Tatafiore

A leggere i dati economici di tutte le economie del mondo c’è da tremare. A leggere le trimestrali della maggior parte delle aziende del mondo c’è da piangere. AirbnB licenzia il 25% dei suoi dipendenti (1.900 su 7500) e il fatturato 2020 sarà meno della metà di quello 2019. Inditex, la holding spagnola dell’abbigliamento che raggruppa marchi come Zara, Oysho, Pull and Bear, ha annunciato la chiusura di 1200 negozi nel mondo e una trimestrale con 409 milioni di perdite, con un-51% secco di fatturato a maggio. Starbucks ha annunciato la chiusura di 400 negozi tra USA e Canada. Trenitalia col lockdown ha perso 10 milioni di euro al giorno solo di biglietti (che rappresentano anche un notevole flusso di cassa), prevedendo una perdita a fine anno di 2 miliardi di euro rispetto al 2019 e un ritorno ai livelli pre Covid solo nel 2022. Questi sono solo alcuni esempi di come l’economia italiana e mondiale siano pesantemente impattate dal Covid-19, e se guardiamo ai singoli paesi le cose vanno anche peggio. L’Italia ha fatto registrare un -12.4% del Pil nel secondo trimestre dell’anno, la Francia -13.8%, la Spagna -18.5%, tutti livelli da dopoguerra. Il PIL italiano è tornato al 1995. Gli USA fanno anche peggio: -32.9%. In questo quadro drammatico che, per ora, sembra non giovarsi degli stanziamenti governativi (quelli europei ancora non sono arrivati), scopriamo dalle pagine del Corriere della Sera la storia della battaglia solitaria di Salvatore D’Urso, dirigente dell’Assessorato all’energia della Regione Sicilia che, avendo 560 milioni di euro di fondi comunitari da distribuire, ha pensato che fossero ossigeno in questo momento di difficoltà e ha cercato i collaboratori con cui istruire le pratiche. Ma non ha trovato nessuno, perché, dopo mesi di lockdown, erano tutti in ferie. Così ha chiesto di bloccare le ferie fino a dopo ferragosto, per reagire all’emergenza. Ma i sindacati in una nota hanno risposto che “il diritto alle ferie annuali è ispirato da ragioni che traggono origine dall’esigenza di tutela dell’integrità fisica e dello stato di salute (art. 32 della Costituzione italiana) comprensivo anche di quello afferente alla sfera psicologica, tra le altre cose messa a dura prova in un periodo contrassegnato dall’attuale emergenza sanitaria.” Tradotto, i dipendenti stressati da 4 mesi di (non) lavoro a casa necessitano non di riprendere a lavorare, ma di farsi le vacanze, perché le ferie sono un diritto costituzionale e, a causa del lockdown sono pure un’esigenza psicologica. Forse perché, come diceva Johnny Stecchino, Palermo ha un grande problema che tutti conoscono, quello per cui è tristemente nota in tutto il mondo: “il caldo”. L’incredibile caso italiano (perché non ci si stupisca dell’ostilità dei paesi frugali: la Sicilia è Italia) segna in modo netto ed evidente la totale asimmetria tra pubblico e privato, col pubblico che si può permettere di stizzirsi per la richiesta di ridurre le ferie pasquali per i docenti e il privato che non conosce né sabato né domenica.

In questa fase, oltre ovviamente ai medici e paramedici, i veri eroi sono gli imprenditori, soprattutto i piccoli e medi, che si sono fatti in quattro per garantire lo stipendio e il posto di lavoro ai propri dipendenti, destreggiandosi tra fisco vorace e norme contraddittorie. Sarebbe bello chiedersi quali esigenze psicologiche hanno gli imprenditori, ma sarebbe inutile: non risponderebbero perché sono giustamente impegnati a reagire. Nessuno riconosce alcun merito agli imprenditori, forse perché la retorica, e, come insegnano i sindacati siciliani, anche la Costituzione, tutelano il lavoro pubblico, lasciando al lavoro privato solo l’onere di pagare le tasse. Eppure l’articolo 1 della Costituzione afferma l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro. Ma forse i sindacati hanno frainteso, fondata sul lavoro privato, che il pubblico c’ha bisogno delle ferie.