Politica

I ‘paracadutisti’ del centrodestra sono tutti ‘sbarcati’. I ‘casi’ di una regione ‘grande’ (la Sardegna) e due ‘piccole’ (Basilicata e Molise)

25
Agosto 2022
Di Ettore Maria Colombo

I ‘paracadutisti’ sono calati e invaso il Sud

Ogni giorno, scorrendo le liste elettorali di tutti i partiti, se ne scopre uno nuovo. E, oggettivamente, i loro nomi fanno impressione. Ma se il Pd ha dato la – abituale – pessima prova di sé, pure il centrodestra, in fatto di paracadutati, non scherza per niente. Solo che, sapendo fare meglio – e all’oscuro dei media e pure dei social – il proprio lavoro, si son letti e conosciuti meno, creando, cioè, minor scandalo e pubblico ludibrio. Ma, lo vedremo ci sono eccome e, come sempre, hanno causato l’indignazione e le ire dei territori.

Tra gli ultimi a sollevare le indignazioni locali, Marcello Pera, e pure l’oculista della Meloni (sic) nella rocciosa Sardegna. Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, e il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, nel piccolo – e misconosciuto – Molise. La presidente del Senato, Elisabetta Casellati, in terra di Lucania, gente altrettanto fiera e indomita quanto i sardi e i molisani, ecco.

Tornando al Pd, ci sono la veneta Furlan in Sicilia e la lombarda Camusso in Campania (povera Campania! La Camusso non la voleva proprio nessuno, nel Pd, dalla Toscana in su…). O del collegio di Afragola-Secondigliano che, sempre il Pd, ha ‘gentilmente’ offerto a Di Maio, che altrimenti mancava il seggio, anche se, in quel collegio, neppure è detto che mai lo avrà. Solo il ‘povero’ Nicola Fratoianni, che era stato ‘paracadutato’ nel collegio della Camera di Pisa, è stato ‘ritirato’ dal generale al comando (Letta) e, ora, si accontenterà di capeggiare le liste dei ‘cocomeri (Verdi-SI) nel listino proporzionale, ma solo perché i pisani – che in casa c’hanno la Folgore, paracadutisti compresi – si sono rivoltati e hanno rivoluto il loro candidato di collegio, il professor Stefano Ceccanti, costituzionalista Pd.

La nobile tecnica del paracadutismo in Politica

Ma se dei ‘paracadutati’ – o, meglio ancora, dei ‘paracadutisti’, in quanto parte attiva nell’azione – che sono stati infilati in collegi ‘blindati’ e ‘sicuri’ (per quanto possano esserlo, dato che ci si basa su previsioni e sondaggi, più o meno seri), e da parte di tutti i principali partiti e coalizioni, è stato detto molto, del centrodestra s’è detto meno.

Il ‘vizietto’ – comune, va detto, a tutti i partiti – è di assicurare posti blindati ai loro leader, ai big, ai colonnelli e alle personalità della ‘società civile’. I quali, non avendo voti in natura, non è proprio concepibile che debbano ‘sudare’ per conquistarsi un seggio. Ma anche a ‘famigli’ di dubbio gusto. Certo, le proteste dei ‘famosi’ territori si sono sentite alte e gli strepiti sono arrivati fino a Roma, ma se conta qualcosa quando a protestare è una regione ‘grande’, quando lo fa una, invece, ‘piccola’ o lontana, insulare, se ne sa molto meno.

E se, nel Pd, dove i ‘territori’ qualcosa ancora contano, almeno in teoria, hanno protestato molto e, a volte, con qualche piccolo successo, nel centrodestra, tranne le proteste degli ‘esclusi’, perdura il silenzio. “L’ordine regna a Varsavia”.

Ma anche dentro FI e persino dentro il Terzo polo e il M5s (molto meno, invece, nella Lega e zero in FdI, tranne per casi, eclatanti, in Sardegna), i lai e i pianti inconsolabili degli esclusi e/o degli ‘scavalcati’ dagli assai più fortunelli imposti (dall’alto, cioè dal ‘Nazionale’, la solita ‘Roma’), hanno creato ‘il caso’. Vediamone i principali.

