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Usa 2024: – 360, Manchin lascia, maggioranza democratici a rischio in Senato

10
Novembre 2023
Di Giampiero Gramaglia

Una settimana sulle montagne russe per i democratici in vista di Usa 2024: martedì, hanno vinto, persino in modo insperato, elezioni suppletive in Virginia e nel Kentucky, Stati tendenzialmente repubblicani, e referendum nel segno del diritto all’aborto, in particolare nell’Ohio; ieri, hanno visto messa a repentaglio la loro maggioranza al Senato, per la decisione del senatore della West Virginia Joe Manchin III di non ricandidarsi.

E, intanto, i sondaggi suonano allarmi a ripetizione per la ri-candidatura a presidente di Joe Biden, che non convince neppure gli elettori democratici, per la sua età e per il suo operato – manca, però, al momento, un’alternativa -. Dal canto suo, il probabile candidato repubblicano, l’ex presidente Donald Trump, va forte nei sondaggi, ma attende a breve l’esito del processo in corso a New York per i comportamenti fraudolenti della sua holding, la Trump Organization.

Trump ha deposto lunedì scorso, dopo i suoi figli e co-imputati Donald Jr ed Eric. Poi, ha deposto Ivanka, la figlia prediletta, che non è imputata. Pur avendo, di fatto, trasformato la sua deposizione in un comizio elettorale, il magnate ha fatto ammissioni che compromettono la sua posizione: rischia una multa pesante e l’estromissione dalle attività imprenditoriali a New York.

La decisione del senatore Manchin, un democratico che spesso nel voto s’allinea ai repubblicani, offre ai repubblicani, che in West Virginia sono netta maggioranza, l’occasione di conquistare un seggio al Senato, dove la maggioranza democratica è risicatissima (51 seggi a 49). Il loro candidato è forte: Jim Justice, l’attuale governatore; e non avrebbe praticamente rivali, perché Manchin gode d’una popolarità personale che va ben al di là dell’impatto nello Stato del partito democratico.

Ma c’è un altro aspetto preoccupante: la decisione di Manchin di lasciare il Senato, dove è dal 2010, a fine mandato potrebbe preludere all’annuncio di una sua candidatura alla Casa Bianca come indipendente. Manchin non avrebbe speranze di spuntarla, ma lui così come l’altro candidato indipendente già dichiaratosi, Robert F. Kennedy jr. possono sottrarre voti al candidato democratico – e, in realtà, anche a quello repubblicano -.

Intanto, alla Camera, dove i repubblicani sono maggioranza, va avanti l’istruttoria del caso d’impeachment avviato nei confronti del presidente Biden: c’è il sospetto che abbia favorito affari di suoi familiari all’estero, specie in Cina e in Ucraina, ma anche in Russia, Kazakhstan e Romania.

La commissione della Camera che se ne occupa ha ora chiamato a testimoniare il figlio e il fratello del presidente, Hunter e James. I repubblicani si basano su informazioni, la cui fonte non è chiara, secondo cui membri della famiglia Biden avrebbero complessivamente ricevuto oltre 24 milioni di dollari da stranieri nell’arco di cinque anni. I Biden negano la circostanza.

Un’ombra, intanto, cala sul voto del 2024: c’è un esodo di funzionari locali addetti alle elezioni, preoccupati dall’ondata di minacce ricevute o di interferenze nel loro lavoro innescate dalla tesi, rivelatasi falsa, che le elezioni del 2020 sarebbero state ‘rubate’ a Trump. In 11 Stati dell’Ovest dell’Unione, riferisce la Cnn, che cita uno studio di una ong, Issue One, oltre 160 responsabili elettorali locali hanno lasciato il loro incarico negli ultimi tre anni. E così, in alcune contee, l’anzianità media degli addetti a organizzare le operazioni di voto è scesa da otto anni a uno: risultato, collaterale, della campagna di menzogne di Trump un aumento dei rischi non di frode, ma di errore.