Politica

Se è in questione la fiducia

28
Ottobre 2022
Di Alessandro Caruso

Sebbene il Governo e il Parlamento siano nella consueta fase di assestamento istituzionale e ancora non siano state composte le commissioni, la maggioranza in questi giorni ha già dato una chiara evidenza di alcuni suoi orientamenti programmatici, con alcune proposte che non hanno mancato di innescare un acceso dibattito. A cominciare dall’innalzamento della soglia del contante dalle attuali 2mila euro a 10mila euro, fino alla stretta delle navi delle Ong e all’approccio più liberal nei confronti del Covid. Ma il dibattito, il più notiziabile, è quello che è avvenuto fuori dalle Camere (impegnate a discutere e votare la fiducia), nel paese reale, quello che si è articolato tra i talk show e che ha avuto uno dei suoi momenti di massima veemenza espressiva negli scontri della Sapienza, un triste epilogo risultato essenzialmente di una difficoltà di dialettica serena. 

La parola chiave di questo dibattito è stata spesso “delegittimazione”. Il paese in questo momento è diviso ideologicamente in due fazioni molto distanti, rimaste silenti negli ultimi anni dominati dalla tecnocrazia e tornate a confrontarsi in un clima di radicale rinnovamento politico-culturale al governo. Nulla di così pericoloso, in fondo, in un contesto di sana, distesa e democratica alternanza. Ma in molti frangenti è emersa una rabbia di sottofondo che ha ispirato tante uscite poco eleganti e talvolta inopportune. Si è attaccata la Meloni per un suo presunto “machismo”, si è tornati a invocare gli spettri del fascismo per criticare le sue dottrine politiche di provenienza, addirittura Enrico Letta ha lanciato un monito rievocando i fatti di Sarzana del 1921 (quando fu sventata dalla popolazione una prima marcia fascista che voleva prendere il governo della città). Tutte manifestazioni di una sostanziale diffidenza nei confronti della coalizione di maggioranza, guidata per la prima volta da un partito dichiaratamente di destra. 

La questione è tutta sulla fiducia. Non quella formale, ma quella sostanziale. Si può essere distanti e in disaccordo in politica, ma sempre fidandosi del vincolo al sistema democratico a cui sono sottoposte tutte le forze politiche.

Dall’alto della sua sapienza costituzionale, anche il professore Sabino Cassese in un’intervista alla Stampa lo ha ricordato: “Nel discorso della Meloni ci sono state non soltanto la distanza dal fascismo, ma anche chiare indicazioni relative a libertà e democrazia”. E ha aggiunto: “Sarebbe bene che l’opposizione si liberasse del punto di vista fascismo-antifascismo, giudicando il governo per quello che propone e per quello che fa”.  

Da una testata di matrice conservatrice come La Verità, un politico progressista come Piero Fassino ha aggiunto: «La Meloni è cresciuta nella politica e crede nella politica. Questo secondo me rappresenta un valore». 

Il valore della fiducia, in fondo, è un termometro della democrazia.