Il ‘paracadutato’ Pera e la ‘rivolta’ dei sardi…

Ma chi glielo doveva dire, al ‘povero’ Marcello Pera (classe 1943, lucchese doc, filosofo di rango cattolicissimo, uno che dialogava a tu per tu con papa Benedetto XVI, ma pure liberale, già quattro legislature alle spalle, presidente del Senato dal 2001 al 2006) di sentirsi dare del ‘paracadutato’.

Candidato, alle prossime politiche, nelle liste di Fratelli d’Italia, dopo una vita passata dentro FI, in un collegio uninominale del Nord Sardegna (Sassari e Gallura), ovviamente al Senato. I sardi, la notizia, l’hanno presa malissimo. Ora, al netto di come sono fatti i sardi (scontrosi e tignosi di loro), non a caso detti ‘isolani’, ben più dei siculi, in effetti il ‘paracadutato’ Pera, in Sardegna, ha provocato forti malumori, e non solo nel locale centrodestra, ma in generale. E, dato che la storia è una brutta bestia e che i sardi ‘non dimenticano’ ecco che ha preso subito a girare, via Whats’App, un video che ricorda un epico scontro tra Pera e un sardo d’eccezione, amatissimo, nella sua isola, Francesco Cossiga, più di Enrico Berlinguer.

Lo scontro epico tra Pera e Francesco Cossiga

Correva l’anno 1998 quando l’ex presidente della Repubblica aveva fondato l’Udr in appoggio al governo D’Alema (seguito alla caduta del governo Prodi I). Pera, allora forzista e, dunque, all’opposizione, fu così sventurato dall’accusare Cossiga di “abigeato (furto di capi di bestiame, ndr.) parlamentare”, dato che l’Udr – nota come “gli straccioni di Valmy” era zeppa di transfughi di altri partiti che ‘stampellavano’ il governo.

Cossiga, fumantino come era, rispose, con la solita perfidia, che “via me attacca la Sardegna” (l’abigeato è un tipico ‘caso di scuola’, nell’isola) e disse, non pago: “Pera è il classico cognome, derivante da oggetto inanimato, per i figli di NN”.

Oggi, al netto delle ironie, la storiella ‘gira’, sui cellulari, di mezza Sardegna, specie di area centrodestra, specie Lega, che la competizione interna con FdI, come si sa, è assai spietata, e la dice lunga su quanto i sardi abbiano mandato giù la candidatura di Pera. Il quale, per ‘fortuna’ della Meloni (e sua), è stato anche infilato come capolista bloccato in Campania 1, al Senato, dove, a questo punto, è più facile venga eletto. Un brutto, pur se locale, danno d’immagine per FdI, che, però, in Sardegna intigna, coi ‘paracadutati’.

Tra i paracadutati di FdI, l’oculista di Meloni

La Meloni, infatti, ha imposto anche il suo oculista personale (sic), sardo solo alla lontana, e un’altra ‘fratella d’Italia’ che, però, è ligure.

FdI ha messo in lista la deputata ligure Paola Frassinetti, alla Camera, ma dietro Salvatore Deidda, uscente. La rielezione di Deidda è certa, la Frassinetti invece potrebbe farcela. Soprattutto, però, ma nel collegio plurinominale del Senato, dietro la capolista, la coordinatrice regionale Antonella Zedda, in corsa anche nel collegio uninominale del Sud Sardegna al secondo posto, c’è l’oculista romano, seppure di origine sarda, Giovannino Satta. Il quale dovrebbe riuscire ad approdare a Palazzo Madama perché Zedda, vincendo, accetterà l’elezione nel maggioritario. Il quale Satta è, appunto, l’oculista della Meloni.

In rimonta il ‘patto’ di ferro tra Psd’Az e Lega

Anche qui, ironie a iosa, indignazione (dei sardi) e vento in poppa per i competitor interni. Più che Forza Italia, quotata tra l’8 e il 10%, pur se, un tempo, forte, in regione, per la ormai ‘storica’ alleanza tra il partito sardista e regionalista, il Partito sardo d’Azione e la Lega di Salvini. Guidato e ‘ri-fondato’ (a destra: il Psd’Az aveva una lunga e storica tradizione di militanza nella sinistra dell’arco costituzionale, dato che venne fondato dall’ardito del Popolo, combattente, e socialista, Emilio Lussu, fieramente antifascista) dal suo attuale governatore, Christian Solinas. Alla somma di Lega e Psd’Az, che si presentano con liste comuni, ma simboli separati, può arridere un buon 13-15% dei voti, a un passo dal probabile 18-20% di FdI, che godrà di certo dell’onda nazionale, ma più ‘bassa’ che altrove.

Segretario del Ps’Az dal 2015, ex senatore e, dal 2019, governatore dell’isola (dopo vittoria schiacciante contro il Pd), Solinas ha stretto, da anni, un patto di ‘unità d’azione’ con… la Lega e il suo governo è pure discretamente apprezzato. In buona sostanza, stante i sondaggi, sull’isola non ce n’è per nessun altro: il centrodestra ambisce a prendere almeno 10 parlamentari sui 16, in totale, che esprimerà la Sardegna. I ‘resti’ (3/4 seggi) andranno al centrosinistra, con un Pd rassegnato, alla sconfitta, oltre che percorso da antichi odi e rancori, che però potrebbe farne tre o quattro, tra Camera e Senato. Tra questi ci sarà, di sicuro, il braccio destro di Letta, Marco Meloni (sardo), mentre alla costituzionalista Carla Bassu (sarda, brava, giovane) è stato dato un collegio assai difficile, quello di Sassari, alla Camera. Briciole, infine, al M5s che ne potrebbe portare a casa uno/due, di seggi (uno per Ettore Licheri e uno per Alessandra Todde, a loro volta sardissimi), anche se, alle Politiche 2018, fece il botto di voti e di eletti, ma che ora è lontanissimo dalle percentuali di allora. Insomma, la Sardegna come fu, ai tempi, ‘feudo’ dei Savoia, oggi lo è della Lega (e del governatore Solinas). A tal punto che persino FdI di Meloni, qui, non sfonda e anche per colpa di candidature assai ‘sbagliate’.

In ogni caso, la Sardegna, che pure elegge, è vero, ben 11 deputati (7 nei listini bloccati e 4 nei collegi uninominali) e ben 5 senatori (3 nei collegi plurinominali e solo 2 nei collegi), vedrà solo ‘posti in piedi’ (5/6 su 16), per tutti quelli che non si chiamano, cioè, FdI-Lega/Psd’Az-FI.

Il Molise ‘non esiste’, almeno a occhi di Roma. Le candidature dei paracadutati Lotito e Cesa

Fare i ‘conti’, in Molise, invece, è facilissimo. Il ‘povero’ Molise – il quale è meglio noto, da anni, per lo slogan (antipatico) ‘il Molise non esiste’, manda in Parlamento solo due deputati (uno nel collegio e uno nei listini) e due senatori (idem). L’en plein del centrodestra è garantito al limone.

Il centrosinistra non toccherà palla, figurarsi gli altri (M5s, Terzo Polo, altre liste). In pratica, il Molise ‘funziona’ come un vero maggioritario ‘all’inglese’. Il ‘primo che vince’ prende tutto. E, dati tutti i sondaggi, quel primo è il centrodestra. Ecco perché, ‘a Roma’, hanno pensato bene di ‘regalare’ collegi blindatissimi a due loro pezzi da novanta. Il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, candidato nel collegio uninominale della Camera, e il presidente della Lazio, Claudio Lotito (ieri azzurro oltre che biancoceleste, ora quota Lega), che è stato candidato nell’uninominale al Senato e che aspira, anche legittimamente, a ‘riottenere’ il seggio che gli fu ‘scippato’ per conteggi sbagliati nel 2018 (seguirono infiniti, ma inutili, ricorsi).

Eppure, nel centrodestra, i molisani ci sono…

Inutili, oltre che ‘deboli’, le proteste, che pure ci sono state, dei ‘territori’ locali del centrodestra. I molisani, per quanto fieri e orgogliosi, sono decisamente pochi, di numero, e dunque la protesta vale poco. Resterebbero ‘liberi’, in teoria, gli altri due seggi, uno proporzionale Camera e uno uguale al Senato ma, anche su quelli, il loro destino è già segnato. Andranno il primo al capolista di FdI, Filoteo Di Sandro, coordinatore regionale, e il secondo a Michele Marone, coordinatore regionale leghista. Almeno, sono tutti e due molisani doc, l’isernino Di Sandro e il termolese Marone, ecco.

Nessuna speranza, invece, per la deputata uscente Annalisa Tartaglione che, pur capolista di FI in regione, deprivata di ‘paracadute’, non ce la farà, pare che la ‘fidanzata’ ufficiale di Berlusconi, Marta Fascina, non la ‘veda’ di buon occhio.

Il centrosinistra, che candida anche la giovane Caterina Cerroni, molisana e leader dei GD dem, ma che si presa un bel ‘paracadute’ (nel Lazio), non toccherà palla. Men che meno il M5s, che non ha alcuna speranza, in regione. E pure il Terzo Polo. Dove, però, si spera nel famoso ‘effetto flipper’. Infatti, un po’ per scaramanzia e un po’ perché è brava, ha messo, come capolista, la deputata uscente, Giuseppina Occhionero. La quale, nel 2018, risultò eletta, in Molise (ai tempi militava, pero, in LeU, poi è passata in Iv), proprio grazie al flipper che, pur facendo il ‘peggior’ risultato di lista nazionale, la favorì. Solo che, a questo giro, il flipper se lo è già ‘accattato’ il centrodestra, e non ci sono santi.

Casellati impacchettata e spedita in Lucania

Vanno male le cose pure in Basilicata: elegge 4 deputati (tre nei listini e uno solo in un collegio) e 3 senatori (due nei listini e uno solo nel collegio). Anche qui, la vittoria del centrodestra è e sarà indubitabile. Non a caso, non riuscendo a trovar posto a un ‘big’ come la presidente del Senato, Elisabetta Casellati (scippata del suo seggio veneto dalla capogruppo al Senato, Annamaria Bernini, che – guarda caso – faceva lei le liste), Berlusconi ha pensato bene di spedirla in terra di Lucania. Dove, però, ha letteralmente fatto fuori, scatenando una vera e propria rivolta lucana, uno bravo come Giuseppe Moles. Il quale, oltre che lucano e senatore uscente, liberal azzurro, nonché storico allievo di Antonio Martino, è anche l’attuale sottosegretario all’Editoria, uno che, al mondo dei giornali, ha portato solo soldi e vantaggi. Uno, insomma, che era da premiare… Anche in Basilicata, a occhio, in ogni caso, il centrodestra farà l’en plein e, al centrosinistra, lascerà solo le briciole. Forse uno/due deputati. Tra cui, nel Pd, Enzo Amendola, catapultato qui dopo essere stato, in prima istanza, ‘fatto fuori’, ma solo ‘grazie’ all’indegna figura pubblica rimediata dal giovane ‘pulcino’ di Letta, Raffaele La Regina, di cui si sono scoperti post antisemiti e che, alla fine, ha rinunciato alla candidatura. E, forse, un senatore. Ma anche qui sub judice. Sia perché i 5Stelle potrebbero risalire nei consensi, sia perché Azione-Iv ha fatto, in calcio d’angolo, un’acquisto d’eccezione. Marcello Pittella, ex governatore lucano, che, insieme al fratello, l’ex eurodeputato e senatore uscente, Gianni Pittella, è passato, armi e bagagli, dal Pd a Renzi-Calenda.

Non prenderanno, quasi sicuramente, un seggio, ma ne faranno perdere, di sicuro, uno/due al Pd. Perché, se è vero che i ‘paracadutisti’ sono calati pure dentro il centrodestra, è anche pur vero che, la ‘battaglia’ finale, quella delle urne, la vincerà la destra e non la sinistra o, tantomeno, gli altri. Il che vuol dire che, soprattutto in regioni ‘piccole’ come la Basilicata e il Molise, ma anche altre, e soprattutto al Senato, non ce ne sarà per nessun (altro). I seggi saranno tutti appannaggio loro.